Forum con i candidati sindaco sostenuti dalle coalizioni di centrosinistra e centrodestra. Il professore di Economia: “Al centro va messa la legalità”. L’avvocato penalista: “Prima emergenza il Pnrr”
Ospiti del QdS, nella sede di Catania, i candidati sindaco Enrico Trantino (sostenuto da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Trantino sindaco, Prima l’Italia, Noi con la Sicilia, Grande Catania, Nuova Democrazia cristiana di?Cuffaro) e Maurizio Caserta (Partito democratico, Movimento 5 stelle, Alleanza Verdi-Sinistra, Lista per Catania, Con Bianco per Catania, È l’ora del popolo), rispondendo alle domande del nostro direttore, Carlo Alberto Tregua, hanno delineato le loro principali linee programmatiche. A seguire, nei prossimi giorni, intervisteremo gli altri cinque candidati che si contenderanno la carica di primo cittadino nelle elezioni comunali del 28 e 29 maggio.
Guidare un ente come il Comune di Catania necessita che il mezzo sia efficiente. Eppure, la macchina amministrativa sembra si sia inceppata da tempo, principalmente per mancanza di personale. Come pensate si possa risolvere il problema delle risorse umane? E come intendete approntare un piano dei servizi?
Enrico Trantino – “Occorre inizialmente distinguere tra risorse ordinarie e straordinarie, tra cui c’è un divario. Il personale è una risorsa ordinaria: oltre alla carenza numerica, soffriamo anche il problema dell’età media che è di circa 59,8 anni, oltre alla mancanza di motivazione. Chi va in pensione non viene rimpiazzato. Inoltre, a Catania viviamo un paradosso per cui vi sono comparti interamente occupati, come il settore legale e quello degli autisti nonostante, fino all’anno scorso, non avessimo automobili. Ora ne stanno arrivando un centinaio elettriche. Occorre, per prima cosa, un nuovo funzionigramma che stabilisca chi fa cosa. Ho notato che in tanti settori si rimbalzano le responsabilità e non si capisce mai chi comanda. E poi, predisporre un nuovo organigramma per potenziare le risorse e cercare sponde con il Governo nazionale per ottenere la possibilità di effettuare nuove assunzioni, impossibili allo stato attuale perché siamo ancorati alla Legge Madia e per questo siamo in difficoltà”.
Maurizio Caserta – “Riorganizzare la macchina amministrativa è il punto di partenza. La nostra idea di città, più o meno aperta e omogenea, finisce nel cuore della macchina amministrativa. L’azione virtuosa per la città parte da qui. È una questione centrale che parte dalla distinzione tra risorse ordinarie e straordinarie e che richiede due approcci diversi. Abbiamo bisogno di una strategia e di una visione. Il problema che da sempre affligge la città è quello di non riuscire a guardare lontano, ma il Pnrr ci obbliga a farlo perché ciò che faremo entro il 2026 costituirà la base di quel che sarà Catania. L’attenzione va quindi spostata sulla progettualità e su progetti che siano a livello dello standard europeo. C’è una sorta di protocollo implicito che parli uno specifico linguaggio: così si può competere. Ci manca questa familiarità con la competizione europea che è la sfida che ci si pone davanti. Siamo una città europea e dobbiamo parlare quel linguaggio. In secondo luogo: la macchina amministrativa funziona male, c’è rischio in alcuni settori e questo vuol dire possibilità che si devii dall’interesse generale. Se si permette di andare fuori dall’interesse generale è un furto alla città. Occorre una mappa di questo rischio per sapere dove sono esattamente i problemi. L’attenzione di chi amministra deve essere concentrata in queste aree”.
Quali sono le prime tre cose che farebbe non appena insediato sul piano del funzionamento della città? Mobilità, cantieri da concludere, zona industriale…
E. T. – “Non credo alle assunzioni di impegno per i primi cento giorni. Posso dire che, sin da subito, si può investire su un nuovo modo di comunicare con la città, rendendoci conto che siamo all’anno meno uno e che ci dobbiamo rimboccare tutti le maniche. Ad esempio, per quanto riguarda la questione rifiuti si può avviare una campagna di sensibilizzazione. Penso comunque che la prima emergenza da affrontare è quella di rendersi conto dello stato dell’arte in relazione al Pnrr. Occorre sapere a che punto siamo, perché se non si sistemano le cose si rischia di perdere importanti finanziamenti. In secondo luogo il problema della sicurezza. Inevitabilmente, bisogna cercare di fare qualcosa che, oltre ad attirare il consenso della gente, dia l’immagine della presenza dello Stato il che crea flussi emotivi utili per accompagnare eventuali decisioni che, in un primo momento, potrebbero sembrare impopolari. La chiusura di alcune parti della città alla circolazione, ad esempio. Bisogna cercare di rendere la città quanto più vivibile, nello stesso tempo però avendo come premessa una nuova mappa dell’organico”.
M. C. – “Riteniamo siamo tre le aree sulle quali intervenire prontamente, alle quali devono corrispondere provvedimenti. In primo luogo, la questione della legalità. La città è allo sbando. Bisogna intervenire sul centro storico, sui mercati storici e su quelli rionali, oltre sulle aree periferiche, sulle piazze spaccio, sul lungomare, la Playa e la zona industriale. Occorre ripristinare il controllo della legalità con le risorse che abbiamo. Occorre dare segnali e che la presenza pubblica si faccia vedere. In secondo luogo, le azioni vanno valutate anche nelle conseguenze, per cui occorre programmare. Nel momento in cui si fa valere il principio di legalità, è necessario studiare soluzioni alternative.
In terzo luogo, puntare sulla partecipazione: non si può gestire la città senza parlare con chi viola la legge per bisogno. Da un lato quindi bisogna riaffermare con forza il principio della legalità e dall’altro lato, trovare soluzioni adatte a garantire questo salto di qualità alla città. Non si può rinunciare al principio della legalità: è questione di soglia critica. Se stiamo al di sopra di questa soglia, il meccanismo si diffonde a macchia d’olio con la conseguenza che, se qualcuno lascia l’auto in doppia fila, gli altri lo seguono. Pensiamo quindi di organizzare assemblee di quartiere, spingendo verso la partecipazione, parlando di progettualità: occorre fare capire a tutti che la città è impegnata in uno sforzo e che bisogna avere pazienza per vedere i risultati”.
Parliamo del funzionamento dei servizi e della digitalizzazione dei servizi comunali. Pensate di utilizzare il sistema dei totem per la customer satisfaction?
E. T. – “Non sono mai stato particolarmente affezionato a questi sistemi. Questo genere di mezzi rischia di raccogliere, più che il reale giudizio dei cittadini, accanimento e scetticismo. Ribadiamo un principio: Catania, secondo l’Università La Sapienza di Roma è la quarta città per sostenibilità digitale. Il percorso avviato va completato e questo ci consentirà di liberare risorse importanti. Nel momento in cui c’è anagrafe digitale, ad esempio, si possono liberare risorse umane di cui, come detto, abbiamo carenza, almeno di quelle ordinarie. Abbiamo invece abbondanza di quelle straordinarie: abbiamo incamerato esperti proprio in materia digitale, volti ad accelerare questa ‘rivoluzione’ del Comune per agevolare il soddisfacimento della richiesta da remoto, anche se, purtroppo, a tempo determinato”.
M. C. – La digitalizzazione rappresenta un salto di qualità. Occorre, innanzi tutto, procedere con una mappatura dei processi amministrativi con un sistema di alert che permetta di seguire il processo stesso in tutti i suoi passaggi. Se si mappa un processo, si può sapere a che punto è e se è in ritardo. In questo caso, scatta l’allarme e qualcuno interviene. Se iniziamo a ragionare in questi termini, possiamo veramente arrivare a fare un salto di qualità e entrando nell’idea che il meccanismo è controllato. Di fronte a un intoppo, questo sistema permette all’ostacolo di essere superato. Questo è un processo che si sta consolidando in tutte le amministrazioni ed è il modo per fare sì che si rappresenti l’amministrazione in modo diverso, in modo coeso. Essere in grado di intervenire sul momento è fondamentale e la digitalizzazione significa proprio questo”.
Le ricette per arginare l’evasione dei tributi
Il Comune ha il problema dell’evasione dei tributi e della bassa riscossione? Il 50% della Tari non viene incassata e questo comporta inevitabili problemi di bilancio. Inoltre, c’è circa un centinaio di immobili non catastati che non pagano l’Imu. Cosa pensa di fare per portare a galla gli immobili fantasma e cercare di incassare somme fondamentali?
E. T. – “L’evasione dei tributi comporta anche il rialzo della Tari, sono problemi concatenati. Io farei dei distinguo: se l’evasione avviene per stato di bisogno, si potrebbe essere indulgenti. Ma mi pare francamente che non sia il caso di Catania. Mi risulta che sia stato dato un nuovo incarico, o che sia stato modificato il contratto con l’azienda alla quale è stato affidato il servizio, perché deve essere più attiva. Mi è stato inoltre suggerito – ma tutto è ancora sul piano delle idee – un metodo che potrebbe stanare gli evasori: obbligare al pagamento della Tari il condominio e non il singolo soggetto. In questo modo, tutti dovranno fare la propria parte. È un’ipotesi alla quale stiamo lavorando. Se questo non sarà possibile, occorrerà attivare sistemi di controllo più incisivi fino a ora mancati. Per la questione del catasto, credo che questo risenta anche di un altro problema che, come detto, è relativo alla carenza di risorse, ad esempio, all’ufficio urbanistica. Potremmo riscuotere qualche euro in più se riuscissimo a soddisfare le richieste che ci arrivano. Occorre il personale che in questo momento non c’è e noi non possiamo assumere”.
M. C. – “Tari ed Imu rappresentano problemi diversi. Nel primo caso, c’è una divergenza forte tra accertato e riscosso. Nel secondo caso, la convergenza è maggiore ma c’è il problema degli immobili non catastati. Occorrono dunque due approcci diversi: nel primo caso, occorre ovviamente stanare chi non paga. Il Comune ha organizzato un servizio che ha un costo elevato. Ci sono molte più perdite che incassi e paghiamo più volte quel che stiamo ottenendo che è molto carente.
Sul fronte dell’Imu, la discussione è diversa: c’è la necessità di aggiornare il catasto e il regolamento Imu che è un po’ vecchio e non adeguato alla legge che permette la dilazione del pagamento in modo da andare incontro al contribuente. Da una parte, quindi, dobbiamo essere fermi sul fatto che tutti debbano pagare, ma nello stesso tempo dobbiamo offrire tutte quelle occasioni di dilazione e rateizzazione dei pagamenti per chi necessita di più tempo”.
Zona industriale, porto e interramento dei binari
Come intende valorizzare la zona industriale, un volano incredibile di investimenti e crescita economica eppure degradata, insicura, invivibile?
E. T. – “Gli investimenti dal nord non sono ipotesi ma sono fatti concreti. Si parla di un nuovo investimento molto importante in arrivo. È chiaro che la zona industriale deve diventare il punto nodale della prossima amministrazione; dobbiamo però risolvere i tanti problemi che la affliggono. Da quello idraulico, che riguarda anche lo sversamento dei canali alla Playa. Il litorale sabbioso potrebbe vivere molto più di quattro mesi l’anno, destagionalizzando, se si facesse defluire l’acqua verso il Simeto. Oltretutto è un paradosso che, poco distante, esista il Consorzio di bonifica che sta morendo di sete. Poi c’è una questione di sicurezza: occorre riattivare l’illuminazione. Affrontare i problemi di viabilità e non solo in termini di manutenzione delle strade ma anche di trasporti. Una della prime cose che farò in caso di sindacatura sarà mettere in fila le problematiche, trovare una soluzione e chiedere alla Regione che il sindaco diventi commissario straordinario per la zona industriale, in modo da accelerare ogni cosa”.
M. C. – “La zona industriale è luogo di produzione di cose. Anche se sta prendendo spazio sempre di più la logistica, non bisogna cullarsi su questo: nessuna economia avanzata, neanche la California, può permettersi di non produrre. Le cose vanno prodotte e quindi c’è bisogno di inserire la manifattura in un programma di sviluppo che manca da tempo in Sicilia e a Catania. Occorrono le strade, la connessione fisica e poi ricordare che nessuna area cresce se non ha un portafoglio di attività. Abbiamo a sud della zona industriale, inoltre, un’area agricola che ha potenzialità enormi. Va valorizzata anche quella. è un problema di livello regionale e io non ricordo programmi di sviluppo o idee su quel che deve essere la Sicilia. La spinta nasce da qui: che città vogliamo? Solo turistica? Vogliamo solo un polo logistico? Bisogna partire dall’idea di città che dobbiamo costruire e dove tutte queste idee abbiano un ruolo centrale”.
Per quanto riguarda le infrastrutture che servono a Catania, come immaginate di reperire le risorse necessarie? E su quali vi concentrerete maggiormente?
E. T. – Non dimentichiamo che il Governo nazionale sta dando dimostrazione di interesse verso la città e che con il Pnrr abbiamo intercettato tantissime risorse. Immagino ci possano essere nuove iniezioni di liquidità e nuovi Pon al 2027: una massa di risorse che vanno correttamente allocate. Alcune cose in parte sono state fatte: per quanto riguarda l’interramento dei binari di Fs, ad esempio: Rfi ha presentato studio di fattibilità per l’interramento binari dalla Stazione centrale fino al castello Ursino e dalla Cittadella della Giustizia fino al deposito delle locomotive. Un intervento quantificato in 700 milioni di euro ma potrebbe essere addirittura un miliardo di euro. Risorse che Rfi ha e quindi bisogna parlare col ministro delle infrastrutture affinché le sblocchi. Diventerebbe un modo per restituire il mare alla città. Relativamente al ponte di Ognina: mi si consenta di dire che questo è un finanziamento di 20 milioni di euro che ho ottenuto io quando ero assessore all’Urbanistica. Cinque milioni da destinare a via Villa Glori e 15 milioni da destinare all’abbattimento del ponte di Ognina. Su questo si sta già operando con concorso di progettazione per passare alla fase realizzativa che potrà partire quando si terminerà la viabilità di scorrimento Rotolo-Ognina. Una corsia è in fase di ultimazione, e sarà terminata entro due o tre mesi. Per l’altra corsia, invece, le risorse saranno prese dai 15 milioni destinati al ponte che non sono più sufficienti. Abbiamo ripreso un lavoro fermo dal 2005 e lo stiamo portando a termine. Per quanto riguarda, invece, il lotto Rotolo – De Gasperi, il nuovo sindaco dovrà immediatamente convocare la società di progettazione di Perugia che si è aggiudicata l’appalto e che non si sa più che cosa ha fatto. Occorre battere i pugni”.
M. C. – Vorrei parlare un attimo di governo amico. Negli anni scorsi, ci sono state coerenze tra governi nazionale e locali che non hanno però portato tanta fortuna a Catania; sono arrivate le risorse ma, evidentemente, non sono state sufficienti. Non parlerei quindi di amici ma di istituzioni. Parliamo di stile e di rigore nelle istituzioni: questo va recuperato. Il mondo europeo è fatto di competizione e i territori competono; poco importa se c’è un governo amico. Vanno rafforzati dunque gli indicatori di competitività del territorio. Gli ‘amici’ non sono la soluzione. Entrando nel merito delle infrastrutture: pensiamo principalmente al trasporto e a ciò che garantisce la mobilità. C’è confusione a Catania: c’è una metropolitana e c’è una linea di superficie. La stazione Acquicella è chiusa, e questo è un piccolo scandalo. Intorno c’è il degrado, così come accade per tante realtà dismesse. In attesa dell’interramento dei binari che ancora non c’è, occorre pensare a qualcosa non così a lungo termine. E quindi potenziare il ruolo della ferrovia di superficie: è possibile garantire un percorso nell’asse nord-sud della città, che va da Cannizzaro a Bicocca, passando dalla stazione e dall’aeroporto.
E poi c’è il porto: la questione è antica. Una parola di chiarezza va detta: c’è un sistema portuale di cui facciamo parte e questo sistema deve affrontare la diversificazione dei ruoli. Catania non può svolgere tutte le funzioni che sta svolgendo, deve essere orientata maggiormente alla diportistica e al turismo e meno al commerciale. Questo, ovviamente, metterebbe in crisi alcune attività produttive che soffrirebbero. E qui rientra in gioco la pianificazione pensando a dove riallocare le attività. Se pensiamo all’aera vasta, al di là del ripristino delle province o meno, il sindaco dovrà affrontare la questione in questa prospettiva”.
Servono più agenti in strada, ma c’è il nodo delle risorse
Non vi è dubbio che a Catania esista un problema sicurezza e che occorra rafforzare il controllo del territorio. Cosa intende fare se dovesse diventare sindaco, per aumentare ad esempio il numero dei vigili urbani che, se non sbaglio, sono circa 200.
E. T. – Considerando le malattie e i permessi, ne restano 100 sulla strada a fronte di 900 che dovrebbero essere in pianta organica. La sicurezza riguarda il Prefetto e gli organi preposti ma anche noi possiamo fare tanto. Noi abbiamo compiuto uno sforzo e abbiamo assunto 35 vigili con procedura accelerata per soli titoli. Il problema è sempre quello: sono a tempo determinato. Va trovata soluzione per stabilizzarli.
Bisogna poi trovare dei sistemi e rimodulare il comparto mettendo le persone giuste nella stanza dei bottoni, perché ho l’impressione che si possa fare molto meglio di quanto si sia fatto. Certamente, occorre trovare soluzioni diverse affinché chi decide possa avere la capacità di decidere e non subire. C’è una consapevolezza da parte degli stessi agenti. Diventerebbe un segno di resa dire la situazione è questa e allargare le braccia”.
M. C. – Gli imboscati ci sono sempre e chi amministra deve fare i conti con questa situazione. La mappatura dei processi amministrativi è un modo per cominciare a controllare le prestazioni del personale. Esiste quindi un problema di controllo dell’amministrazione, nelle partecipate, nel rapporto tra amministrazione e società partecipate. Non dobbiamo nasconderci dietro un dito e riconoscere che ci sono acquiescenze di ogni genere nelle amministrazioni: queste vanno ricercate e combattute. Va ripristinato il ruolo dell’esempio che va dato dal vertice, i dirigenti, che devono dimostrare che hanno un attaccamento per le istituzioni e che questo è l’unico modo di lavorare.
Poi c’è la città: l’amministrazione ha responsabilità limitata ma il sindaco guida la città e deve farsi carico, invitando le altre istituzioni a contribuire. Non c’è discussione: la città è nell’estremo degrado. C’è una violenza che si manifesta anche negli appalti truccati, nelle gare truccate. Quando si parla di salute, di Sanità, truccare una gara è un furto a tutti gli effetti. Si ruba la salute. Questo è un problema che esiste dappertutto, esiste anche qui e va affrontato in tutte le sue sfaccettature. Parlando non solo di sicurezza sulla strada ma di sicurezza per ognuno di noi”.