Due startup gestite da migranti per dire “No” al caporalato - QdS

Due startup gestite da migranti per dire “No” al caporalato

Due startup gestite da migranti per dire “No” al caporalato

martedì 07 Febbraio 2023

Da Catania un’iniziativa che unisce imprenditorialità, accoglienza e inclusione socio-lavorativa di persone provenienti da Paesi terzi

Status irregolare e lavoro nero costituiscono l’humus sul quale attecchiscono varie forme di sfruttamento dei lavoratori.

Un progetto finanziato dall’ufficio speciale immigrazione dell’assessorato regionale della Sicilia al Lavoro e alla Famiglia è in controtendenza, e sta mettendo radici a Catania per contrastare la diffusione di economia sommersa, lavoro nero, discriminazione.

L’iniziativa etnea è innovativa perché genera contemporaneamente imprenditorialità, accoglienza e inclusione socio-lavorativa di persone provenienti da paesi terzi.

È così che in mezzo ettaro di orto sociale, tra il litorale della Plaia e la zona industriale di Catania, sta crescendo il futuro di alcuni migranti. Nella terra messa a disposizione dall’Istituto tecnico agrario Eredia saranno loro stessi a pianificare lo sviluppo virtuoso di due nuove realtà produttive. Come in un giro di boa, stanno vivendo un riscatto dalle precedenti esperienze di caporalato. Nei prossimi mesi gestiranno due start-up, il loro obiettivo è farle crescere in autonomia e a lungo termine.

“Abbiamo proposto di realizzare questa attività alla Regione Sicilia nel 2021: è stata approvata dall’allora assessore regionale Antonio Scavone e si è concretizzata con la collaborazione della dirigente Rita Vitaliti del CPIA e della dirigente Giusy Lo Bianco dell’Istituto Eredia – spiega Francesco Cauchi, coordinatore dell’iniziativa finanziata dalla Regione Siciliana con i fondi FSE PON Inclusione 2014/2020 – è un progetto che non avrà una fine e che rappresenta l’inizio di molte altre opportunità di accoglienza a Catania. Questo luogo, infatti, può diventare un punto di riferimento e accogliere altri migranti con regolare permesso di soggiorno motivati a far nascere altre imprese sociali in co-housing e co-produzione”.

Nel 2021, dopo l’emanazione della legge 199/2016 contro il caporalato, erano 260 le inchieste giudiziarie aperte dalle procure italiane. Cresce l’impulso dei migranti di lavorare in proprio per salvaguardare la situazione occupazionale e creare valore nel territorio che li ospita. Tanto che a fine 2020 le imprese gestite da lavoratori di origine straniera in Italia hanno raggiunto quota 631.157 con un incremento del 2,5%.

In questa specifica iniziativa il gruppo già attivo ha avuto l’opportunità di essere formato per entrare a far parte di una rete forte e qualificata costituita da partner pubblici e privati: al loro fianco ci sono istituzioni educative come il Centro per l’istruzione degli adulti Catania 2 Cpia – che è soggetto capofila – l’Istituto tecnico agrario Eredia, l’organizzazione sindacale Cisl, la Coldiretti, la cooperativa dei salesiani COL, il Consiglio italiano per i rifugiati Cir. Le farm in via di sviluppo oggi contano 10 mila cespi tra lattughe, broccoli, sedano, cavoli, ai quali si aggiungono un campo di piselli e fave e una coltivazione che, in condizioni metereologiche favorevoli, dovrebbe produrre complessivamente 12 quintali di patate. Saranno recuperate prossimamente anche delle serre che al momento versano in stato di abbandono.

Il progetto è stato “seminato” a marzo del 2022. Il primo raccolto è previsto per l’inizio della prossima primavera. Il gruppo operoso, giorno dopo giorno, sta scoprendo i diritti del lavoro, le tecniche agrarie, le normative del settore, le logiche di gestione dei budget per la produzione e la commercializzazione di ortofrutta. Sarà costituita una cooperativa che offrirà ulteriore lavoro e concorrerà all’assegnazione dei fondi previsti dai bandi pubblici regionali, nazionali ed europei. Con il supporto di Coldiretti i prodotti raccolti entreranno nei mercati a chilometro zero della città di Catania.

A Villarosa un percorso didattico tra legalità e sostenibilità

Un vero e proprio viaggio didattico tra legalità e sostenibilità, in realtà aumentata. L’attività consiste in una visita presso le Ville confiscate alla mafia in c/da Aratate a Villarosa. All’interno delle Ville, si percorre “Il seme dei diritti”, una mostra interattiva allestita da Aurora Meccanica sul caporalato e sull’influenza della mafia nei percorsi di sfruttamento dei più deboli.

Un percorso emotivo e sensoriale che coniuga elementi fisici a contenuti digitali: in questo modo il museo si trasforma, diventa un luogo vivo e accessibile, in cui sperimentare nuovi modelli di didattica e di sensibilizzazione. Alla fine del percorso, un vero e proprio gioco in realtà aumentata, sviluppato dal Metaverse Studio Digital Mosaik che, attraverso Carta Nostra, ha utilizzato la gamification per coinvolgere i bambini attraverso l’uso di un visore di realtà virtuale e renderli protagonisti della narrazione ambientata a Villarosa, ricreata in chiave cartoon. I ragazzi saranno dotati di visori speciali, che li trasferiranno in un vero e proprio mondo virtuale dove saranno i protagonisti di una storia di legalità.

Davanti a delle situazioni in cui sarà fondamentale scegliere la giusta soluzione, saranno loro a decidere come procedere. In questo modo la scelta del giusto, del legale, sarà di grande impatto per ciascuno di loro.

“Con la Digital Farm di Villarosa vogliamo avvicinarci ai più giovani, per insegnare loro la cultura della legalità che molto spesso in quel contesto è stata violata. Vogliamo farlo – spiega Roberta La Cara, direttrice dell’area Ricerca e Sviluppo di Associazione Don Bosco 2000 – stando vicini a loro, parlando il loro stesso linguaggio, provando le stesse emozioni, perché solo percorrendo insieme il medesimo cammino potremo raggiungere gli importanti risultati auspicati nel lungo periodo”.

Nel 2021 sono stati circa 230mila gli occupati impiegati irregolarmente nel settore primario, numero che include una fetta consistente di stranieri non residenti. Il fenomeno è fortemente radicato in Sicilia che – insieme a Puglia, Campania, Calabria e Lazio – detiene tassi di oltre il 40%, ma è ben presente anche nel Centro-Nord con percentuali tra il 20 e il 30%. Per tale ragione, il polo didattico vuole essere funzionale al reinserimento sociale dei migranti vittime del caporalato, nonché al riutilizzo positivo di beni confiscati alla mafia, con finalità di sensibilizzazione, coesione della comunità e di inclusione sociale.

Al termine del percorso sarà possibile visitare l’impianto di agricoltura sostenibile con la serra di acquaponica. Una vera e propria attività dove ragazzi migranti e italiani attualmente collaborano, e che permetterà la realizzazione di questi stessi impianti in Africa: un esempio di cooperazione circolare a tutti gli effetti.

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