Precari in paradiso, disoccupati all'inferno - QdS

Precari in paradiso, disoccupati all’inferno

Carlo Alberto Tregua

Precari in paradiso, disoccupati all’inferno

giovedì 24 Dicembre 2015

Crocetta, due pesi e due misure

Alleluja! I precari sono salvi. Crocetta e Faraone esultano perché hanno salvato i raccomandati, tutti quei cittadini che sono entrati nelle pubbliche amministrazioni locali per raccomandazione, in quanto non hanno effettuato i concorsi pubblici previsti dall’articolo 97 della Costituzione.
Anche noi gioiamo con i precari, cui esprimiamo la più totale solidarietà umana per essere stati presi in giro da politici di basso livello, che hanno scambiato il loro bisogno con il voto delle loro famiglie.
Tuttavia, non possiamo ignorare che a fronte di 20.000 precari bisognosi, vi sono ben 388.000 disoccupati (Istat, settembre 2015) che sono altrettanto bisognosi e che hanno il diritto di competere con i primi.
La competizione ad armi pari si fa mediante i concorsi e non nelle segreterie dei politicastri da quattro soldi,  che non avendo capacità di vedere le prospettive di tutta la Comunità, raccolgono come mendicanti il consenso, speculando sui bisogni dei cittadini.

I quotidiani regionali hanno fatto da cassa di risonanza alle lamentazioni di codesti precari, sostenendo una tesi totalmente destituita di fondamento: senza di loro le macchine comunali si fermerebbero.
È falso. In primo luogo perché nessuno dei 390 Comuni ha redatto il Piano aziendale per determinare il fabbisogno quantitativo e professionale delle risorse umane; conseguentemente dipendenti e dirigenti stanno nei Comuni a casaccio, senza alcun riferimento alle necessità per produrre i servizi.
In secondo luogo, non si tiene conto che la Regione siciliana ha 10 mila dipendenti in esubero che potrebbero traslocare nei Comuni e non si tiene conto che le Province regionali hanno migliaia di dipendenti e dirigenti che dovrebbero essere anch’essi pronti a trasmigrare nei Comuni.
Concludendo i contratti con i cosiddetti precari, redigendo il Piano aziendale per Comune, determinando i fabbisogni effettivi di risorse umane, utilizzando con il processo di mobilità il personale proveniente da Regione e Province: dopo aver fatto tutto questo i Comuni potrebbero bandire i concorsi cui parteciperebbero gli ex precari ma anche i 388 mila disoccupati, che hanno pari diritti.
 

Dunque, Crocetta e compagni esaltano questa violenta contraddizione: precari in paradiso, disoccupati all’inferno. La esaltano senza alcun rossore e senza vergogna, sapendo che i primi sono fedeli portatori di voti, anche se poi nel momento delle elezioni capiranno l’inganno cui sono stati sottoposti; i secondi invece non hanno voce perché gli organismi che li dovrebbero rappresentare, cioè i sindacati, li hanno traditi continuando a sostenere i precari e non preoccupandosi di loro.
Il paradigma, cioè l’archetipo platonico, avrebbe dovuto designare realtà ideali nei quali tutti hanno pari diritti e pari doveri. Nel caso in esame i diritti dei disoccupati non sono inferiori ai diritti dei precari, ripetiamo, cui va tutta la nostra solidarietà umana ed anche il riconoscimento che fra loro vi sono tantissimi bravi funzionari e dipendenti.
Qui non si tratta di discriminare chi è già dentro le amministrazioni comunali, si tratta di fare prevalere il principale valore etico di una Comunità che è quello dell’interesse generale. 

Non c’è dubbio che fra l’interesse generale dei disoccupati e quello particolare di precari debba prevalere il primo sul secondo. Chi non applica questa regola (Crocetta, Faraone e compagni) si dimentica che è loro preciso dovere quello di fare gli interessi di tutti e non di pochi.
Quanto precede è anche conseguenza del fatto che i dirigenti degli enti locali hanno dimenticato la loro responsabilità etica e professionale di fare funzionare al meglio i servizi loro affidati, secondo il principio che debbono seguire un indirizzo di qualità e costare il meno possibile perché vengono spesi i soldi dei cittadini.
C’è anche da tenere presente che nonostante la presenza di tanti precari, ritenuti indispensabili, le macchine comunali sono disorganizzate, inefficienti e non seguono il principio fondamentale che tutto ciò che fanno debba essere messo sul sito, di modo che la trasparenza diventi un fatto normale e ordinario.
Siamo antipatici, lo sappiamo, ma è nostro dovere dire la verità. Continuamente!

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