Ispettorato del lavoro di Messina: la priorità è potenziare gli uffici - QdS

Ispettorato del lavoro di Messina: la priorità è potenziare gli uffici

Ispettorato del lavoro di Messina: la priorità è potenziare gli uffici

giovedì 04 Luglio 2024

Intervista del QdS a Enrico Zaccone, dirigente dell’Itl messinese. Riflettori sulla necessità di rafforzare l’organico: “Pochi gli ispettori, numero troppo esiguo per un territorio così vasto”

MESSINA – Enrico Zaccone, architetto, è da due anni dirigente dell’Ispettorato territoriale del lavoro di Messina. Entrato in Regione con il concorso del 1986, ha lavorato al Genio civile come dirigente tecnico, alla Soprintendenza per 30 anni, quindi all’Ersu, per poi approdare nel 2022, con atto di interpello, all’Ispettorato.

Zaccone, insieme al funzionario Angelo D’Antoni e agli ispettori Ippolito Ferreri, responsabile del contenzioso, e Giovanni Musicò, responsabile posizione organizzativa per la vigilanza, racconta al QdS le difficoltà di gestire un Ufficio che può contare su pochissimi ispettori che si devono occupare di un territorio di 108 Comuni e assolvere ad una miriade di incombenze. Sulla sicurezza sul lavoro c’è un’attenzione particolare per il numero di incidenti anche gravi che le cronache raccontano, ma non sembra esserci altrettanto impegno per rafforzare gli uffici territoriali e superare le incongruenze tra Inl e Regione sicilia. Facendo un calcolo, con gli ispettori in organico, un’azienda può avere un ispezione solo ogni 18 anni.

Sono arrivati gli ispettori che vi erano stati promessi?
“Si, ma sono in forza all’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl), che in Sicilia non ha competenze. Sono stati mandati 6 ispettori dell’Inl in aiuto al Nucleo carabinieri che è integrato a noi. I protocolli di intesa tra Inl e Regione, perfezionati in un primo tempo, sono stati poi sospesi. Il nostro organico è fatto da 65 persone di cui 12 funzionari e 10 ispettori, ma non tutti vanno fuori in missione, perché impegnati in altro. Gli operativi sono solo 7, più i carabinieri, e i 6 ispettori Inl che, in virtù di un accordo, affiancano il Nil (Nucleo ispettorato del lavoro). Loro dovrebbero stare presso sedi Inps o Inail, invece li stiamo ospitando noi, ma non li gestiamo noi. Non fanno attività autonoma, non sono tecnici, escono in affiancamento”.

Non è paradossale?
“Dipende dall’autonomia siciliana, è da qui che nascono le incongruenze, abbiamo circolari Inl che dobbiamo seguire ma che devono essere recepite prima dal Dipartimento regionale. Non è stata chiusa la convenzione con l’Ispettorato nazionale del lavoro, che prima, invece, sembrava pronta per la firma. Noi dipendiamo dalla Regione, i Carabinieri, invece, con il Nil e i 6 ispettori Inl, dallo Stato”.

Se l’Inl ha competenze fino a Reggio e sui sei ispettori non avete giurisdizione, che tipo di supporto vi possono dare?
“Non ce ne facciamo nulla o poco. Non li gestisco io, il report me lo danno i carabinieri”.

Che tipo di arretrato avete?
“Paradossalmente, da quando sono qui abbiamo ridotto l’arretrato di due anni, stiamo esaminando il 2023. Pur avendo meno ispettori, abbiamo recuperato però la situazione critica che vive l’Ufficio, non è sanabile con questo numero di ispettori, troppo esiguo per un territorio così vasto”.

Perché su 65 solo 7 vanno in missione?
“Anche la parte amministrativa è importane. Il contenzioso rappresenta la parte maggiore del tempo lavorativo di questo ufficio che deve svolgere una persona competente, un ispettore. Per ogni multa che facciamo c’è un ricorso. Le pratiche dei controlli degli altri Enti inoltre (Inail, Inps, Cc, GdF ) confluiscono qui. Ci sono le collaborazioni congiunte con forze dell’ordine ed Enti. Dopo i sopralluoghi di controllo, il verbale unico finale arriva qui e può fare scaturire tutta una serie di procedimenti che seguiamo noi, solo che noi siamo sempre meno, mentre gli altri assumono”.

Quanti ispettori ci vorrebbero?
“In un territorio con 108 comuni almeno 30/40, si parla di 300 in tutta la Sicilia. Si è pensato di risolvere aumentando le sanzioni invece di incrementare gli ispettori. Ci vuole più controllo per aumentare i livelli di sicurezza. Abbiamo poi strumenti obsoleti, appena arrivato ho dovuto aggiornare il mio Pc a mie spese; non disponiamo di licenza per Office, nelle ispezioni dovremmo avere un portatile o un tablet con stampante, c’è la nuova piattaforma per i verbali sul posto, ma prima dobbiamo produrre in cartaceo e poi passare su word, e se non c’è un ufficio a cui appoggiarci con fotocopiatrice dobbiamo usare la carta carbone per fare la copia da lasciare all’azienda.

Sono previsti concorsi?
Ci stanno pensando. Degli assunti nel 1986 molti sono andati in pensione, altri ci andranno a breve. Non c’è mai stato un ricambio generazionale, sarebbe stato incentivante avere a fianco persone giovani che avrebbero permesso anche di mantenere la memoria storica dell’ufficio, che così, invece, viene persa. Ci sono atti di interpello in tutti gli uffici regionali, tra due anni ci sarà il vuoto. La parte politica però non ascolta”.

La situazione delle aziende messinesi in tema di sicurezza qual è?
“È raro che a seguito di un ispezione non si trovi niente da eccepire, la materia è vasta, è difficile che le imprese siano perfettamente in regola. La violazione maggiore riguarda la regolarizzazione dei dipendenti, in edilizia, ma anche nel commercio. Da gennaio a giugno abbiamo controllato 330 aziende, intervistato 485 lavoratori, di cui 99 extracomunitari, sono stati trovati 67 lavoratori irregolari, 55 in nero, abbiamo sospeso l’attività a 53 aziende, con multe per otre 184 mila euro. Le sanzioni amministrative ammontano a quasi 300 mila euro. La situazione sembra peggiorata negli ultimi anni, l’alto costo del lavoro e la mancanza di manodopera specializzata sono i maggiori problemi. Una volta in edilizia, quando c’erano i lavori pubblici, era difficile trovare un lavoratore irregolare, oggi con i tanti sub appalti è difficile controllare chi lavora e per chi”.

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