G20, G7, Brics
La situazione ambientale peggiora di giorno in giorno, perché i responsabili dei Governi di tutto il mondo ascoltano le richieste per acquisire i voti dei/delle propri/e cittadini/e, i/le quali non hanno sempre la capacità di guardare lontano, ma vogliono soluzioni ai problemi contingenti, giorno per giorno.
Per conseguenza, l’evoluzione del clima da qui a trenta o cinquant’anni non è di loro interesse, ovvero pensano che saranno le future generazioni a doversene occupare. Ma proprio le generazioni future, quando se ne occuperanno, saranno quasi impotenti di fronte ai danni irreversibili che si stanno creando e sono già stati fatti in passato.
È un comportamento da incoscienti e da irresponsabili, che smentisce le belle parole espresse nelle occasioni pubbliche, secondo cui questi governanti lavorano per figli e nipoti. Non è vero. È una bugia che va smentita da chi, come noi, fa l’altra informazione, dicendo tutto quello che c’è sotto.
Cominciamo la nostra analisi dalle nazioni più evolute, che occupano le prime posizioni per Pil al mondo, come Stati Uniti e Cina. Gli Stati Uniti godono di un benessere straordinario; per esempio in quel Paese la disoccupazione è molto vicina allo zero, ufficialmente intorno al 3,5 per cento. Per contro, di fronte a questo scenario positivo, tale benessere ha un’impronta ecologica non molto elevata, poiché gli stili di vita della maggior parte di quella popolazione non sono sostenibili. Inoltre, i petrolieri esercitano la massima pressione sul presidente di turno, Trump o Biden, per continuare l’utilizzo dell’oro nero, che è la prima causa di inquinamento ambientale. E come se non bastasse, gli stessi gruppi frenano per lo sviluppo dell’energia green e delle tecnologie perché l’utilizzo cannibalizzerebbe il petrolio.
Ovviamente questo è un aspetto, ma ve ne sono molti altri che rendono gli Usa tra i Paesi più inquinanti al mondo.
Dall’altra parte, versante orientale, la Cina, con i suoi 1,4 miliardi di abitanti, è stata messa su una corsia di grande sviluppo dal suo presidente-dittatore, Xi Jinping, che sta facendo evolvere con rapidità e cognizione la sua popolazione, però in cambio della libertà.
Anche in quel Paese si sfruttano le fonti di energia termiche, carbone e petrolio, e per conseguenza il tasso di inquinamento si incrementa senza alcuna speranza e si somma a quello del versante occidentale.
L’Africa è molto arretrata sul piano economico e sociale e proprio per questo inquina poco: vi sono poche fabbriche, il loro stile di vita è in generale poco energivoro, eccetera. Quindi, per il momento, quel Continente non può essere additato al pubblico ludibrio per inquinamento ambientale.
L’Australia e la Nuova Zelanda, che sono il quinto continente, stanno anch’esse sviluppandosi usando fonti di energia termica, anche se lì le rinnovabili sono in forte progressione. In quel versante del mondo non bisogna dimenticare altre tre fonti di inquinamento da energia e cioè il Giappone, che ha il terzo Pil del mondo, il Sud Corea e Taiwan.
Ultima, ma non ultima, va ricordata l’India, con la maggiore popolazione del mondo: 1,410 miliardi di abitanti. In quel Paese molto composito, con i suoi trenta Stati e la religione induista diffusissima, ancora lo sviluppo mediante energia termica è ridotto e così dovrebbe rimanere. Infatti, i Paesi ricchi dovrebbero contribuire al suo sviluppo finanziando le energie rinnovabili.
L’America del Sud è più o meno arretrata come l’Africa e quindi per il momento non può essere additata come colpevole di inquinamento, salvo per un fatto gravissimo e cioè il disboscamento della foresta amazzonica, il che riduce fortemente il più importante polmone di ossigeno di tutto il Pianeta.
Dal quadro che precede, emerge l’irresponsabilità della maggior parte dei governanti della Terra, i quali si alleano nel G7, nel G20 e nel Brics, amando definirsi Grandi, ma in realtà la loro inazione per il bene comune smentisce questa presupposta potenza.
Vi sono poi altre organizzazioni mondiali che fanno magnifici accordi, come le Cop, che poi restano puntualmente sulla carta.
Questo è forse un grido disperato e senza appello? No, perché il nostro ottimismo ci porta sempre a credere e volere che le cose possano migliorare.