Ospite a QdS Pausa Caffè, condotto da Luigi Ansaloni con l'opinionista Giovanni Pizzo, è Massimo Midiri, candidato rettore all'Università di Palermo
Ospite di QdS Pausa Caffè, condotto da Luigi Ansaloni con l’opinionista Giovanni Pizzo, è Massimo Midiri, candidato rettore all’Università di Palermo. Una discussione sulla sua visione dell’università intesa come comunità e su quello che sarà l’Ateneo nel suo programma fino al 2027.
“Non bisogna leggere la vicenda come una partita tra due ex rettori è limitativo. Io non sono il protetto di Lagalla come il mio avversario non è il protetto di un altro rettore. Sono amico di Lagalla ma come collega con il quale ho passato 30 anni – dice Midiri -. Con Vitale c’è un confronto leale tra due amici, qui non ci si scontra ma ci si confronta. C’è stata una chiave polemica tra i due ex rettori ma sono fatti loro. Bisogna recuperare la laicità del rettore nei confronti della politica, sì al dialogo ma voglio avere una discontinuità con Micari. Ho posto un problema di pregiudizio: non ero contrario alla sua candidatura come persona, ma se si sceglie quella strada poi non si può tornare indietro. Non ci si può candidare e poi tornare a fare il rettore come nulla fosse, insomma”.
Per quanto riguarda la candidatura e il programma: “Da dove nasce ComUnipà? Dai numerosi incontri di queste settimane che abbiamo ancora una volta riscontrato il forte sentimento di orgoglio e senso di appartenenza di tutti i componenti della Comunità Accademica palermitana, accompagnati dalla volontà di mettere a disposizione le proprie competenze e sensibilità per il raggiungimento di nuovi obiettivi e traguardi – dice Midiri -. Il contesto attuale vede importanti segni di miglioramento dell’Ateneo, frutto del lavoro collettivo e della fatica quotidiana di ciascun componente della nostra comunità. Dagli incontri è inoltre emersa la convinzione che il potenziale dall’Università di Palermo non sia ancora completamente espresso e che vi siano quindi ampi margini di miglioramento, in grado di dare all’Ateneo il ruolo e la reputazione, anche internazionale, che meriterebbe”.