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Contatti Ong-trafficanti. “Il codice non basta”

redazione

Contatti Ong-trafficanti. “Il codice non basta”

venerdì 04 Agosto 2017

Ma l’indagine su Iuventa è aperta. Cartosio: “Hanno agito per motivi umanitari”

TRAPANI – Resta a Trapani l’indagine della Procura sui presunti contatti tra scafisti libici e l’equipaggio della nave Iuventa sequestrata dall’autorità giudiziaria a Lampedusa e di proprietà della ong tedesca Jugend Rettet. Gli investigatori hanno preso alcuni computer che si trovavano sulla nave. Verranno esaminati dagli inquirenti tutti gli strumenti di bordo che “raccontano” i movimenti dell’unità impegnata nel soccorso dei migranti. Intanto l’Unione europea si schiera con le autorità italiane: “Sappiamo dell’incidente ma non abbiamo dettagli se sia il risultato del Codice di condotta per le ong o altro. Abbiamo fiducia nelle autorità italiane” ha commentato il portavoce della Commissione europea Mina Andreeva.
Sulle ong “serve una legge, non un futile codice di condotta. Noi ne abbiamo depositata una mesi fa, e prevede proprio la presenza di Polizia giudiziaria a bordo delle navi delle organizzazioni umanitarie. Il Partito democratico ha i numeri per farla votare subito. Se serve, riapriamo il Parlamento ad agosto e approviamola”. A chiederlo è il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5s).
“Mi dispiace – ha detto il commissario europeo per la Migrazione e gli Affari interni Dimitris Avramopoulos – che alcune ong abbiano scelto di non firmare il Codice di condotta. Dobbiamo lavorare tutti assieme per smantellare il business dei trafficanti. Per questo chiedo a tutte le ong di aderire all’iniziativa. Più ampia sarà la scala del nostro lavoro comune, migliori saranno i risultati sul terreno”.
Per l’indagine gli inquirenti, su input di due ex operatori di “Save the children”, poi assunti dall’agenzia “Imi security service”, avrebbero accertato almeno tre casi in cui alcuni componenti dell’equipaggio della nave Iuventa, non ancora identificati, avrebbero avuto contatti con trafficanti di migranti libici. I migranti sarebbero stati trasbordati sulla nave della ong scortati dai libici.
“La più temeraria era sicuramente la Iuventa che, da quello che ho potuto vedere sul radar, arrivava anche a 13 miglia dalle coste libiche, circostanza anche pericolosa. La Iuventa, che è un’imbarcazione piccola e vetusta, fungeva da ‘piattaforma’ ed era sempre necessario l’intervento di una nave più grande sulla quale trasbordare i migranti soccorsi dal piccolo natante…”, racconta ai pm uno dei testimoni che rivela anche che i gommoni usati dai trafficanti venivano restituiti agli scafisti.
“Ci sono gravi indizi di colpevolezza – ha detto il procuratore Ambrogio Cartosio – e poi ricorre il caso in cui la legislazione speciale prevede la confisca del mezzo che interviene in caso di condanna dei proprietari e questo ci impone di ricorrere al sequestro preventivo accettato dal Gip”. Mentre quest’ultimo parla di vero e proprio “rendez vous tra trafficanti e Iuventa”. Gli episodi contestati risalgono al 18 e 26 giugno e al 10 settembre. “Ma ve ne sono anche altri – ha spiegato il magistrato – che contribuiscono a sostenere che questa condotta sia abituale”. La responsabilità degli illeciti sarebbe individuale. Non ci sarebbero cioè legami tra i trafficanti e la Ong: infatti non è stata contestata l’associazione a delinquere.
“E comunque – ha precisato Cartosio – le persone coinvolte non hanno agito per denaro”. Che la vicenda avrebbe suscitato clamore, la Procura lo prevedeva. “La delicatezza dell’indagine, gli intricati risvolti giuridici e rilevanza sociale – ha precisato il procuratore – ci induce a dare all’opinione pubblica informazioni il più possibile formali e corrette. Sulla nave si sono alternati diversi equipaggi – ha concluso – e al momento non pare abbiano percepito compensi. La mia personale convinzione è che il motivo della condotta dell’equipaggio sia umanitario”.

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