Si vota per eleggere il futuro presidente della Regione e i 70 deputati dell’Assemblea regionale siciliana
PALERMO – Mancano solo due settimane all’attesissimo Election Day in Sicilia del prossimo 25 settembre, in coincidenza con le elezioni politiche nazionali.
Saranno circa 3,9 milioni, infatti, i cittadini isolani chiamati a eleggere il nuovo presidente della Regione tra i sette candidati che concorrono attualmente alla carica e i nuovi membri dell’Ars, una scelta obbligata in seguito alle dimissioni anticipate di Nello Musumeci, presentate lo scorso 4 agosto.
Potranno prendere parte alla votazione tutti i cittadini italiani regolarmente iscritti nelle liste elettorali del comune di residenza, che i che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età alla data del giorno di votazione e che siano in possesso dei requisiti di elettorato attivo.
Va specificato che il nostro sistema elettorale può essere definito proporzionale e prevede un voto di preferenza e un premio di maggioranza.
La possibilità del voto disgiunto
Non essendo previsto un ballottaggio, verrà eletto Presidente il candidato che si aggiudicherà anche un solo voto in più dei suoi avversari. C’è però la possibilità del voto disgiunto, ovvero esprimere la preferenza per il candidato presidente di uno schieramento e per un deputato di una compagine opposta.
Così come previsto dalla Legge Regionale 20 marzo 1951, n. 29 il nuovo governatore che prenderà le redini di Palazzo D’Orleans viene eletto “a suffragio universale, con voto diretto, libero e segreto”, e sia per i candidati Ars che per il presidente si voterà tramite un’unica scheda.
Le nuove cariche avranno una durata di 5 anni e, così come previsto già dallo scorso 2014, i membri che fanno parte dell’Assemblea regionale siciliana sono 70 (e non 90 come in precedenza).
Al fine di regolamentare il processo di elezione dei deputati l’Isola è suddivisa in 9 circoscrizioni, ovvero tante quante le province, a ognuna delle quali corrisponde un collegio elettorale.
Dei seggi disponibili, il primo viene attribuito al futuro presidente isolano, che è il capolista di una lista regionale, ognuna delle quali deve comprendere un numero di candidati pari a nove, incluso il capolista. È inoltre prevista una soglia di sbarramento del 5%. In ambito elettorale, con il termine “soglia di sbarramento” ci si riferisce al livello minimo di voti necessari per accedere alla ripartizione dei seggi. Nel caso delle elezioni regionali siciliane il quorum minimio è fissato al 5%.
Lo sbarramento del 5%
Un deputato, dunque, per essere eletto, deve appartenere a uno schieramento che superi il 5% in almeno 5 province e deve poi ottenere più voti nella lista provinciale che ha superato questo sbarramento.
Tutti i candidati di ogni lista regionale, dopo il capolista, devono essere inseriti nell’ordine di lista secondo un criterio di alternanza fra uomini e donne. Il secondo seggio viene assegnato al capolista della seconda lista più votata, mentre i restanti posti, seguono il criterio del premio di maggioranza, ovvero vengono scelti i 7 candidati della lista regionale del presidente che viene eletto.
I restanti 62 seggi vengono ridistribuiti in modo proporzionale tra le 9 province e, nel dettaglio: 6 ad Agrigento 6, 3 a Caltanissetta, 13 a Catania, 2 a Enna, 8 a Messina, 18 a Palermo, 4 a Ragusa, 5 a Siracusa e 5 a Trapani.
Come evitare l’effetto “trascinamento” e il monopolio della partitocrazia
PALERMO – Risale al 3 giugno del 2005 la legge regionale n.7 che sancisce le norme relative all’elezione del presidente della regione Sicilia e dell’Assemblea regionale siciliana.
In particolare, l’articolo 3 delinea i criteri che regolano il collegamento tra le liste regionali e i gruppi delle liste provinciali. Al comma 2 si specifica che “più gruppi di liste concorrenti nei collegi provinciali possono coalizzarsi in ambito regionale per esprimere un candidato comune alla carica di Presidente della Regione, che è il capolista di una comune lista regionale. Il legame che intercorre tra i diversi gruppi di liste provinciali e la comune lista regionale è esplicitato attraverso reciproche dichiarazioni di collegamento, che sono valide soltanto se concordanti”.
E, ancora, al comma 3 si sottolinea che “quando l’elettore ometta di votare per una lista regionale, il voto validamente espresso per una lista provinciale si intende espresso anche a favore della lista regionale che risulta collegata con la lista provinciale votata”. Quest’ultimo si rivela un aspetto molto importante, soprattutto in virtù della possibilità del voto disgiunto di cui si dispone in Sicilia. In particolare, ciò significa che votare esclusivamente per un singolo partito e non esprimere alcuna preferenza per il candidato presente nella lista regionale collegata, implica il cosiddetto effetto “trascinamento”. Con questo termine, infatti, ci si riferisce al fenomeno per il quale il mancato voto espresso per la lista regionale e, di contro, la sola preferenza per il partito fanno automaticamente acquisire prevalenza al partito stesso piuttosto che al singolo soggetto proposto per la guida della Regione. Non è difficile immaginare, dunque, che questa pratica dell’elettorato rischia di favorire e contribuire allo “strapotere” dei partiti inclusi nella lista e, al contempo, di togliere valore alla propria scelta di voto.
Il 25 settembre, invece, deve essere considerata dagli elettori una data cruciale per le sorti dell’Isola e, dunque, l’invito del QdS è quello di votare espressamente per uno dei sette candidati alla presidenza, piuttosto che semplicemente per il partito, esplicando così al meglio il proprio diritto e dovere all’espressione di un voto che sia consapevole e informato su intenti e programmi dei concorrenti alla presidenza. Il suggerimento che vogliamo rivolgere ai nostri lettori siciliani, dunque, è quello di indicare anzitutto un nome per il futuro presidente scelto piuttosto che il solo partito. Solo così si potrà evitare quel fenomeno che Benedetto Croce, già nel lontano 1912, nel suo saggio “Il partito come giudizio e come pregiudizio (pubblicato sull’ ‘Unità’ nell’aprile dello stesso anno) definiva come la decadenza del parlamentarismo a favore di “falsi partiti che, con gracili maschere ideologiche ma senza tradizioni e conformità di idee, coprivano con finte schermaglie delle spicciole trame clientelari”.
Il voto disgiunto, che cosa significa
La scheda per le elezioni regionali è di colore verde. Per votare sarà sufficiente sbarrare il simbolo della lista del Presidente (quindi della coalizione), poi segnare con una X il simbolo del partito del candidato deputato e indicarne il nome.
Non è possibile apporre nelle schede qualsiasi altra indicazione o fare segni, pena l’annullamento del voto espresso.
Come anticipato, in Sicilia è ammesso il voto disgiunto. Questo vuol dire che, sebbene la scheda sia unica, un elettore ha diritto a votare una lista regionale e una provinciale che non siano collegate tra di loro, senza per questo incorrere nell’annullamento delle preferenze espresse.
In buona sostanza, a differenza di quanto accade per le politiche, ciò significa che i siciliani potranno esprimere un voto per un candidato alla presidenza che appartiene a uno schieramento e, al contempo, un altro voto per un deputato candidato con una lista provinciale della compagine opposta. Se, però, si vota solo per una lista provinciale senza voto disgiunto, “il voto dato soltanto alla lista provinciale si estende alla lista regionale collegata”.