Al centro dell’indagine, condotta dal pm Piero Padova, c’era l’affidamento diretto del servizio informatico, assegnato senza passare dunque per una gara, alla Ett. Sembra cadere, dunque, la tesi che la dirigente avrebbe favorito la Ett per un presunto rapporto di lavoro della figlia con la società.
La ragazza, infatti, avrebbe avuto solo un co.co.pro di un mese e non con la azienda scelta dalla madre, ma con una ditta che faceva parte di una Associazione Temporanea di Impresea cui apparteneva anche la Ett. La scelta della azienda, poi, sarebbe stata consentita dalla legge che permette l’affidamento diretto in presenza di servizi che richiedono particolari competenze: la Ett aveva già predisposto un sistema di software per la Regione e l’affidamento a una terza società sarebbe stato antieconomico.