Siracusa, sfruttamento prostituzione e maltrattamenti a compagna

Maltratta e costringe la giovane compagna a prostituirsi, arrestato 20enne a Siracusa

Maltratta e costringe la giovane compagna a prostituirsi, arrestato 20enne a Siracusa

Redazione  |
giovedì 14 Novembre 2024

La coraggiosa denuncia della sorella e poi della vittima 22enne hanno permesso di porre fine a un incubo.

I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Siracusa, supportati dai colleghi di Ragusa, hanno arrestato un pregiudicato di 20 anni di origine rumena, per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e maltrattamenti verso la convivente 22enne.

I militari hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Siracusa.

Siracusa, sfruttamento della prostituzione e maltrattamenti alla compagna

Le indagini condotte dai carabinieri, coordinate dalla Procura della Repubblica di Siracusa, sono state avviate nel luglio 2023 a seguito della segnalazione fatta ai carabinieri dalla sorella della vittima. La donna sospettava che la giovane fosse oggetto di violenze e maltrattamenti da parte dell’allora compagno.

Grazie alla provvidenziale segnalazione della sorella e alla successiva coraggiosa denuncia della 22enne, è stato possibile aiutare la giovane a uscire dalla spirale di violenza nella quale si trovava e, attraverso attività tecnica di intercettazione e ascolto dei testimoni, i carabinieri hanno ricostruito la vicenda.

L’indagine

Gli inquirenti hanno accertato che l’uomo, con la scusa di ospitare la compagna in un garage a Siracusa, forte del tossico legame affettivo che si era istaurato, la costringeva a prostituirsi, spesso con la violenza fisica, vendendola ai clienti rintracciati anche con annunci online su siti d’incontri, accompagnando personalmente la ragazza agli appuntamenti e riscuotendo tutti i proventi dell’attività.

La vittima, oltre ad essere oggetto di maltrattamenti e violenze fisiche quali calci, pugni e schiaffi, era soggiogata psicologicamente dal compagno che, per impedirle di mantenere i contatti con la famiglia, le aveva anche sottratto i documenti e il cellulare.

Per l’odierno indagato sussiste il principio di presunzione d’innocenza fino all’eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato.

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