Istat: nell’Isola si instaurano appena il 9% dei contenziosi civili, meno solo in Basilicata (6,7%). Liguria ed Emilia-Romagna le regioni con la più alta percentuale di controversie
PALERMO – Ai siciliani non piace portare le proprie controversie in tribunale. Nella regione, secondo i dati forniti dall’Istat con il report “Cittadini e giustizia civile” relativo al 2023, si instaurano appena il 9,1% dei contenziosi in ambito civile. Meno di così, soltanto la Basilicata con il 6,7%. Al contrario, tra le regioni emergono Liguria e l’Emilia Romagna, entrambe con valori pari al 14,2%, seguite da Lazio, al 13,8% e Abruzzo, al 12,4%.
Contenziosi civili più frequenti al Centro
A livello territoriale i contenziosi in ambito civile sono più frequenti nel Centro, al 13,2%, nel Nord-est, al 13,1% e nel Nord-ovest, al 12,9%, rispetto al Sud, che scende al 9,9%, e alle Isole, al 9,7%. I cittadini sono coinvolti soprattutto in contenziosi che riguardano la famiglia. Le persone che hanno affrontato nel corso della vita questa tipologia di causa sono 3,5 milioni, il 41,5% dei cittadini coinvolti in cause civili, il 7,1% della popolazione con più di 18 anni, principalmente per separazioni e divorzi.
Poco più di un milione, invece, sono coloro che dichiarano di essere stati coinvolti in una causa in materia di lavoro. A seguire, in ordine decrescente, si registrano le cause legate a incidenti stradali e codice della strada, che hanno coinvolto 776 mila cittadini; i contenziosi legati a debiti, problemi finanziari e societari, che hanno coinvolto 598 mila cittadini, mentre sono 380 mila i cittadini che dichiarano di aver avuto un contenzioso legato al vicinato e al condominio.
Il 54,2% delle persone che sono parte in una causa civile, o lo sono state in passato, si ritiene molto o abbastanza soddisfatto del sistema giudiziario, segnando un miglioramento netto in un decennio, considerato che tale valore era fermo al 44,7% nel 2015. Una minore soddisfazione si registra tra gli uomini: il 49,6% si dichiara molto o abbastanza soddisfatto contro il 59,6% delle donne; la quota di soddisfatti è maggiore tra gli intervistati con età compresa tra 35 e 44 anni (59,6%) probabilmente perché più informati e in grado di districarsi meglio nel dedalo di norme e regolamenti che disciplinano il rapporto dei cittadini con la giustizia.
Al contrario ad esprimere un giudizio meno positivo sono le classi più estreme: i giovani fra i 18-34 anni, soddisfatti nel 49,2% dei casi, e gli anziani con 65 anni e più, fermi al 51,5%. Il livello di soddisfazione si differenzia molto nelle diverse aree geografiche. I giudizi sono meno critici nel Nord-ovest, dove il 59,7% degli intervistati si dichiara molto o abbastanza soddisfatto, contro il 47,7% degli abitanti di Sicilia e Sardegna. Il livello di soddisfazione diminuisce anche all’aumentare del titolo di studio: si passa dal 59,7% dei soddisfatti tra coloro che hanno la licenza elementare al 51,2% dei laureati.
Insoddisfazione legata a molteplici fattori
L’insoddisfazione manifestata da coloro che sono entrati in contatto con la giustizia civile è collegata a molteplici fattori. Sicuramente sull’insoddisfazione incide la durata e i conseguenti costi, anche non previsti, sostenuti per il procedimento; come pure incidono e influenzano l’esito e gli eventuali vantaggi conseguiti. Gli intervistati coinvolti in cause civili la cui durata si è protratta nel tempo tendono ad esprimere giudizi più negativi: il prolungarsi dei procedimenti, conseguenza ovvia del passaggio a gradi successivi di giudizio, provoca un aumento del malcontento.
Solo un cittadino su quattro è scontento dell’ufficio del giudice di pace che si è occupato in ultima istanza della causa, mentre sono ben tre persone su quattro quelle che non hanno apprezzato la propria esperienza con la giustizia civile in Corte d’appello. Anche la materia oggetto della causa ha un’influenza sul livello di insoddisfazione delle persone coinvolte: è minore per le cause che riguardano la famiglia (34,8%) e i diritti della persona (36,5%), mentre è maggiore la percentuale di insoddisfatti nel caso di contenziosi con la Pubblica amministrazione (66,6%), in materia di lavoro (63,5%), ambiti in cui in genere sono coinvolti interessi economici, e nelle dispute di vicinato (63,1%), dove sono in gioco i rapporti di convivenza obbligata.
Contano anche i costi: coloro che, al termine della causa, ritengono di aver sostenuto costi più elevati o molto più elevati del previsto esprimono giudizi molto critici, rispettivamente, il 61,8% e l’82,8% sono poco o per niente soddisfatti.