Ecco il Position Paper “Sostenibilità urbana. Decarbonizzazione, elettrificazione e innovazione: opportunità e soluzioni per città future-fit”
Un pacchetto d’investimenti da 270 miliardi di euro per rendere possibile il processo di decarbonizzazione e il miglioramento dell’efficienza e della qualità della vita nelle città italiane entro il 2050, attivando una serie di leve tecnologiche e di servizio già oggi disponibili e riducendo le emissioni delle città di oltre il 50%. È quello che emerge dal Position Paper “Sostenibilità urbana. Decarbonizzazione, elettrificazione e innovazione: opportunità e soluzioni per città future-fit” realizzato da TEHA Group in collaborazione con A2A e il contributo scientifico di ASviS, presentato oggi, nell’ambito della 50° edizione del Forum di Cernobbio, da Roberto Tasca, Presidente di A2A, Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato e Direttore Generale di A2A e Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Board Member di TEHA. All’incontro è intervenuto anche Enrico Giovannini, Co-fondatore e Direttore Scientifico dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS).
Uno studio completo e dettagliato sul ruolo di catalizzatore economico e sociale delle città italiane e sulla loro rilevanza nel promuovere il processo di decarbonizzazione dell’intero sistema-Paese. Già oggi i centri urbani si caratterizzano per un’efficienza intrinseca che porta con sé anche un’efficienza complessiva: i 112 comuni capoluogo oggetto dell’analisi consumano il 29% del totale energetico nazionale, a fronte di circa il 60% del PIL generato. Il Rapporto ha identificato una serie di leve tecnologiche e di servizio che possono accrescere l’efficienza delle città, migliorando al tempo stesso la sostenibilità urbana e la qualità della vita dei cittadini.
Analisi su 7 città
Sono stati inoltre approfonditi i casi di 7 città italiane in cui si stanno implementando progettualità dirette a coniugare e accrescere il benessere dei cittadini e la sostenibilità nei territori (Milano, Brescia, Messina, Bergamo, Varese, Cremona e Cosenza). “Le città hanno assunto un ruolo centrale nello sviluppo sociale ed economico, diventando veri e propri catalizzatori di innovazione e sostenibilità. I dati indicano che, entro il 2050, il processo di urbanizzazione in atto potrebbe portare il 70% della popolazione mondiale a vivere in aree urbane; una percentuale che sale oltre l’80% in Italia e che avrà un conseguente impatto sulle emissioni, in aumento del 18%, e sul consumo energetico. La densità rende però al tempo stesso le città particolarmente efficienti: a livello nazionale, consumano il 29% dell’energia ma producono il 60% del Pil” ha commentato Roberto Tasca, Presidente di A2A.
“I sindaci europei indicano come priorità la necessità di coniugare sviluppo e sostenibilità; per farlo è essenziale implementare strategie di decarbonizzazione e investire in nuove tecnologie. Con un tale approccio non solo si potrà contribuire a migliorare la qualità della vita dei cittadini, ma anche stimolare una crescita economica sostenibile rendendo i centri urbani attrattivi e in grado di innalzare la qualità della vita di chi ci vive”.
Le risultanze
“Grazie alle leve tecnologiche già oggi disponibili, è possibile ridurre le emissioni delle città di oltre il 50%:
in valori assoluti, si tratta di 32 milioni di tonnellate di CO2, pari all’anidride carbonica assorbita da 210
milioni di alberi. Un contributo sostanziale al percorso verso la neutralità climatica e per il benessere delle
persone” ha dichiarato Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A. “Ne beneficerebbe anche
l’attuale mix di consumi, con un aumento del peso di rinnovabili, elettricità e calore derivato di 20 punti
percentuali sul totale, riducendo l’uso di combustibili fossili. Le azioni individuate richiedono investimenti
annuali per circa 10 miliardi di euro per un totale di 270 miliardi fino al 2050; risorse attivabili anche grazie alla presenza e alla capacità economico-finanziaria di operatori industriali, tra cui A2A, che possono
ricoprire un ruolo di abilitatore e partner contribuendo così ad accelerare il percorso verso la sostenibilità”.
“Il 21° secolo è il secolo delle città. Con l’accelerazione dell’urbanizzazione che riguarda tutte le aree del
mondo, le città sono sempre più i luoghi in cui l’economia e la società di un Paese crescono e si sviluppano” ha commentato Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Board Member di TEHA.
“È necessario fare sì che le città continuino a svolgere il loro ruolo di acceleratori dello sviluppo e coniugare a questo la sostenibilità richiesta dai target europei e la qualità della vita. La quota di cittadini italiani che si dichiara soddisfatta della vita nella propria città è infatti inferiore di 8,1 punti percentuali alla media europea. Nello Studio presentato oggi abbiamo identificato 7 leve d’azione immediatamente attuabili per la decarbonizzazione, l’elettrificazione e l’innovazione urbana (impianti fotovoltaici,
installazione di pompe di calore elettriche, teleriscaldamento, water e waste management, elettrificazione del trasporto pubblico locale, illuminazione a LED e verde urbano), con importanti benefici in termini di CO2 ed efficientamento del mix energetico dei consumi”.
“Uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, da conseguire entro la fine di questa decade, è quello di costruire città sostenibili e resilienti – ha commentato Enrico Giovannini, Direttore
scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) – il che richiede una piena coerenza delle politiche pubbliche economiche, sociali e ambientali. Per raggiungere questo obiettivo è indispensabile un approccio integrato sia tra le diverse parti dell’amministrazione locale, sia tra i diversi
livelli di governo. In questa prospettiva, è indispensabile rendere operativo il Comitato interministeriale
per le politiche urbane (CIPU)”, ricostituito dal Governo Draghi, ma mai convocato, con l’obiettivo di coordinare le azioni che impattano sullo stato delle città, specialmente di quelle metropolitane. Lo studio
presentato oggi dimostra le opportunità che un investimento ben coordinato sulla trasformazione delle
città italiane produrrebbe un effetto importante sul benessere attuale e futuro di milioni di cittadini.
Lo scenario di riferimento
Nel 2007, per la prima volta nella storia, la popolazione mondiale residente nelle aree urbane ha superato quella nelle aree rurali (50,1% contro 49,9%). Dal 2007 al 2024, i residenti in aree urbane sono saliti ulteriormente raggiungendo il 58,3% e la previsione è che tale quota possa arrivare a circa il 70%
entro il 2050. Da questi dati risulta evidente che il futuro della popolazione mondiale sia “urbano”, e
dunque il panorama globale sarà caratterizzato da una trasformazione sostanziale non solo della
distribuzione spaziale, ma anche della struttura demografica e occupazionale delle persone.
L’Italia, ad oggi, presenta la minore percentuale di residenti nelle aree urbane tra i Big-5 Paesi europei
(oltre a Italia, si considerano UK, Francia, Spagna e Germania), pari al 72,6%, contro il 78,0% della
Germania, l’82,1% della Spagna, l’82,3% della Francia e l’85,1% del Regno Unito.
Altri dati
I trend di urbanizzazione si legano al ruolo “catalizzatore” economico e sociale delle città stesse. In
Italia, nei 112 comuni capoluogo oggetto dello Studio – che coprono il 7% della superficie nazionale –
si genera il 60% del PIL del Paese. Inoltre, le aree urbane si caratterizzano già oggi per un’efficienza
intrinseca, che lo Studio ha valutato su 3 livelli: termica degli edifici, di servizi a rete e di mobilità.
Queste, infatti, richiedono minor consumo termico (-21% per unità di superficie), generano economie
di densità per le reti idriche, elettriche e gas (le utenze allacciate alla rete elettrica e del gas per km
sono circa 5 e 3 volte superiori a quelle nel resto del Paese) e sostengono un minor utilizzo dei mezzi
individuali per gli spostamenti (+54% di TPL e di modalità sostenibili in città rispetto al resto d’Italia).
Nonostante l’efficienza che caratterizza questi luoghi, la concentrazione di attività nelle aree urbane
rende necessario nei prossimi anni combinare tale efficienza con una crescente sostenibilità e
qualità della vita: nel 2050, con l’attuale trend di urbanizzazione, le emissioni delle città italiane
potrebbero crescere del 18%. Non stupisce, dunque, che 6 priorità su 10 riportate dai sindaci europei
siano riconducibili proprio ad attività e progetti che coniughino benessere dei cittadini e sviluppo
sostenibile.
Per valorizzare questa necessità, la Commissione europea ha lanciato una iniziativa che vede 100 città
europee (il 12% della popolazione europea) impegnate in un percorso di decarbonizzazione e
miglioramento della qualità della vita. Ognuna di queste città (di cui 9 italiane: Bergamo, Bologna,
Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino) deve sviluppare il proprio Climate City Contract
(CCC), includendo un piano generale per la neutralità climatica per gli edifici, i trasporti, la gestione dei
rifiuti, ecc. e i relativi piani di investimento.
Il tema della qualità della vita risulta particolarmente pressante da affrontare per i sindaci italiani.
Nonostante nel sondaggio «Quality of life in European cities» (condotto nel 2023 dalla Commissione
europea con il contributo dell’Istat in una selezione di città europee) il 79,5% dei cittadini italiani si
dichiari soddisfatto di vivere nella propria città, tale valore posiziona l’Italia al terzultimo posto in UE27 (dove la media è dell’87,6%), precedendo solo Ungheria (78,4%) e Grecia (72,7%). A tal fine, nello studio sono stati identificati alcuni capoluoghi in cui si stanno portando avanti progettualità dirette a coniugare e accrescere qualità della vita e sostenibilità nei propri territori. Nel dettaglio, TEHA ne ha individuati 7 esemplificativi in tal senso (Milano, Brescia, Messina, Bergamo, Varese, Cremona e Cosenza), trasversali rispetto all’area geografica di appartenenza e alla classe dimensionale.
Ciascuna delle città identificate riporta un diverso ricorso e mix di leve sul proprio territorio:
– l’installazione di impianti fotovoltaici (di grande taglia come nel caso di quelli installati sui tetti di
Rho Fiera a Milano o piccola taglia come nel caso di Varese);
– il ricorso al teleriscaldamento sia per ridurre il conferimento in discarica sia per ridurre il ricorso
ai combustibili fossili nella generazione di energia;
– l’adozione di modelli virtuosi di waste management, che possono anche riguardare
l’elettrificazione del parco automezzi per la raccolta di rifiuti e l’installazione di pannelli fotovoltaici
sui cestoni;
– l’elettrificazione della flotta TPL e l’adozione di modelli sostenibili per incentivare il ricorso al
trasporto pubblico;
– l’abilitazione di un’illuminazione pubblica più sostenibile grazie alla tecnologia LED con
conseguenti minori consumi e maggiore sicurezza nelle strade;
– la creazione di isole di verde urbano e la piantumazione di alberi.
Le leve tecnologiche e di servizio individuate per accrescere l’efficienza delle città
Ad oggi sono disponibili una serie di leve tecnologiche e di servizio, all’interno del paradigma della
Smart City, che possono accrescere l’efficienza delle città, migliorando al tempo stesso la
sostenibilità urbana e la qualità della vita.
Per stimare la diffusione delle leve tecnologiche e di servizio individuate è stato preso in considerazione
come orizzonte temporale il 2050 o, dove possibile, è stato ipotizzato un pieno dispiegamento del
relativo potenziale sulla base della tecnologia attuale. Nel dettaglio, quelle identificate nello Studio riguardano l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici residenziali, l’elettrificazione dei trasporti, l’installazione di pompe di calore elettriche, la diffusione del teleriscaldamento, l’ottimizzazione dei servizi di water e waste management, la sostituzione dei punti luce con illuminazione a LED (relamping) e lo sviluppo di verde urbano.
Per ciascuna di tali leve è stata individuata una specifica metodologia per stimarne la potenziale
adozione e diffusione nelle città italiane e i relativi benefici in termini di riduzione delle emissioni di
CO2 e di shi% dai combustibili fossili (petrolio e gas naturale) verso vettori e fonti energetiche come
l’elettricità, le rinnovabili e il calore derivato.
In sintesi, secondo le stime di TEHA, le leve individuate potrebbero ridurre le emissioni nelle città di
oltre il 50% (32 milioni di tonnellate di CO2), incrementando l’elettrificazione, le FER e il calore
derivato nel mix di consumo delle aree urbane di circa 20 punti percentuali. L’attivazione di tali leve tecnologiche e di servizio richiede un investimento complessivo di circa 270 miliardi di euro, ovvero circa 10 miliardi di euro annui fino al 2050. Queste azioni rappresentano le soluzioni più efficienti, in termini di costo-beneficio, per la riduzione delle emissioni e potranno essere attivate anche grazie al coinvolgimento e all’impegno di tutti gli stakeholder: cittadini, operatori privati ed enti pubblici.