Impianti a rischio, nuove regole per le ispezioni in Sicilia - QdS

Impianti a rischio, nuove regole per le ispezioni in Sicilia

Impianti a rischio, nuove regole per le ispezioni in Sicilia

martedì 19 Marzo 2019

Pubblicato sulla Gurs il Piano regionale 2019/21 che regola i controlli negli stabilimenti dove si usano sostanze pericolose. Arpa: tra il 1999 e il 2017 nell’Isola sono stati censiti 112 incidenti rilevanti come roghi o gravi esplosioni

PALERMO – Sulla Gurs di venerdì scorso è arrivato il decreto del 26 febbraio scorso, relativo al piano regionale delle ispezioni del triennio 2019-2021 per gli impianti a rischio di incidente rilevante (Rir), in particolare per quelli definiti di “soglia inferiore”, cioè in cui sono presenti quantità inferiori di sostanze pericolose rispetto all’altra tipologia degli stabilimenti di “soglia superiore”.
 
A definire questo compito è l’articolo 7 del d. lgs. n.105/2015 che, con riferimento agli stabilimenti di “soglia inferiore”, attribuisce alle Regioni, o ad altri soggetti da esse designati, il compito, appunto, di predisporre e adottare il Piano regionale delle ispezioni, svolgere le ispezioni ordinarie e straordinarie nell’ambito di una programmazione annuale, adottare i provvedimenti discendenti dagli esiti delle ispezioni e disciplinare le modalità contabili relative al versamento delle tariffe per le ispezioni di competenza regionale.
 
Al di fuori del Programma delle ispezioni, potranno essere disposte, si legge all’articolo 1 del decreto regionale, delle ispezioni “straordinarie”, con oneri a carico dei gestori, allo scopo di “indagare con la massima tempestività, in caso di denunce gravi, incidenti gravi e quasi incidenti”, nonché in caso di mancato rispetto degli obblighi di riferimento del decreto legislativo. A effettuare le ispezioni saranno le Commissione del personale della Regione siciliana o dell’Arpa, personale dei Vigili del fuoco o dell’Inail, sulla base di quanto prevedono le convenzioni sottoscritte dal dipartimento regionale dell’Energia.
 
Non è un pericolo da sottovalutare, soprattutto nell’ambito delle conseguenze delle attività antropiche. L’Ispra definisce il rischio “chimico-industriale” come caratterizzato dalla presenza delle cosiddette industrie a rischio di incidente rilevante. Di base si considerano i tre conosciuti poli siciliani del settore – Gela (in fase di riqualificazione con la green refinery), Priolo Gargallo e Milazzo – ai quali si aggiunge un’altra sessantina di impianti, che costituisce circa il 6% del totale nazionale (elaborazione su dati Arpa). Andando più in dettaglio, l’ultimo aggiornamento ne ha rilevati 67 di cui 35 detti sotto soglia e i restanti 32 stabilimenti sopra soglia.
 
Controlli necessari per valutare la sicurezza, anche in caso di incidenti. Tra il 1999 e il 2017, secondo l’ultimo annuario dei dati ambientali dell’Arpa Sicilia, sono stati censiti 112 incidenti nell’Isola. A spiegare cos’è un incidente rilevante ci pensa direttamente la norma di riferimento: per il D.Lgs. n. 105/2015, è “un evento quale un’emissione, un incendio o un’esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati che si verificano durante l’attività di uno stabilimento soggetto al presente Decreto e che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana o per l’ambiente, all’interno o all’esterno dello stabilimento, e in cui intervengano una o più sostanze pericolose”.
 
In linea generale, per definire le attività di controllo e monitoraggio esistono normative nazionali e comunitarie. A partire dalla prima direttiva Seveso, poi aggiornata, che risale all’inizio degli anni Ottanta ed è stata recepita in Italia nel 1988. Un’operazione necessaria per fissare una serie di categorizzazioni sulla base dei quantitativi di materiali tossici stoccati e prodotti, così da definire adempimenti atti a prevenire il verificarsi di incidenti industriali che potrebbero avere ricadute anche sulla popolazione che vive nelle vicinanze.

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