Palermo, ex preside Zen patteggia 2 anni e 6 mesi

Palermo, ex preside dello Zen patteggia 2 anni e 6 mesi: svolgerà lavori di pubblica utilità

Palermo, ex preside dello Zen patteggia 2 anni e 6 mesi: svolgerà lavori di pubblica utilità

Redazione  |
mercoledì 13 Novembre 2024

La donna ha patteggiato 2 anni e 6 mesi di reclusione nel procedimento che la vedeva accusata di corruzione e peculato.

Daniela Lo Verde, preside con un passato nell’antimafia della scuola Falcone del quartiere Zen di Palermo, ha patteggiato 2 anni e 6 mesi di reclusione nel procedimento che la vedeva accusata di corruzione e peculato. Due anni la pena patteggiata dal coimputato, il vicepreside Daniele Agosta. Entrambi hanno risarcito il danno. Per Lo Verde e Agosta è stata accolta l’istanza di sostituzione della pena con lo svolgimento di lavori di pubblica utilità. L’indagine è stata condotta dai pm della sezione palermitana della Procura europea Gery Ferrara e Amelia Luise.

I reati

Oltre a sottrarre dalla mensa scolastica i beni alimentari acquistati con i fondi europei, in cambio di regali avrebbero affidato a un negozio di informatica, la fornitura dei dispositivi elettronici acquistati per gli studenti. Nei mesi scorsi i due imputati avevano provato a patteggiare a un anno e 10 mesi, ma l’istanza era stata respinta dal Gip per incongruità della pena. Accordato invece il patteggiamento della terza persona coinvolta nell’indagine, l’impiegata dell’esercizio commerciale complice, Alessandra Conigliaro.

L’indagine, di recente, aveva scoperto una gestione illecita dei progetti europei che, oltre ai due dirigenti, avrebbe coinvolto insegnanti dell’istituto, per anni ritenuto avamposto di legalità. A usare illegalmente il denaro di Bruxelles non erano dunque solo i due dirigenti ma anche alcuni professori che avrebbero guadagnato indebitamente per progetti di inclusione sociale mai realizzati o portati a termine solo in parte. L’inchiesta è partita nel 2022 grazie alla denuncia di un’ex insegnante della scuola Falcone che raccontò agli inquirenti che le numerose attività finanziate dall’Ue, su richiesta dell’istituto, non venivano in realtà’ attuate in maniera diligente e completa. Stando a quanto scoperto dagli inquirenti, nell’istituto era, infatti, prassi raccogliere le firme degli alunni necessarie a certificare lo svolgimento delle iniziative su fogli- presenza e non contestualmente, durante le ore di svolgimento dei progetti poiché per lo più le attività venivano disertate. Capitava spesso che le firme venissero raccolte addirittura ad inizio d’anno scolastico.

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