Parco delle Madonie, associazioni insorte contro l’osservatorio - QdS

Parco delle Madonie, associazioni insorte contro l’osservatorio

Parco delle Madonie, associazioni insorte contro l’osservatorio

Gioacchino D'Amico  |
mercoledì 28 Agosto 2024

Gli enti ambientalisti hanno presentato un ricorso al Tar per fermare la realizzazione della struttura astronomica su Monte Mufara. Un’opera che la Regione ha definito di “interesse strategico”

PALERMO – Un nuovo sguardo rivolto alle stelle è l’imminente prospettiva delineata per il Parco delle Madonie, ma la possibilità di veder sorgere un osservatorio astronomico sulla cima del Monte Mufara non ha affatto convinto le associazioni di protezione ambientale, la cui avversione al progetto si è spinta fino a un ricorso al Tar della Sicilia.

Le proteste contro l’Osservatorio astronomico nel Parco delle Madonie

A invocare il pronunciamento del giudice amministrativo, nello specifico, sono stati il Club alpino italiano, Legambiente Sicilia, Lipu e Wwf, puntando il dito contro gli atti rilasciati dall’Ente Parco delle Madonie e da altre Amministrazioni in merito alla realizzazione dell’osservatorio. Una struttura che, come lamentato dai soggetti ambientalisti, sorgerebbe in piena zona di tutela integrale, a ridosso della faggetta più a Sud d’Europa e delle serre dolomitiche della Quacella.

Il cartello di inizio dei lavori è stato affisso proprio in questi giorni, per un progetto (quello che ha scatenato le ire delle associazioni) che interessa una superficie di 800 metri quadri, con 3.540 metri cubi di volume edilizio e un’altezza di oltre 13 metri fuori terra. È prevista anche la realizzazione di una nuova pista carrozzabile per l’accesso sulla cima integra della montagna.

Ricorso al Tar dalle associazioni ambientaliste

“Il ricorso al Tar – hanno spiegato le associazioni in una nota – ricade nell’ambito delle azioni intraprese da anni a difesa della Mufara, uno dei siti di maggiore interesse naturalistico del Parco delle Madonie ed emergenza geologica tutelata anche dal Geopark Unesco, e per fare rispettare le norme ordinarie a tutela delle aree protette e del paesaggio”.

Secondo i ricorrenti al Tar, la procedura sarebbe viziata da irregolarità e illegittimità. “Mancano – si legge nella nota delle associazioni – il parere favorevole del Consiglio Regionale per la Protezione del patrimonio naturale, il decreto dell’assessore regionale Territorio e Ambiente per le opere di interesse statale e soprattutto l’autorizzazione paesaggistica della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Palermo che, nel 2022, ha addirittura declarato l’improcedibilità dell’opera per violazione di un vincolo di inedificabilità assoluta”.

In questa vicenda, le associazioni lamentano anche quello che viene descritto come “inaccettabile rifiuto” da parte di Esa-Agenzia spaziale europea, Asi-Agenzia spaziale italiana, Regione ed Ente parco, rispetto le richieste di confronto di merito.

Modificate le leggi ordinarie

Nel mirino, si legge nella nota, anche la “scelta di modificare le leggi ordinarie dinanzi ai dinieghi ricevuti”. Infatti, queste modifiche delle leggi di tutela, secondo coloro che hanno presentato il ricorso, confermerebbero la correttezza della posizione assunta dalle associazioni ambientaliste, e cioè che le norme ordinarie non consentirebbero la realizzazione dell’osservatorio.

Dall’Agenzia spaziale italiana, contattata dal QdS per una dichiarazione su questa complessa faccenda, fanno sapere che, per il momento, si preferisce non replicare a quanto affermato dalle associazioni contro la realizzazione dell’opera. E, da un certo punto di vista, sembra anche che le rimostranze dirette a soggetti come l’Ente Parco delle Madonie possano in fin dei conti risultare sproporzionate.

L’indirizzo di realizzazione dell’osservatorio, infatti, è corredato da un atto che proviene direttamente dal Governo regionale che, con un’ormai datata delibera di Giunta, ha definito il telescopio opera di interesse strategico, annunciando nell’aprile 2023 la volontà “di trovare una soluzione per superare gli attuali impedimenti”, visto che – si legge nella vecchia nota della Regione – la costruzione ricadrebbe in una zona del Parco “dove vige un divieto di edificabilità assoluta”.

Nel frattempo, le associazioni di protezione ambientale continuano a chiedere di fermare i lavori, di evitare i contenziosi e di optare per la modifica del progetto e per soluzioni alternative come – hanno suggerito – Monte San Salvatore.

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