Cadaverizzazione nuova malattia sociale - QdS

Cadaverizzazione nuova malattia sociale

Cadaverizzazione nuova malattia sociale

giovedì 17 Ottobre 2024

Sesquipedale è un termine che alcuni direttori di quotidiani (che passano per letterati) adoperano per indicare un discorso eccessivamente lungo. Io, che non sono alla loro altezza, me ne astengo, anche perché amo scrivere frasi di poche parole, il più comprensibili possibile.

Vi è però una parola coniata da non molto tempo che è particolarmente lunga: “Cadaverizzazione”. Sembra che essa sia di facile comprensione, ma in effetti non lo è. Tuttavia, per afferrare il bandolo del significato, basta guardarsi in giro: quanta gente ormai in pensione, pur essendo in buone condizioni fisiche e mentali, non fa più nulla? Anzi, fa qualcosa di dannoso per la propria età: mangia troppo, dorme troppo, beve troppo, si muove poco e scassa così tutti gli organi essenziali a una buona salute.
Poi, però, ricorre al Servizio sanitario o ai medici amici per tentare di rimettere a posto quanto ha danneggiato, riuscendovi con molta difficoltà o non riuscendovi affatto.

Che intendiamo con la parola “Cadaverizzazione”? Non un significato macabro, bensì un comportamento parecchio inerte, molto simile a chi ha perso lo spirito e l’alito di vita. Insomma, un ammasso di cellule ormai incapace di autorigenerarsi e che inevitabilmente subisce il naturale processo di decomposizione.

Non vorremmo sembrare sgraditi usando parole semplici e crude. Riteniamo però nostro dovere utilizzarle per ottenere un effetto contrario al loro significato. Qual è questo effetto? Quello di rivitalizzare le persone che non lavorano più; di spingerle a non abbandonarsi al cibo, alle bevande, al fumo e all’ozio; invitarle a cominciare o proseguire attività di qualunque tipo che impegnino la mente e mantengano vitali la propria creatività, la propria voglia di fare e, se possibile, il proprio corpo.

Non sembri un contrasto il comportamento di chi va in una sorta di letargo, ma è particolarmente rabbioso in diverse situazioni, per esempio quando guida la macchina, prende le questioni di petto, ha voglia di litigare spesso e volentieri. A chi si comporta in questo modo, sicuramente irrazionale, va ricordato che quasi sempre il silenzio è la migliore risposta.
Infatti chi non reagisce in maniera agitata a una provocazione agitata, di solito smonta l’agitatore, il quale è sorpreso di non trovare un pendant in chi gli sta di fronte.

Si dirà che per adottare questo comportamento ci vuole un sistema nervoso saldo ed educato. Può anche darsi, ma l’importante è che ci sia il convincimento che la rissa non porta da nessuna parte e che il modo migliore per affrontare le questioni è la calma della persona tranquilla, la quale sa come comportarsi per raggiungere il miglior risultato possibile.

Vi sono persone ansiose, sempre sull’orlo della crisi di nervi, che non solo non affrontano le vicende con la necessaria tranquillità, ma spesso cercano l’occasione per scaricare il proprio nervosismo e la propria ansia. Costoro vogliono ciò che non possono avere e questo crea ancora più ansia, con la conseguenza di un comportamento poco equilibrato.
Quanto scriviamo non è una novità, ma riteniamo utile rifletterci sopra.

È la forza mentale che vince le difficoltà. Di questo dovremmo convincerci una volta per tutte, abituarci cioè ad affrontare i problemi e a cercare il modo di risolverli. Ovviamente il modo più efficace e produttivo per ottenere il miglior risultato possibile perché, ricordiamolo ancora una volta, è sempre il risultato che misura l’efficacia delle nostre azioni, per cui è inutile girarci attorno con osservazioni e valutazioni di ogni tipo.

Tutto questo è fondato sul sapere, sulla conoscenza, sulla capacità di comprendere, il che richiede sacrifici e sudore perché a questo mondo quasi nulla si acquisisce facilmente.
Anche per acquisire conoscenze bisogna impegnarsi, sacrificare ore del proprio divertimento e dell’ozio all’apprendimento continuo e alla propria crescita mentale, necessaria per capire meglio gli eventi che accadono intorno a noi.
Chi non capisce è in balia degli altri; chi capisce è in balia di se stesso/a.

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