Ai due indagati è stato contestato di aver fabbricato, portato in luogo pubblico e fatto esplodere, in concorso fra loro, un ordigno artigianale di "importante potenziale esplosivo"
Per protesta contro le misure di lockdown nel maggio dello scorso anno hanno messo una bomba al Centro per l’Impiego di Avellino.
Per questo sono oggi finite in carcere due persone, arrestate dai carabinieri del Ros insieme con i militari del comando provinciale dell’Arma.
Ai due indagati la Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Napoli contesta di aver fabbricato, portato in luogo pubblico e fatto esplodere, in concorso fra loro, per finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, un ordigno artigianale di “importante potenziale esplosivo”.
Per protesta contro le misure di
lockdown nel maggio dello scorso anno hanno messo una bomba al Centro per
l’Impiego di Avellino. Per questo sono oggi finite in carcere due persone,
arrestate dai carabinieri del Ros insieme con i militari del comando
provinciale dell’Arma.
Ai due indagati la Procura
Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Napoli contesta di aver fabbricato,
portato in luogo pubblico e fatto esplodere, in concorso fra loro, per finalità
di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, un ordigno artigianale di
“importante potenziale esplosivo”.
La bomba – si aggiunge – causava
un significativo danneggiamento al portone blindato. L’indagine ha evidenziato
come gli indagati fossero simpatizzanti dell’ampia ed eterogenea realtà
nazionale avversa ai provvedimenti restrittivi adottati dal Governo per
fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19.
L’evento – si spiega – è avvenuto
in un periodo storico di forti tensioni sociali caratterizzate da proteste di
piazza e iniziative di contestazione al potere statuale tanto a livello
centrale quanto regionale.
A conferma di ciò, è stato
accertato che gli indagati avevano aderito all’iniziativa, ascrivibile
all’epoca al contesto dei “movimenti spontanei popolari” ed avente
dimensione nazionale, di querelare il Presidente del Consiglio dei Ministri pro
tempre per i reati di “attentato contro la costituzione dello stato, abuso
d’ufficio e violenza privata”, con riferimento all’adozione dei
provvedimenti restrittivi in materia di emergenza pandemica.
Gli accertamenti – si sottolinea
– oltre ad evidenziare intenti “rivoluzionari” palesati dagli
indagati nel corso di manifestazioni pubbliche organizzate nel territorio del
comune di Avellino, hanno dimostrato che gli stessi, nonostante alcune attività
di perquisizione avessero svelato l’esistenza dell’indagine, avevano
pianificato un’ulteriore azione violenta, nei loro intenti ancora più
pericolosa.
Ai due indagati la Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Napoli contesta di aver fabbricato, portato in luogo pubblico e fatto esplodere, in concorso fra loro, per finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, un ordigno artigianale di “importante potenziale esplosivo”.
La bomba – si aggiunge – causava
un significativo danneggiamento al portone blindato. L’indagine ha evidenziato
come gli indagati fossero simpatizzanti dell’ampia ed eterogenea realtà
nazionale avversa ai provvedimenti restrittivi adottati dal Governo per
fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19.
L’evento – si spiega – è avvenuto
in un periodo storico di forti tensioni sociali caratterizzate da proteste di
piazza e iniziative di contestazione al potere statuale tanto a livello
centrale quanto regionale.
A conferma di ciò, è stato
accertato che gli indagati avevano aderito all’iniziativa, ascrivibile
all’epoca al contesto dei “movimenti spontanei popolari” ed avente
dimensione nazionale, di querelare il Presidente del Consiglio dei Ministri pro
tempre per i reati di “attentato contro la costituzione dello stato, abuso
d’ufficio e violenza privata”, con riferimento all’adozione dei
provvedimenti restrittivi in materia di emergenza pandemica.
Gli accertamenti – si sottolinea
– oltre ad evidenziare intenti “rivoluzionari” palesati dagli
indagati nel corso di manifestazioni pubbliche organizzate nel territorio del
comune di Avellino, hanno dimostrato che gli stessi, nonostante alcune attività
di perquisizione avessero svelato l’esistenza dell’indagine, avevano
pianificato un’ulteriore azione violenta, nei loro intenti ancora più
pericolosa.