Covid in Sicilia: "Varianti contagiose, non smantelliamo ospedali"

Covid in Sicilia, l’infettivologo: “Varianti molto contagiose, non smantelliamo gli ospedali”

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Covid in Sicilia, l’infettivologo: “Varianti molto contagiose, non smantelliamo gli ospedali”

Giuseppe Bonaccorsi  |
martedì 29 Novembre 2022

Il professore, Bruno Cacopardo del reparto malattie infettive del Nesima a Catania: "Persistere una organizzazione sanitaria anti Covid. Il sistema deve essere mantenuto e semmai rioganizzato"

Non smantellate la macchina Anti Covid. Gli ospedali devono essere ancora pronti a un eventuale aumento di casi dovuti anche a pazienti affetti contemporaneamente da influenza e Covid”. E’ quanto sostiene l’infettivologo, professor Bruno Cacopardo, direttore del dipartimento Malattie infettive dell’ospedale “Garibaldi Nesima” di Catania.

La situazione sulla pandemia in Sicilia e Catania

“Abbiamo avuto un sistema sanitario anticovid che ha funzionato dal punto di vista organizzativo – dichiara il professore Cacopardo e che poi aggiunge -. Non è il momento di smantellare una macchina che ci ha permesso di affrontare la pandemia con una certa professionalità ed efficacia. Mi appello quindi alle autorità a non smobilitare…”

Professore, lei sostiene che la macchina anti Covid deve andare avanti. Perché?

“Perché il Covid non è sparito, anche se è molto meno aggressivo rispetto al passato. Ma i ceppi che stanno circolando adesso sono molto più infettivi di quelli passati e quindi ci attendiamo in futuro una ulteriore pressione sugli organismi sanitari e un aumento dei malati che non possono essere sostenuti soltanto dalla medicina territoriale”.

Qual è la situazione sulla circolazione del virus, oggi?

“Il Covid è rappresentato in questo momento da alcune delle varianti più trasmissibili. Omicron Ba5 sta tra l’altro mutando verso un altro ceppo, il Cerberus che ancora non è prevalente tra la popolazione, ma oggi equivale al 25-30% dei nuovi positivi. Ora Cerberus è un virus ancora più infettivo di Omicron 5, con conseguenze importanti dal punto di vista della circolazione e della infettività. Cerberus ha un R con 0 di 25. Cioè una persona infettata può arrivare a positivizzare 25 persone su 100“.

Questo aumento ha conseguenze sui reparti ospedalieri?

” Ma è ovvio anche se in realtà questi ceppi non hanno affatto una maggiore patogenicità rispetto ai virus del passato. In genere questi ceppi provocano infezioni prevalentemente alle alte vie respiratorie. Ma in categorie denominate fragili –  anziani, pazienti con altre patologie anche gravi – il Covid può provocare un aggravamento delle condizioni generali. E lo stesso vale anche per chi non si è mai vaccinato. Nella realtà dei fatti poi anche i pazienti che finiscono in rianimazione con polmonite superano con più facilità la patologia che resta severa soltanto per i soggetti già di per sé gravi per altre malattie“.

Quindi i  fragili devono effettuare la quarta dose?

“Assolutamente sì”.

 A cosa stiamo andando incontro?

“E’ prevista una endemizzazione del Covid che rimarrà persistente all’interno della popolazione, ma con un virus a bassa patogenicità. Ma proprio per questo nell’attuale situazione di sistema siamo davanti a un virus che peggiora patologie in pazienti fragili, come cardiopatici, neurologici, broncopatici, oncologici, ipertesi. Quindi bisogna far persistere una organizzazione sanitaria anti Covid.

Il sistema deve essere mantenuto e semmai riorganizzato perché non è pensabile che questi pazienti possano finire sempre in reparti Covid”.

Nei fragili il Covid può rappresentare il “colpo di grazia”

In Italia si sostiene che ogni settimana ci sono tra 500 e 600 decessi da Covid dei quali nessuno parla più. Ma sono veri morti Covid, oppure malati  che decedono per altre patologie mentre sono positivi?

“Su questo punto dobbiamo dire che il Covid in malati già gravi rappresenta una spinta al peggioramento della patologia pregressa. Il colpo finale. E’ per questo che insisto nel mantenimento dell’organizzazione Covid perché una smobilitazione sarebbe un errore tragico perché questi soggetti non possono essere affidati soltanto alla medicina territoriale che non è in grado di raccogliere il testimone della sanità ospedaliera”.

Un over 60 in buona salute, deve fare la quarta dose: si o no?

“Un ultrasessantenne deve essere vaccinato perché l’immunità ibrida è la migliore. E l’immunità ibrida è data dal vaccino e da un pregresso Covid. Quindi la quarta dose, se non si è avuta la malattia, deve essere fatta. E si tratta della immunità più efficace per poter contenere una eventuale infezione da Covid con sintomi gravi”.

Lei ha detto che “i Cococo non possono essere mollati a ridosso dell’inverno perché altrimenti gli ospedali rimarrebbero in braghe di tela”

“Il sistema ha fatto appello a risorse per riattivare nuove risorse sia mediche,  infermieristiche e oss. Proprio queste risorse umane hanno consentito di reggere stupendamente all’urto della pandemia. Se ora smantellano questo sistema possiamo reggere sino a un certo punto quando influenza stagionale e il coronavirus si fonderanno provocando un maggior rischio di patologie polmonari”.

Quindi bisogna vaccinarsi al più presto sia contro il Covid che contro l’influenza?

“Assolutamente sì. Bisogna evitare che le due infezioni possano insorgere insieme”.

Giuseppe Bonaccorsi

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