Divario Nord-Sud, la Sicilia sempre più arretrata: il rapporto ISTAT

L’Italia vista da Sud, l’arretratezza della Sicilia provoca il divario con il Nord: il rapporto ISTAT

L’Italia vista da Sud, l’arretratezza della Sicilia provoca il divario con il Nord: il rapporto ISTAT

Hermes Carbone  |
domenica 19 Maggio 2024

Stando alle infografiche, la nostra Isola e più in generale il Meridione sono avvolte dal colore rosso in quasi tutti gli indicatori a disposizione.

Stando al rapporto ISTAT 2024, continua ad ampliarsi il divario tra il Nord e il Sud del Paese. Negli ultimi 15 anni, complice anche la pandemia, la Sicilia è arretrata in molteplici settori e tenendo conto di diversi indicatori.

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I dati di decrescita erano già stati parzialmente mostrati nel 9° rapporto sulla coesione economica, sociale e territoriale pubblicato dalla Commissione europea lo scorso marzo. Statistiche adesso confermate anche da ISTAT.

Il Pil pro capite della Sicilia influenza il divario tra Nord e Sud

Tra i dati che segnano il divario della Sicilia con il resto d’Europa e con il Nord, ne emerge uno in modo inequivocabile: nonostante i miliardi di euro giunti nell’Isola – e non sempre spesi a dovere nelle politiche incentrate sul lavoro o in quelle incentrate sul progresso infrastrutturale – e arrivati da inizio millennio anche dai programmi della politica di coesione, il Pil pro capite dei siciliani è rimasto inferiore di quasi il 60% rispetto alla media dell’Unione Europea.

La Sicilia sconta una difficoltà atavica nella spesa di fondi provenienti dall’Europa e che da Bruxelles sono destinati all’Isola per permetterle di colmare quel gap che la distanzia tanto dai paesi più sviluppati del continente. Un caso su tutto è quello che fa riferimento ai fondi Fse della programmazione 2021-2027. Dei quasi 6 miliardi di euro messi a disposizione, nessuno dei progetti avviato è stato al momento portato a termine.

Il divario tra Nord e Sud

Ma torniamo all’ultimo rapporto ISTAT sul divario tra Nord e Sud. Stando alle infografiche, la Sicilia e più in generale il Sud Italia sono avvolte dal colore rosso in quasi tutti gli indicatori a disposizione. Dalla capacità di produrre ricchezza alla specializzazione settoriale, passando per il livello di produttività e la solidità delle aziende agli shock avversi, come nel caso della pandemia che, appunto, ha messo ancor più in ginocchio l’economia dell’Isola.

Andando nello specifico, meno peggio – se così è possibile dire – va alle aree di Palermo e di Catania. Malissimo, invece, l’entroterra, con la provincia di Caltanissetta a essere quelle economicamente meno forte al pari della sponda calabrese dall’altra parte dello Stretto. Più in generale, le province “molto deboli” sono quasi tutte a Sud, eccezion fatta per la Sardegna: se il 56,7% sono nel Meridione, nelle Isole questo dato è del 40%.

15 anni di stop

A preoccupare, come avevano già mostrato i dati del 9° rapporto sulla coesione economica, sociale e territoriale pubblicato dalla Commissione europea lo scorso marzo, è il fatto che la Sicilia non risulta mostrare dati positivi in fase di crescita del Pil pro capite da oltre 15 anni. Statistica, questa, che allontana sempre di più l’Isola dall’Italia e dall’Europa. Uno dei fattori che dovrebbe essere al centro dell’agenda politica di chi punta a occupare le poltrone dell’europarlamento di Bruxelles dopo le elezioni del prossimo 8 e 9 giugno e di cui, invece, non risulta al momento esservi traccia nei comizi politici.

L’industria regionale, influenzata dalla riduzione della produzione industriale a livello nazionale, ha subito una ulteriore contrazione. Nel primo trimestre del 2024, la produzione industriale in Italia è diminuita dello 0,5% rispetto al mese precedente e del 3,5% su base annua, riflettendo una tendenza negativa che colpisce di riflesso anche la Sicilia. Rari i casi di esempi virtuosi nell’Isola di aziende che tendono a rilanciare investendo o rivisitando la loro produzione in chiave green sfruttando il fattore delle energie sostenibili, come invece accaduto nel polo Duferco di Giammoro.

Lo spopolamento della Sicilia

Come normale conseguenza, la regione più a Sud d’Italia che “cresce” quanto le regioni più arretrate della Romania, continua a svuotarsi. Stando sempre all’ultimo Censimento permanente della popolazione in Sicilia di ISTAT, sono circa 20mila i siciliani che hanno lasciato l’Isola nell’ultimo anno. La diminuzione rispetto al 2021 è frutto dei valori negativi del saldo naturale e di quello migratorio interno, cui si contrappongono in modo insufficiente i valori positivi del saldo migratorio con l’estero e dell’aggiustamento statistico.

Al 31 dicembre 2022, ultimo dato disponibile, la popolazione residente ammonta a 4.814.016. A influenzare questi dati, sempre secondo ISTAT, il fatto che la Sicilia non sia mai stata in grado di riprendersi dalla crisi economica del 2009. Subendo un colpo da KO, in seguito, a causa della pandemia. Con una luce in fondo al tunnel che, al momento, appare più come il miraggio di un’oasi nel deserto: quello che, complice in questo caso il fenomeno del cambiamento climatico e della desertificazione reale in atto per via della siccità, rischia di diventare la Sicilia.

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