Servono 50 miliardi di euro in 10 anni per riparare tutti i “buchi” dell’acqua - QdS

Servono 50 miliardi di euro in 10 anni per riparare tutti i “buchi” dell’acqua

Servono 50 miliardi di euro in 10 anni per riparare tutti i “buchi” dell’acqua

martedì 05 Settembre 2023

A Cernobbio presentati i risultati di uno studio realizzato da The European House-Ambrosetti con A2A. Mazzoncini: “Investimenti per la salvaguardia del ciclo idrico e della produzione idroelettrica”

CERNOBBIO (Co) – Durante la quarantanovesima edizione del Forum “Lo Scenario di oggi e di domani per le strategie competitive,” tenutosi a Villa d’Este a Cernobbio (Co), i dirigenti di A2A e The European House – Ambrosetti hanno presentato i risultati di uno studio completo dedicato al ciclo dell’acqua in Italia. Il report ha messo in evidenza una crescente emergenza idrica nel paese e ha delineato le azioni e gli investimenti necessari per affrontarla.

L’incontro è stato aperto dall’analisi di Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A, che ha introdotto il tema dichiarando: “Lo shock del 2022 è stato tremendo. Siamo il secondo operatore idroelettrico d’Italia e analizzando il tema dell’acqua da tutti i punti di vista possiamo dire che lo scorso è stato un anno disastroso per l’idroelettrico. Nel 2022, cinque regioni italiane hanno dichiarato l’emergenza idrica, e la produzione idroelettrica è scesa del 40%, raggiungendo il livello più basso degli ultimi 60 anni”.

“Sono necessari circa 50 miliardi di investimenti in 10 anni per la salvaguardia del ciclo idrico e della produzione di energia idroelettrica e l’azione congiunta di istituzioni, industria, cittadini – ha proseguito Mazzoncini -. A2A, come Life Company, è pronta ad essere protagonista responsabile di un fronte comune a tutela della risorsa idrica. La circolarità può essere la risposta migliore per la mitigazione degli effetti del climate change: riuso, riduzione e recupero possono rimettere in circolo 9,5 miliardi di mc di acqua, più di quanto perso nel 2022 a causa della siccità. Inoltre, un miglior utilizzo di accumuli e centrali idroelettriche potrebbe generare 12,5 TWh l’anno di energia pulita, più dei consumi domestici annuali di tutta la Lombardia, un contributo essenziale per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione”.

Lo studio ha ribadito quanto l’acqua sia una risorsa fondamentale per l’Italia, un paese storicamente povero di materie prime. “Questo bene primario svolge un ruolo chiave in una vasta gamma di settori civili, dall’agricoltura all’energia, sostenendo il 18% del Pil nazionale attraverso le filiere che ne fanno uso. L’Italia sta affrontando una crisi idrica senza precedenti, con una diminuzione significativa delle risorse idriche naturali”.

Lorenzo Tavazzi, partner di The European House-Ambrosetti, ha sottolineato l’importanza di investire strategicamente per affrontare la crisi climatica. “L’Italia ha bisogno di affrontare i colli di bottiglia nel ciclo idrico, dalla raccolta alla depurazione – ha spiegato -, da notare inoltre come la tariffa idrica nazionale sia inferiore del 30% rispetto al resto d’Europa. Questo ha conseguenze dirette sulla capacità di investimento nel settore, investimenti che sono più bassi a danno dallo stesso mantenimento delle infrastrutture,e dunque favoriscono un aumento del rischio di dispersione dell’acqua. Investimenti sulle infrastrutture e la valorizzazione dell’acqua come bene sono necessari per garantire la resilienza contro i cambiamenti climatici”.

Un altro punto emerso durante la presentazione è la scarsa consapevolezza italiana sul consumo d’acqua. “In Italia, siamo il primo paese in Europa per il consumo di acqua in bottiglia e il secondo per i prelievi pro capite – ha evidenziato Mazzoncini -. Questo indica una mancanza di consapevolezza sulla quantità di acqua utilizzata e una correlazione tra tariffe basse e infrastrutture poco performanti”

Il cuore del report sottolinea l’importanza di investire nell’idroelettrico, che è identificato come la principale fonte di energia rinnovabile in Italia, ma la mancanza d’acqua nei bacini minaccia la produzione. È essenziale adattare gli impianti per far fronte a queste sfide. “Nel 2022 l’accesso all’acqua si è ridotto e ha molto penalizzato il blocco Sud. Un cittadino su tre ha subito il razionamento dell’acqua e cinque regioni del Nord, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Lombardia e Veneto sono entrate in stato di emergenza. Sono andati persi 36 miliardi di metri cubi di risorse idriche naturali, pari a sessantavolte il Trasimeno o una volta il Lago Maggiore. Si è ridotta anche l’acqua consumabile, di 7.1 miliardi di metri cubi. È come se non si più potesse utilizzare l’acqua necessaria ad irrigare tutta la superficie agricola del Lazio”.

Tavazzi ha chiuso l’appuntamento ricordando alcune soluzioni ottimistiche e sottolineando la possibilità di investire nel ciclo idrico ed idroelettrico e provare a recuperare il gap. “C’è il potenziale di riduzione delle perdite idriche in Italia, attualmente al quarto posto in Europa per questo aspetto, proprio sviluppando gli acquedotti per ridurre le perdite. Tuttavia dobbiamo correggere la capacità di recupero dell’acqua meteorica, pari al solo 11 per cento, o dell’acqua da depurazione (un milione e mezzo di italiani dispongono di acqua depurata) e avviare il riuso per scopri agricoli e industriali. Nei prossimi 10 anni potremmo provare a recuperare l’acqua persa grazie agli investimenti programmati sull’idroelettrico da 32 milioni di euro. Affrontare la crisi climatica richiederà anche una visione strategica e un impegno significativo da parte delle istituzioni e dell’industria – ha spiegato Tavazzi – per garantire la disponibilità di acqua pulita e risorse sostenibili per il futuro”.

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