Sequestro da 20 milioni a imprenditore di Misterbianco

70 immobili e quote societarie: sequestro da 20 milioni a imprenditore di Misterbianco

70 immobili e quote societarie: sequestro da 20 milioni a imprenditore di Misterbianco

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venerdì 29 Aprile 2022

Le fiamme gialle hanno sequestrato beni e immobili per un totale di 20 milioni di euro all'imprenditore di Misterbianco residente a Rimini e attivo nel settore delle costruzioni e lavorazione metalli

Un sequestro di beni e immobili per un totale di 20 milioni di euro. Un patrimonio costruito, secondo il Tribunale di Catania, attraverso estorsioni, usura ed evasioni fiscali. E’ questo l’ammontare del provvedimento di sequestro che la Guardia di finanza di Catania, con il supporto dello Scico e del Comando provinciale delle Fiamme Gialle di Bologna, ha eseguito nei confronti di Salvatore Randone imprenditore originario di Misterbianco, nel catanese, e residente a Rimini, attivo principalmente nel settore delle costruzioni e nella lavorazione dei metalli.

Provvedimento di sequestro

Le Fiamme Gialle hanno eseguito un provvedimento di sequestro in materia di prevenzione antimafia emesso dal Tribunale etneo, secondo il quale Randone costituisce “l’esempio di un imprenditore che ha fondato un percorso di accumulo patrimoniale interamente illecito, basato, in particolare, sulle attività usurarie ed estorsive, oltre che sull’evasione fiscale“.

Tra gli immobili, 4 ville e una con piscina

Oggetto del sequestro sono stati 70 immobili nelle province di Catania e Bologna, tra cui quattro ville a Misterbianco, di cui una con piscina; le quote societarie di 10 società operanti in provincia di Catania e Bologna e attive nei settori della costruzione di edifici, mediazione immobiliare, facchinaggio e movimentazione delle merci; dodici automezzi.

Sequestrate anche disponibilità finanziarie (rapporti di conto corrente e polizze pegni) di Randone, dei suoi famigliari e delle società. Il Tribunale di Bologna nell’agosto dello scorso anno aveva disposto il sequestro dell’intero patrimonio di Randone. Successivamente aveva dichiarato la propria incompetenza territoriale e trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica etnea. Le investigazioni hanno consentito di evidenziare la ritenuta pericolosità sociale di Randone, che dal 1991 al 2016 è risultato essere sottoposto a indagini per tentativo di omicidio, usura ed estorsione, in un caso anche aggravata dal metodo mafioso, e per reati tributari. Evidenziata anche una presunta sproporzione tra il profilo reddituale del suo nucleo familiare e il complesso societario a lui riconducibile.

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