Istituita dal ministro Fratin una Commissione interministeriale: di recente l’incontro conoscitivo a Roma con le associazioni
ROMA – Il decreto legislativo 152 del 3 aprile 2006 – noto come Testo unico ambiente – che si occupa delle norme di tutela ambientale e gestione dei rifiuti ha compiuto 18 anni e, proprio in questo frangente, è arrivata lo scorso febbraio la notizia dell’istituzione di una commissione interministeriale convocata dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin e dalla ministra delle Riforme e della Semplificazione normativa Maria Elisabetta Alberti Casellati, per il riassetto e la codificazione del Codice. In sostanza, si tratta di riformare il Testo unico. E bisogna lavorarci entro il prossimo 30 settembre, data in cui si dovrebbe presentare lo schema di legge delega.
Il Codice ambiente al vaglio della commissione interministeriale
All’alba della maggiore età, il Codice ambiente “vanta” molteplici modifiche in virtù dei cambiamenti del presente: basti pensare alle nuove questioni in fatto di energia, ambiente e clima per capire quanto sia necessaria una normativa chiara ed efficiente. La nuova commissione risulta essere composta da 33 esperti – dalle comunicazioni pubbliche e ufficiali del ministero dell’Ambiente – ed è presieduta dal professore Eugenio Picozza e dall’avvocato Generale Pasquale Fimiani in qualità di co presidente. Gli esperti nominati – sempre da notizie del ministero – sono magistrati, giuristi, accademici, ingegneri, rappresentanti delle Forze Armate e di Polizia, rappresentanti delle associazioni di protezione ambientale Italia Nostra, Legambiente e Wwf. Non risulta molto chiaro quali siano stati i criteri di scelta delle figure esperte, ma una cosa è certa: il ministero ha assicurato che ci sarebbe stato il coinvolgimento e la partecipazione delle associazioni e, proprio di questo, vogliamo parlare.
Francesco Romizi (Isde): “Ripongo scarsa fiducia su quello che i decisori politici faranno”
Nei giorni scorsi, infatti, si è svolto un incontro conoscitivo alla Presidenza del Consiglio dei ministri tra alcune realtà del mondo dell’associazionismo e i tecnici della commissione. Ce ne ha parlato Francesco Romizi, responsabile comunicazione e pubbliche relazione di Isde – Associazione medici per l’Ambiente che era presente insieme a un cartello di associazioni e Ong (Wwf, cittadini per l’Aria, A sud, Good Lobby sono alcune di queste) che si è attivato già da qualche mese per chiedere questo incontro. “Si sta parlando di revisionare l’intero Testo unico, quindi non si tratta di una semplice leggina – dichiara Romizi – ma di una revisione complessiva di uno strumento normativo molto importante. Dopo diversi mesi dalla lettera inviata, abbiamo finalmente ricevuto la risposta e siamo stati convocati da alcuni membri della commissione, non c’era alcuna figura politica. Gli esperti hanno il mandato di presentare una proposta al Governo. Dal punto di vista prettamente tecnico, abbiamo riscontrato un’importante apertura da parte dei membri a confrontarsi con noi prima di fornire un feedback ufficiale e siamo soddisfatti per questo, ma ripongo scarsa fiducia (anche se sono pronto a sorprendermi) su quello che i decisori politici faranno”. Romizi ci ha raccontato che la commissione si è divisa in sei gruppi di lavoro per toccare le tematiche di maggiore interesse: processi autorizzativi ambientali, sanzioni ambientali, difesa del suolo, rifiuti ed economia circolare, inquinamento dell’aria e elettromagnetico, siti d’interesse nazionale (Sin). “Di sicuro – ha dichiarato Romizi – gli esperti sono tutti qualificati ma la selezione si poteva anche fare in maniera un po’ più partecipata”.
La criminalizzazione del dissenso
Proprio in fatto di trasparenza e partecipazione è intervenuta al Quotidiano di Sicilia Marica Di Pierri, portavoce nazionale di A Sud, al centro di uno spiacevole evento in seguito alle procedure di accreditamento per l’incontro alla Pcm: “Un’ora prima ci è arrivata una mail della segreteria della struttura di missione che ci informava della non autorizzazione degli accrediti per un parere negativo espresso dalla Polizia di Stato. La notizia ci ha colto di sorpresa e neanche l’ispettore in loco ha saputo darci le risposte che cercavamo. Questo si inserisce in un contesto generale di criminalizzazione del dissenso degli ultimi tempi, che riguarda in maniera particolare le organizzazioni ecologiste. Si parla di eco terroristi, eco teppisti, eco vandali, si delegittima di fatto la critica. Di certo, il clima generale è molto poco rassicurante”. Sull’accaduto è intervenuto anche Romizi di Isde che ha definito “assurda la cosa nei confronti degli amici di A Sud, hanno sbagliato a non farli entrare”.
Di Pierri ci ha poi raccontato di aver fatto richiesta di accesso agli atti tramite il legale e che – proprio di recente – ha ricevuto un’altra convocazione per partecipare (anche se “in solitaria”, senza cioè altre organizzazioni). “Non si pensa minimamente di includere le modifiche o comunque le ultime novità anche tematiche – ha poi concluso, nel merito, Marica Di Pierri – ad esempio la vicenda climatica. Ci pare di capire che la direzione sia quella di una semplificazione amministrativa ulteriore e non invece un ripensamento in chiave di maggiore sicurezza ambientale ma piuttosto in chiave di deregolamentazione”.
Testo Unico e climate change
Su questo versante Elisabetta Perrotta, direttore generale di Assoambiente, non è esattamente dello stesso parere: “La questione climatica non è propriamente di competenza del decreto legislativo 152 del 2006 anche se è certo che la gestione rifiuti può supportare la riduzione dell’impatto del cambiamento climatico: più volte noi abbiamo evidenziato come un maggiore riuso dei materiali ottenuti da riciclo consentono un minor sfruttamento delle risorse naturali e quindi una minore estrazione e un minor consumo di energie. Nel 152, però, dal nostro punto di vista la questione è più quella dell’inquadramento del settore e delle regole per gestirlo, mentre invece abbiamo già diverse direttive e provvedimenti che si occupano dell’impatto ambientale. Certo è che avere un quadro chiaro del 152 e non frammentato, aiuterà anche su questo versante, purtroppo questo provvedimento è stato oggetto di numerosi interventi di modifica e di revisione in questi 18 anni (più di 150) quindi si è creato un contesto normativo in cui non sempre vi è quella necessaria linearità di lettura”. In tal senso, anche Assoambiente ha già inviato una prima nota al ministero con alcune considerazioni per partecipare ai lavori della Commissione: “Abbiamo evidenziato quattro punti: semplificare e risolvere gli aspetti normativi poco chiari, che penso sia obiettivo anche del ministero; tradurre in legge i principali aspetti che sono oggetto degli indirizzi della giurisprudenza; prendere atto del ruolo crescente del mercato nel riciclo e nel recupero, valorizzandolo e infine rafforzare l’assetto industriale del settore. In questi anni il settore dei rifiuti ha assunto un ruolo rilevante sia a livello sociale che produttivo, infatti non rappresenta solo un servizio pubblico essenziale per i rifiuti urbani, in virtù delle immediate ricadute sul tema dell’ambiente e della salubrità dei contesti urbani, ma anche un vero e proprio settore in continua crescita nel recupero e quindi produttivo, di materie prime dai rifiuti per l’industria. La gestione integrata dei rifiuti si è consolidata come una delle fonti costanti di approvvigionamento di materie (seconde) e di produzione di energia” ha sottolineato Perrotta al QdS.