Bimbo ucciso da batterio, disposta autopsia: il racconto della famiglia

Bimbo ucciso da batterio, disposta autopsia: il drammatico racconto della famiglia

Bimbo ucciso da batterio, disposta autopsia: il drammatico racconto della famiglia

Sonia Sabatino  |
giovedì 14 Luglio 2022

Secondo i parenti e non solo, il piccolo, se trasferito in tempo in un reparto di Neurochirurgia pediatrica si sarebbe potuto salvare.

Sarà fatta l’autopsia sul piccolo corpo di Domenico Bandieramonte, il bimbo di 4 anni morto per un batterio al “San Vincenzo” di Taormina. A richiedere la procedura proprio la famiglia del bambino, la quale poco prima del decesso aveva allertato i Carabinieri, presenti quindi al triste evento in ospedale.

Bimbo ucciso dal batterio: parla la cugina

«Il bambino è stato portato all’ospedale “San Marco” di Catania perché vomitava, ma loro lo hanno dimesso dicendo che non aveva niente, probabilmente un virus intestinale. Ed è quello che pensa anche la madre, cioè che fosse un virus intestinale e che il bambino abbia preso l’enterococco in ospedale quando gli hanno applicato il sondino» chiarisce al Qds, Rosamaria Amato, cugina della madre Ambra e del bambino.

L’enterococco è, infatti, un batterio multiorgano tipicamente ospedaliero, che colpisce gli organi interni se non viene contrastato in tempo con l’antibiotico. Motivo per cui, indipendentemente dal momento o dal luogo del contagio, con delle analisi più accurate sarebbe stato possibile salvare il bambino.

La famiglia vuole la verità

«Noi non sappiamo esattamente quando il bambino abbia preso il batterio, ma resta il fatto che non sia stato curato bene, infatti, Domenico si è aggravato ed ha cominciato a manifestare problemi respiratori e il battito a 188, motivo per cui è stato trasferito in vari ospedali – racconta ancora la cugina Rosamaria. Quando è arrivato a Messina, Domenico aveva già il cuore e i polmoni compromessi. Dopo qualche arresto cardiaco, il bambino è stato trasferito in Cardiochirurgia a Taormina e qui ha cominciato ad avere problemi anche ai reni e al fegato, per cui gli hanno fatto la dialisi e trasfusioni di sangue – continua ancora la parente. Finalmente al “San Vincenzo” scoprono questo batterio e cominciano a fare l’antibiotico. Ma, poi dalla Tac si evinceva che non c’erano stimoli da parte del cervello, inoltre gli era gonfiata la testa. A mio avviso, però, questa Tac doveva essere fatta prima, cioè dopo che il bambino ha avuto gli arresti cardiaci, perché è risaputo che causano dei danni cerebrali. Ieri mattina, infine, dovevano controllare l’encefalogramma, quindi, la commissione doveva essere lì entro 12 ore e, invece, è arrivata la sera, per cui hanno staccato la spina verso le 3, ma la mamma aveva già chiamato le Forze dell’Ordine per sequestrare il corpo, perché vogliamo sapere la verità». 

Il batterio killer

«La testa è gonfiata perché a Domenico è cresciuto un edema nel cervello, ma se trasferito in tempo in un reparto di Neurochirurgia pediatrica si sarebbe potuto salvare e, invece, questo reparto in Sicilia non è presente. Da anni se ne discute, ma nessuno finora si è preso l’onere e l’onore di costituire un reparto di Neurochirurgia pediatrica in Sicilia, motivo per cui i bambini continuano a morire per patologie difficili ma risolvibili», come conferma a Qds anche Cira Maniscalco, presidente del comitato spontaneo delle malattie neurologiche e neurochirurgiche che da anni si batte per l’istituzione di questo reparto a Palermo.

La denuncia: “ancora un episodio di malasanità”

«Assistiamo all’ennesimo episodio di malasanità in Sicilia, se ci fosse stato il reparto di Neurochirurgia pediatrica il bambino si sarebbe potuto salvare – afferma. Ma ancora prima, se fosse stato preso in carico da un team multidisciplinare sin dall’inizio del percorso diagnostico- terapeutico, sicuramente Domenico sarebbe ancora vivo, invece, ancora una volta dobbiamo assistere inermi a questo genere di atrocità, per colpa di amministrazioni indifferenti e di una classe politica affarista».

Dal San Marco contattato da Qds per una replica continuano a non rilasciare dichiarazioni sulla vicenda.

Sonia Sabatino

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