Il documento Onu impegna i Paesi aderenti a raggiungere l’uguaglianza e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze. Fatti passi avanti, ma non sono ancora sufficienti
L’Agenda 2030 è un programma costituito da 17 obiettivi, firmato da 193 paesi membri dell’Onu nel 2015. Lo scopo principale è quello di garantire un futuro migliore e più sostenibile per tutti con iniziative utili alla salvaguardia del pianeta e del benessere globale. Uno degli ostacoli dello sviluppo è la disparità di genere. Da qui la necessità di includerlo fra gli obiettivi da raggiungere. L’obiettivo 5 promuove la parità di opportunità tra donne e uomini nello sviluppo economico, l’eliminazione di tutte le forme di violenza nei confronti di donne e ragazze e l’uguaglianza di diritti a tutti i livelli di partecipazione.
Da sempre la donna è stata vista come una figura inferiore a quella maschile, dedita solo alle faccende domestiche. Con l’evoluzione della società anche il ruolo della donna si è evoluto di conseguenza. La voglia di rivendicazione da parte della figura femminile è testimoniata per esempio dalle “suffragette”, che inneggiavano il loro slogan “Fatti non parole” con lo scopo di raggiungere l’uguaglianza politica.
Oggi la donna gode di una maggiore libertà e consapevolezza, nonché di una considerazione maggiore ma il pregiudizio continua ad esistere e a pervadere la nostra società. Questi pregiudizi sono ancora radicati: un uomo che inizia una discussione vuole difendere le sue idee, mentre una donna che fa lo stesso è solamente nervosa; un uomo che ha molte ragazze è considerato un “Don Giovanni”, una donna circondata da uomini è solamente una poco di buono; una ragazza che piange ha bisogno di aiuto, un uomo che piange è solamente debole. Questi sono solo alcuni degli esempi di come la comunità sia ancora legata ai valori del patriarcato e del maschilismo.
La disuguaglianza tra i generi è anche accentuata dal disinteresse della politica che mette in secondo piano questo tema. Basti pensare al mondo del lavoro. Secondo uno studio datato gennaio 2022, condotto da AlmaLaurea, “a cinque anni dalla laurea, gli uomini percepiscono, in media, circa il 20% in più rispetto alle donne, a parità di titolo”. Allo stesso modo è impensabile che una donna, in quanto tale, non debba essere assunta o sia costretta a subire discriminazione. È necessario garantire un lavoro dignitoso e rispettoso a tutti, indipendetemente dal sesso.
Andando oltre lo scenario italiano, abbiamo di fronte una ancor più triste realtà. Ci sono luoghi dove, ancora oggi, vigono consuetudini che nel nostro paese sarebbero impensabili. Il fenomeno delle spose bambine, il matrimonio combinato, donne sfruttate, private dell’istruzione o messe a tacere…donne che non vengono viste come persone, ma come oggetti.
Al fine di raggiungere l’obiettivo 5, l’invito è quello di cambiare prospettiva, non considerare una persona in base al sesso, al genere, alla provenienza, all’orientamento sessuale, politico o religioso ma in quanto essere umano con le sue idee, le sue ambizioni, i suoi sogni, le sue capacità e i suoi ideali, valori che nessuno ha il diritto di affossare.
Marika Agostino 1B TEC
Isabel Cairone 1B TEC
Luca Vincenzo 1B TEC
Mirko Capizzi 1B TEC
Serena Curatola 1B TEC
Alex Lembo 2A IT
I.I.S.S. “Benedetto Radice” – Bronte