Banche italiane, dopo 1° trimestre sorprendente attenzione a BCE e tassi di default
(Teleborsa) - Le banche italiane sono tornate alla "vecchia normalità", abbandonando la "nuova normalità" fatta di tassi di interesse vicini allo zero, con la politica monetaria espansiva che per anni ha compresso la marginalità degli istituti di credito. Questo si è riflesso sui risultati del primo trimestre del 2023, in cui le grandi banche italiane (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, BPER e MPS) hanno registrato un utile netto aggregato di 4,8 miliardi di euro, circa tre volte superiore rispetto al primo trimestre 2022.
Nei primi tre mesi dell'anno, i ricavi totali sono aumentati del 16% su base annua, guidati da un maggiore NII in parte compensato da minori commissioni nette. I costi operativi sono aumentati dell'1% su base annua, ma sono diminuiti del 14% su base trimestrale, riflettendo i benefici derivanti dalle continue misure di ottimizzazione dei costi che compensano l'impatto negativo dovuto all'elevata inflazione.
"Le banche italiane continuano a beneficiare molto della politica restrittiva della BCE - spiega a Teleborsa Alessandro Boratti, lead analyst di Scope Ratings per le banche italiane - Fino ad ora, sono riusciti a far passare il costo del rialzo dei tassi sui propri prestiti, mentre salgono molto più lentamente i tassi medi offerti sui depositi. Questo trend potrebbe continuare ancora per uno o due trimestri circa".
La principale fonte di guadagno per le banche è stata infatti lo spread tra tassi incassati sui prestiti e quelli pagati per la raccolta complessiva che include i depositi dei clienti. Secondo gli ultimi dati dell'ABI (Associazione bancaria italiana), il margine ad aprile 2023 in Italia risulta pari a 317 punti base (301 nel mese precedente). Si tratta di un valore non lontano dai 335 punti base che si registravano prima della crisi finanziaria, ovvero a fine 2007.
"Nel primo trimestre, il NII aggregato è aumentato del 56% su base annua e del 3% su base trimestrale, poiché gli asset hanno continuato a riprezzare più rapidamente delle passività nonostante l'aumento della concorrenza sui tassi offerti sui depositi dei clienti e nonostante il vantaggio derivante dalla diminuzione delle TLTRO", dice a Teleborsa Andrea Costanzo, vicepresidente del team Global Financial Institutions presso DBRS Morningstar. La previsione dell'esperto è che il NII si stabilizzi gradualmente nei prossimi trimestri, riflettendo la previsione che la pressione sui costi di finanziamento aumenterà probabilmente e che la concessione di nuovi prestiti rallenterà a causa dell'aumento dei tassi di interesse e dell'inasprimento degli standard creditizi. "Tuttavia, le prospettive per il NII nel 2023 rimangono stabili a nostro avviso, con portafogli di prestiti e titoli che beneficiano di tassi più elevati e beta medi sui depositi per l'anno che potrebbero rivelare livelli inferiori rispetto alle aspettative precedenti", aggiunge.
Le domande degli analisti, durante le call con la comunità finanziaria post-risultati, hanno inevitabilmente toccato il tema della solidità degli istituti, dopo i significativi fallimenti di alcune banche di media dimensione negli Stati Uniti. Tutti i CEO hanno mostrato serenità e comunicato robustezza. Andrea Orcel, numero uno di UniCredit, ha ad esempio detto che la base di depositi è "frammentata e stabile", anche perchè quelli retail sono molto "sticky" e il comportamento della aziende clienti - soprattutto le PMI - è ben diverso dagli clienti high-net-worth di alcune banche statunitensi.
"I depositi ampi, granulari e per lo più assicurati sostengono la liquidità del settore nonostante alcuni deflussi di depositi e rimborsi TLTRO III - fa notare Costanzo - Alla fine di marzo 2023, i depositi dei clienti erano in calo trimestre su trimestre (QoQ), tuttavia erano ancora superiori rispetto a fine 2019, riflettendo i risparmi accumulati durante il COVID-19".
I depositi della clientela rappresentano circa i due terzi delle strutture di funding delle banche italiane. Le basi di deposito sono granulari con oltre il 65% del totale che proviene dal retail, costituito per la maggior parte da conti correnti e depositi a vista, e per la maggior parte coperti dalla garanzia del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD).
Secondo Boratti, "per ora il sistema resta molto liquido anche se la combinazione di tassi più alti, fine del TLTRO3 e l'intenzione della BCE di ridurre il proprio bilancio porterà alcune sfide nei prossimi trimestri".
Nonostante alcuni rimborsi, non bisogna dimenticare che a fine marzo 2023 le banche italiane erano ancora i maggiori acquirenti di finanziamenti TLTRO III nell'Eurosistema. "Prevediamo che la maggior parte delle TLTRO residue sarà rimborsata con la liquidità esistente, tuttavia alcune banche potrebbero aver bisogno di attingere ai mercati o alle banche centrali, sostenendo così maggiori costi a causa di tassi di interesse più elevati", afferma Costanzo.
Se i tassi di interesse più elevati permarranno a lungo e la pressione inflazionistica persisterà, gli afflussi di NPL probabilmente aumenteranno nei prossimi trimestri, poiché le famiglie e le imprese avranno progressivamente minore flessibilità per onorare il proprio debito. Secondo gli ultimi dati CRIF riferiti alle imprese italiane, il tasso di default delle imprese dopo molti anni è tornato a salire, arrivando intorno al 2% nel 2022. Un indicatore quest'ultimo che risultava in costante calo dal 2013 e che ha delineato negli anni una rischiosità sempre minore delle imprese e uno scenario favorevole per le banche e l'industria del credito. In particolare, il tasso di default è passato da picchi del 7-8% fino a un minimo dell'1,5% nel 2021. Successivamente la linea discendente si è dapprima appiattita per poi tornare a crescere dal 2022. Tuttavia, i profili di rischio delle banche italiane sono notevolmente migliorati negli ultimi anni e ulteriori attività di riduzione del rischio sono state o sono in fase di definizione presso alcune banche dopo la fine del primo trimestre del 2023.
Tutto ciò fa rimanere le grandi banche italiane assolutamente ottimistiche per la restante parte del 2023 e oltre. Intesa Sanpaolo ha battuto le attese nel primo trimestre grazie alla dinamica degli interessi netti e vede per il 2025 la prospettiva di un "chiaro e forte" rialzo del target di 6,5 miliardi di euro per l'utile netto. UniCredit ha migliorato la guidance sul 2023 dopo avere chiuso il primo trimestre con una crescita dell'utile superiore alle attese. Banco BPM ha chiuso il primo trimestre con un forte incremento dell'utile netto e un margine di interesse record e ha alzato la guidance dell'utile per questo e il prossimo anno. BPER confida di poter raggiungere in anticipo i target del piano industriale dopo aver chiuso il primo trimestre con un utile netto più che raddoppiato. MPS si impegna a mantenere nei prossimi trimestri la performance positiva mostrata nei primi tre mesi, chiusi con un utile netto molto superiore alle aspettative.
Le prospettive di evoluzione dei margini e la capacità delle banche di continuare a battere le attese è comunque soggetta alle decisioni di Francoforte e alla tenuta dell'economia al repentino innalzamento del costo del denaro. "L'outlook sui margini è migliorato da un trimestre all'altro per le nuove aspettative di tassi di interesse più alti a fine anno e un riprezzamento dei depositi più lento - dice Boratti - La capacità delle banche di battere le attese dipenderà soprattutto dalla politica monetaria della BCE e dall'andamento dei tassi di default (che incide sul costo del credito)".