Molti di tali obiettori hanno fatto osservazioni in buona fede, ma tanti altri erano in malafede perché difendevano gli interessi privati che ci sono stati, e ci sono ancora, dietro i salvataggi delle Ong.
Non è un caso che la maggior parte dei traghettati sia stato portato nei porti italiani da tali organizzazioni. Come mai erano sempre puntuali agli appuntamenti dentro e fuori dalle acque territoriali libiche? E, altra domanda: con quali fonti tutte quelle navi circolavano per il Mediterraneo con costi di carburante, personale, sussistenza, manutenzione ed altri, elevatissimi? Chi ha finanziato queste Ong e chi l’ha fatto, quali interessi aveva?
Tutte domande contenute dentro il Vaso di Pandora che il coraggioso Procuratore di Catania, pur sapendo di attirarsi i rai fulminei della cosiddetta Opinione pubblica benpensante, ha tratto il dado. E aveva ragione!
Qualche critico ha detto che i procuratori devono aprire i fascicoli quando hanno indizi o prove seri, ma se si fossero comportati in questo modo, Falcone e Borsellino non avrebbero mai individuato le organizzazioni mafiose. Infatti, all’inizio di un’indagine seria vi sono sempre intuizioni serie.
Ora, il Procuratore capo di Trapani, Alfredo Morvillo, ha aperto una vera e propria inchiesta perché possiede indizi probanti e forse anche prove, di colloqui fra alcune organizzazioni Ong e trafficanti, per cui comincia ad emergere la verità su questo indegno traffico che ha fatto migliaia di morti che giacciono nei fondali del Mediterraneo.
E intanto, per questa operazione che ormai dura da anni, lo Stato ha speso oltre dieci miliardi (basta andare a controllare i Def 2015, 2016 e 2017), favorendo con queste elargizioni cooperative, associazioni private e religiose, enti del Terzo settore che sotto il volontariato nascondono il business, e tanti altri.
L’invasione degli immigrati senza controllo ha sollevato l’indignazione dell’Opinione pubblica italiana ed europea, a cui ha dato un contributo notevole il M5s. Per conseguenza, Renzi, che è un animale politico, ha fiutato il cambio di direzione del vento, ed è esploso in una frase significativa: “Aiutiamoli a casa loro”.
Da questo cambio di direzione, ne è scaturita la forte e meritoria azione del bravo ministro, Marco Minniti, il quale ha approntato il Codice delle Ong e le ha costrette (quasi tutte) a firmarlo, negando l’accesso ai nostri porti a quelle che ritenevano di poter fare con i soldi dei contribuenti italiani tutto quello che volevano.
Anche la Chiesa ha comunicato che l’azione umanitaria deve essere improntata a regole civili, evitando il caos che c’è stato in questi ultimi anni.
Il fatto è che nel mese di luglio l’invasione è crollata del 51%, anche per l’ottimo accordo fatto dal Governo con quello ufficiale di Tripoli, con l’invio di due mezzi navali italiani nei porti libici in funzione di addestramento della marineria locale e con il compito di riparare e mettere in esercizio i natanti libici.
I comandanti degli stessi natanti hanno avuto disposizioni di impedire le partenze dalla Libia, anche con avvertimenti convincenti.
Resta il fatto di decine di migliaia di poveretti ammassati nei campi libici. è lì che l’Onu deve intervenire con immediatezza, per portare un urgente sollievo e per stabilire un minimo di ordine in collaborazione con le autorità libiche, perché tutti coloro che sono fuggiti dall’Africa per questioni di povertà e non di guerre, ritornino nei loro Paesi.
Proprio in quei Paesi ancora poveri deve intervenire la comunità internazionale con investimenti, formazione nei mestieri,avviando il lungo e faticoso processo di civilizzazione e di crescita che ha sperimentato l’Italia del Dopoguerra sulla pelle dei propri cittadini.