Un romanzo storico, un giallo, una sorta di lettera d’amore a Venezia, ai suoi riti e alle sue tradizioni
Un romanzo storico, un giallo, una sorta di lettera d’amore a Venezia, ai suoi riti e alle sue tradizioni. Questo è “Il Signore di Notte – Un giallo nella Venezia del 1605”, primo libro di Gustavo Vitali, milanese e storico addetto stampa della Fivl (Associazione nazionale italiana volo libero, parapendio e deltaplano). Una fatica letteraria, la sua, che svela quelle che sono le sue altre passioni, pur tanto distanti dall’esplorazione del cielo: la storia e Venezia.
Il titolo richiama esplicitamente ai “Signori di Notte”, una delle numerose magistrature dell’antica Serenissima Repubblica di Venezia. Alcuni dei personaggi, il protagonista in primis, sono realmente esistiti al tempo della vicenda, che è invece di pura fantasia, come lo sono i loro tratti caratteriali e le loro azioni descritte nel racconto. Di conseguenza la trama, che si dipana lungo un imprecisato numero di giorni nel corso del 1605, si è adeguata ai rispettivi ruoli e tempi nella vita reale.
Una caratteristica del giallo è rappresentata dalle aggiunte di notizie che descrivono la società veneziana all’alba del XVII secolo, che raccontano episodi storici, aneddoti, curiosità, leggende, perfino fiabe. Lo fanno talvolta in modo dissacratorio, spassoso, sempre con un linguaggio crudo. Tuttavia sono divagazioni durante le quali i protagonisti restano sempre presenti con i rispettivi pregi e difetti, certezze e titubanze. Sono divagazioni che non intendono affatto interrompere la narrazione. Al contrario, lo scopo è quello di incuriosire il lettore su come vivevano e cosa pensavano i veneziani del tempo, contestualizzare il romanzo nel periodo e arricchire il racconto.
Il Signore di Notte del titolo è Francesco Barbarigo, aristocratico di una delle più antiche famiglie della Repubblica Serenissima, quelle tramandate alla storia come “casati patrizi”. Un personaggio dotato di una buona dose di spocchia e dall’orgoglio smisurato, goffo e pasticcione come investigatore e inadeguato al ruolo. Un personaggio dal carattere controverso, che le vicende dolorose del passato spingono a decisioni inopportune e talvolta perfino bizzarre. Un insicuro anche quando lascia trapelare certezze che non ha affatto.
Come accennato, il giallo prende avvio il 16 aprile 1605 con il ritrovamento del corpo di un nobile decaduto, un assassinio su cui si ostina a volere far luce il Barbarigo sebbene, come magistrato, neppure toccherebbe a lui farsi carico delle indagini sul campo, ma ai sottoposti dei Signori di Notte, guardie e graduati che svolgono le funzioni di polizia con ben altra dimestichezza. Privo di qualunque esperienza, fin dalle prime battute si muove a casaccio sullo sfondo di una Venezia che ha appena lasciato l’apogeo dello splendore del secolo precedente senza ottenere altro che cantonate. Incappa in vergognose disavventure e pure in uno strambo amore per una donna della quale nulla ha capito. Cosicché avrà presto occasione di pentirsi della scelta imprudente e imboccata con un’arroganza pari solo alla sua superficialità, una strada della quale non ha affatto valutato rischi e pericoli e dove non mancano gli agguati.
La conclusione del giallo sarà tutt’altro che scontata, compresa la resurrezione del protagonista come uomo che si apre a intendere diversamente la vita.