Per motivi di sicurezza, nei primi anni ‘80, quando Falcone istruiva il cosiddetto processo Spatola, atto d’accusa al re del contrabbando, Borsellino indagava sull’omicidio del capitano Basile e la mafia uccideva il giudice Rocco Chinnici, i due magistrati vennero trasferiti in un’ala blindata del palazzo che venne chiamata “bunkerino”.
Le stanze si trovano nel piano ammezzato del Tribunale e grazie al contributo di magistrati e personale amministrativo sono state “ricostruite” con gli oggetti dell’epoca: dalla macchina da scrivere usata dai giudici fino all’apparecchiatura della videosorveglianza.
Su una scrivania si possono vedere ancora le fotocopie degli assegni sequestrati da Falcone durante un’inchiesta e atti giudiziari. Alla cerimonia di inaugurazione del museo della memoria hanno partecipato il presidente della giunta dell’Anm Matteo Frasca, il presidente della corte d’appello Gioacchino Natoli, la sorella di Falcone, Maria, il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, il prefetto Antonella De Miro, il procuratore generale Roberto Scarpinato, il comandante provinciale dei carabinieri Giuseppe De Riggi, il questore Guido Longo e numerosi magistrati palermitani.