Primo rapporto sul danno ambientale: nell’Isola 29 procedimenti e cinque casi già accertati. Diffusione di percolato a Bellolampo e Mazzarà Sant’Andrea, a Siracusa veleni dagli impianti
PALERMO – Discariche, impianti di depurazione e siti industriali sono tra i protagonisti siciliani del primo rapporto sul Danno ambientale (2017-2018) realizzato sulla base delle istruttorie tecnico-scientifiche aperte da Ispra e dal Sistema nazionale nazionale di protezione dell’ambiente (Snpa) su incarico del ministero dell’Ambiente. Nell’Isola è record per numero di istruttorie aperte sul totale nazionale, 29 su 161, mentre sono ben 5 su 30 i casi per i quali è stato accertato un grave danno o minaccia ambientale.
IN 10 CASI IL MINISTERO DELL’AMBIENTE PROTAGONISTA
Il ministero si è costituto parte civile in 10 casi su 30 e a tal proposito ha avviato il proprio iter che consiste nell’attivare l’Ispra per mettere insieme le informazioni su località, danni provocati all’ambiente circostante, lavori di riparazione da eseguire e, laddove disponibili, i costi dell’operazione. Uno di questi dieci casi è siciliano: la discarica per rifiuti non pericolosi di Bellolampo, la principale della Sicilia occidentale.
In particolare, si legge nella relazione dell’Istituto, si fa riferimento alla “gestione della discarica per rifiuti non pericolosi di località Bellolampo, nel Comune di Palermo, da parte della società Amia spa e relative strutture commissariali, con contestazione di non conformità gestionali e strutturali e della diffusione di percolato verso l’esterno dell’invaso (omissione di interventi atti a ridurre l’infiltrazione delle acque meteoriche nel corpo rifiuti)”. Tra le misure di prevenzione, si stabilisce il “completamento degli interventi strutturali e gestionali sulla discarica in corso e realizzazione delle opere di chiusura delle vasche della discarica”.
GLI ALTRI CASI
Altri quattro casi siciliani rientrano nei pericolosissimi 30. C’è quello di un impianto industriale in provincia di Siracusa, nell’area nel ben noto triangolo industriale, con “sversamenti di sostanze inquinanti (in particolare, idrocarburi, mercurio e esaclorobenzene) in ambiente marino per molti anni da più impianti industriali, con conseguente interessamento dei sedimenti dei fondali”.
In provincia di Ragusa si segnala la “realizzazione di un kartodromo e di un impianto di combustione in violazione di vincoli urbanistico/paesaggistici, con eliminazione delle associazioni vegetali presenti”. Due i casi in provincia di Messina: un’altra discarica, quella di Mazzarà Sant’Andrea, ormai sequestrata per diverse ragioni, tra cui la fuoriuscita del percolato, e quindi un impianto di depurazione con “contestazione di non conformità gestionali e strutturali e della presenza di scarichi in acque marino-costiere fuori norma per Escherichia Coli”.
LE ISTRUTTORIE APERTE
Al ministero dell’Ambiente, nel biennio 2017-2018, sono stati segnalati oltre 200 casi, tra questi le istruttorie aperte di valutazione del danno ambientale, grazie alle verifiche operate sul territorio da Snpa, sono state 161: 39 per casi giudiziari (sede penale o civile), 18 per extra-giudiziari, 104 istruttorie per casi penali in fase preliminare (nei quali l’accertamento del danno è ancora a livello potenziale).
RECORD SICILIANO
In cima alla lista delle istruttorie aperte c’è la Sicilia che da sola vale 29 casi su 161, cioè circa il 20% del totale dei casi. A seguire ci sono Campania, con 20, poi Lombardia, con 14, e quindi Puglia con 13. Le tre regioni meridionali mettono assieme circa un terzo del totale delle istruttorie.
IL DANNO AMBIENTALE
Come si riconosce un danno ambientale? I tecnici dell’Ispra lo sintetizzano come “un deterioramento significativo e misurabile, provocato dall’uomo, ai suoli, alle specie, agli habitat e alle aree protette, alle acque superficiali (fiumi, laghi, mare) e sotterranee”.