Sognare non è vivere nel mondo dei sogni, ma immaginare ciò che non esiste o ciò che esiste ma dovrebbe essere diverso. Solo i/le grandi sognatori/trici hanno fatto evolvere l’umanità. Quando a Marconi le istituzioni italiane negarono i finanziamenti, egli andò in Gran Bretagna ove altri invece lo sostennero per far nascere prima il telegrafo e poi la radio.
L’elenco dei sognatori è infinito. Essi si distinguono in due grandi categorie: una che lascia le cose come stanno e l’altra che invece tenta di realizzare i sogni. Come? Progettando.
Bill Gates, Jeff Bezos, Steve Jobs hanno cominciato a realizzare i loro sogni in cantine o garage, solo per citare alcuni personaggi dei nostri giorni. Nel passato vi sono stati grandi sognatori e sognatrici che hanno realizzato imperi o che hanno scoperto farmaci fondamentali come la penicillina (1928) .
Da quanto precede si deduce che chi guarda oltre l’orizzonte e vede una meta impossibile, come afferma Papa Bergoglio, la sta cominciando a realizzare.
Leonardo Del Vecchio ha cominciato a lavorare nella botteguccia del padre, il quale fabbricava montature per occhiali a mano. Ha lasciato un impero di decine e decine di miliardi di euro a una famiglia che però non ha voluto gestire tale impero, per cui ha continuato l’attività del fondatore Luigi Francavilla, il braccio destro di Del Vecchio.
La progettazione di un sogno dev’essere concreta, deve stabilire i tempi e i modi, nonché i mezzi. Questi ultimi, anche finanziari, sono fruibili perché il sistema bancario e i fondi di investimento li mettono a disposizione, ma poi occorre un’organizzazione efficiente che raggruppi tutti gli strumenti per raggiungere il fine, considerando anche i fattori con ordine e metodo.
La genialità, come diceva il non dimenticato Charles Aznavour, può essere una presunzione, ma se messa al servizio di un progetto, ne farà moltiplicare le chance e quindi la realizzabilità.
Ovviamente bisogna metterci grande passione, spirito di sacrificio, volontà, capacità, efficienza. Bisogna agire con onore e rispetto del prossimo; elementi essenziali delle persone perbene.
Il punto di partenza è la consapevolezza che siamo tutti agnostici, cioè che non conosciamo, ovvero che siamo ignoranti.
Vi è qualcuno che quando lo si apostrofa come ignorante si offende perché questa parola ha ormai una connotazione derisoria e negativa. Però è proprio rendendosi conto della propria ignoranza che si può tentare di scoprire e apprendere piano piano le cose che non si sanno.
Poi, non bisogna avere paura del nuovo, anzi infondersi coraggio per scoprire quello che non si sa. Di più, non solo non bisogna avere paura, non solo non bisogna avere paura della paura, ma occorre avere la forza d’animo per trasformare la paura in coraggio.
Si dice che chi agisce in questo modo sia un visionario, quasi in modo dispregiativo, ma non dovrebbe essere così. Sono le piccole persone – con un orizzonte limitato al proprio naso – che per invidia o per altre non nobili ragioni disprezzano chi vede lontano, come i visionari. Lasciamole al loro stadio mentale.
Non sembri fuori luogo questo editoriale, perché nelle popolazioni non vi è una sufficiente spinta per combattere l’ignoranza, la quale le rende succubi e schiave. Infatti, chi governa preferisce che le popolazioni siano ignoranti piuttosto che evolute, perché se lo fossero diventerebbero indipendenti.
Ricordate il panem et circenses degli imperatori romani? Date al volgo un minimo di cibo e un minimo di divertimenti, così non rompe…
Che fanno i nostri governanti? Anziché guardare ai prossimi dieci, venti, trent’anni, cercano di accontentare i diversi pezzi della popolazione dando loro quello che chiedono, pur sapendo che chi prende oggi ruba il futuro ai giovani, che troveranno macerie su cui sarà sempre più difficile ricostruire.
Al contrario di quanto accade, avremmo invece bisogno di governanti-sognatori o visionari che cercassero di costruire una società migliore nei prossimi decenni.
Anche questo è un sogno? Non sappiamo, valutate voi.