Migranti: resta sequestrata a Pozzallo la nave Open Arms - QdS

Migranti: resta sequestrata a Pozzallo la nave Open Arms

Migranti: resta sequestrata a Pozzallo la nave Open Arms

martedì 27 Marzo 2018

Dure le parole del provvedimento del Gip Sarpietro: "Per gli indagati solo i porti italiani, e quelli siciliani in particolare, rappresentano l'obiettivo da raggiungere, nella quasi certezza che i porti spagnoli e quelli di diversi altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, non siano così aperti come quelli nostri". Niente associazione a delinquere ma solo immigrazione clandestina. Camps, fondatore di Proactiva, si difende a Bruxelles

Resta sequestrata la nave della Ong spagnola Proactiva Open Arms, ormeggiata nel porto di Pozzallo dal 18 marzo scorso dopo il salvataggio di 215 migranti.
 
Lo ha deciso il gip di Catania Nunzio Sarpietro che ha accolto la richiesta della procura distrettuale etnea. Secondo il giudice, però, non sussiste il reato di associazione per delinquere ma soltanto quello di immigrazione clandestina.
 
Gli atti sono stati trasferiti alla Procura di Ragusa.
 
Intanto a Bruxelles Oscar Camps, il fondatore della ong Proactiva Open Arms, ha parlato davanti al Parlamento europeo affermando: "Dal 2016 è in atto una campagna di persecuzione e di criminalizzazione nei confronti delle ong che operano nel Mediterraneo. Nel 2016 c’erano undici navi che operavano nel corridoio centrale del Mediterraneo, nel 2017 sono scese a nove e adesso nel 2018, c’è solo una nave che opera".
Secondo la Procura distrettuale di Catania, la Proactiva Open Arms non obbedì all’indicazione di lasciare l’intervento di recupero alla marina libica e non rispettò neppure le disposizioni dei comandi delle capitanerie di porto della Spagna e di Roma di chiedere di potere sbarcare a Malta, nelle cui acque si erano trovati per permettere il salvataggio di un neonato di tre mesi e della madre.
Secondo i Pm di Catania "il loro vero obiettivo era di sbarcare in Italia", disattendendo tutte le indicazioni date.
"È stato impossibile – ha spiegato Camps – consegnare i migranti ai libici, perché i migranti non volevano salire sulle loro barche e dopo una discussione di due ore e mezza con i libici alla fine hanno deciso di andare via".
 
Il fondatore della ong ha poi precisato di avere ricevuto l’autorizzazione di dirigersi a nord verso l’Italia e "quando siamo stati autorizzati a sbarcare a Pozzallo, la situazione si è complicata. Ci è stato detto che dovevamo incontrare le forze dell’ordine e la polizia e siamo stati sentiti prima come testimoni e poi formalmente accusati per il reato di associazione per delinquere e traffico di immigrazione clandestina e se condannati rischiamo fino a 15 anni di prigione oltre al pagamento di una multa. Questo è un altro evento della strategia che mira alla criminalizzazione delle ong nel Mediterraneo".
 
Nella sua trasferta a Bruxelles il fondatore della ong Proactiva Open Arms incontrerà europarlamentari per spiegare le sue ragioni e difendere l’operato della sua organizzazione precisando che "continueremo il nostro lavoro in mare per salvare vite seguendo il codice di condotta".
 
Nel decreto di convalida del sequestro della nave il Gip di Catania scrive che gli indagati "hanno manifestato la precisa volontà di portare i migranti solo nel territorio dello Stato Italiano e, in particolare, in Sicilia, disattendendo volutamente tutte le indicazioni e disposizioni impartite dalle autorità superiori, preposte alla direzione delle operazioni di salvataggio". Sarpietro aggiunge che "l’attività di trasporto dei migranti e cittadini extracomunitari svolta, rappresenta un segmento concretamente decisivo per consentire ai predetti l’illegale ingresso nel territorio dello Stato Italiano".
 
"I dati fattuali parlano chiaro e dimostrano – prosegue il gip – come lo stesso comandante della Motonave Open Arms, nonostante le indicazioni impartitegli, non abbia voluto mai prendere contatti con le autorità maltesi in base a una sua autonoma considerazione, che invece occorreva verificare in concreto, circa la indisponibilità delle dette autorità ad accogliere i migranti".
"In realtà, queste sue considerazione – aggiunge – e tutta la condotta degli inquisiti tradiscono la loro vera finalità, che è quella di portare i migranti dalla Libia in Italia ad ogni costo; al punto tale che, almeno per quanto risulta dagli atti, non vi è stata alcuna richiesta alle autorità maltesi per effettuare un tentativo di raggiungere in tempi più rapidi un POS nell’Isola dei Cavalieri, disobbedendo non solo alle disposizioni impartite dallo stesso Stato spagnolo, ma anche dalle autorità italiane".
 
"Dimostrandosi con ciò – spiega – che per gli indagati solo i porti italiani, e quelli siciliani in particolare, rappresentano l’obiettivo da raggiungere; un approdo, cioè, cui tutti i migranti ambiscono di arrivare, nella quasi certezza che i porti spagnoli e quelli di diversi altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, non siano così aperti come quelli nostri".

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