“Ciao Giovanni”, il direttore ricorda il professore Giovanni Russo - QdS

“Ciao Giovanni”, il direttore ricorda il professore Giovanni Russo

“Ciao Giovanni”, il direttore ricorda il professore Giovanni Russo

venerdì 17 Febbraio 2023

È stato preside emerito della Facoltà di Medicina dell’Università di Catania

Caro Giovanni,
ero appena sceso dall’aereo che mi ha portato a Ginevra per intervistare la direttrice generale dell’Onu, madame Tatiana Valovaya. Mi è preso un colpo apprendendo la notizia che tu, con la solita signorilità e in silenzio, ci avevi salutato.

Hai così concluso la tua vita terrena e hai iniziato quella dello spirito, che ci vedrà uniti fra qualche tempo. Sei stato per me più di un fratello, avendo trascorso insieme un’ottantantina in assoluta armonia, grande affetto ed immenso rispetto. Sei uno di noi che se ne va e questo rende ancora più gravoso il distacco, anche se so bene che esso non può essere molto lungo.

Ricordo le gite che le nostre famiglie organizzavano quando eravamo ragazzini, poi giovani e infine adulti. Siamo stati sempre insieme durante questi anni, abbiamo vissuto momenti felici e di grande intensità emotiva perché tu hai sempre dimostrato virtù di gentiluomo e di persona per bene, oltre che di grande acutezza intellettuale e professionale. Ricordo i grandi sacrifici che hai fatto per una carriera luminosa, che si è riflessa in tutto il tuo clan.

Non è mia abitudine dire cose che non penso e so anche distinguere quelle che vengono dal cuore e le altre, dall’intelletto. Per cui l’apprezzamento nei tuoi confronti ha raggruppato, e raggruppa, anche nella memoria, sia gli affetti che le tue qualità.

Posso comprendere il grande dolore e il vuoto di Elvira, tua moglie e mia sorella, perché quando si vive per sessant’anni con una persona, il distacco è tremendo. Eppure bisogna abituarsi a questi eventi perché sono naturali e fanno parte della vita.

L’immensa cura che ti hanno dedicato in questa parte finale del tuo percorso terreno Giuseppe, Raffaela, Andrea nonché Chiara, sono la testimonianza di quanto meritavi e non bisogna essere delusi se, nonostante tutti gli sforzi, non si sia riusciti a debellare la maledetta malattia, perché questo fa parte della natura umana e di come le cose vanno come debbono andare.

Da dove ti trovi ora, puoi gioire di avere lasciato un clan compatto, con tante persone che ti hanno voluto bene, Raffaela con Riccardo, Matteo e Marco; Chiara con Giuseppe, Alberto e Francesco; Andrea con Rosaria e Aurora.
E ritengo che tu possa continuare a gioire stendendo la tua mano protettiva su tutti quanti, pur restando chiara la cognizione che non è possibile incidere sugli eventi terreni, che vanno come il Caso decide di farli andare.

Ricordo il viaggio memorabile che facemmo nel 1962 in giro per l’Italia tu, Saro Russo e io; che quando ci siamo incontrati l’ultima volta, abbiamo ricordato con tanta gioia. E poi l’altro viaggio memorabile che facemmo quando ti venni a prendere a Parigi e nel ritorno la brava Pallas ha tirato le cuoia.

Ora non mi resta che salutarti ed abbracciarti, convinto – come sono – che ci incontreremo ancora e ci riconosceremo.
Carlo

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