Pubblicata circolare che prescrive una serie di strategie di prevenzione rivolte alla popolazione. I Comuni dovranno limitare o inibire la circolazione durante eventi meteo severi
PALERMO – In vista dell’autunno e dei possibili problemi legati a eventi climatici che possono portare a frane e alluvioni, in territori nell’Isola che possono mancare di adeguate soluzioni strutturali, la Regione ha ritenuto utile pubblicare una circolare che prescrive una serie di strategie di prevenzione che rientrano, nel linguaggio comune della protezione civile, tra le “azioni non strutturali”. Innanzitutto, è fondamentale che si diffonda la consapevolezza nella popolazione della vulnerabilità del territorio, in modo da avviare un percorso culturale, anche mediante esercitazioni, che miri alla conoscenza delle misure di auto-protezione utili ad evitare comportamenti che mettano a repentaglio beni e vite umane quali.
Informare la popolazione di quali siano i rischi di natura idrogeologica
Ad esempio, bisogna informare la popolazione di quali siano i rischi di natura idrogeologica e idraulica del territorio in cui si abita. In tal modo, si potrà stimolare la comunità a prestare attenzione alle indicazioni fornite dalle autorità e dai mezzi di comunicazione. In autonomia, consapevoli dei rischi, si andranno a mettere in pratica comportamenti di buon senso, come non sostare o transitare sui ponti o lungo gli argini o le rive di un corso d’acqua in piena, o in aree soggette a esondazioni o allagamenti anche in ambito urbano. Non si tenterà, ancora, di arginare la massa d’acqua, ma ci si sposterà ai piani superiori, e non si tenterà di percorrere un passaggio a guado o un sottopassaggio durante e dopo un evento piovoso, soprattutto se intenso, né a piedi né con un automezzo. La popolazione, nel caso si debba abbandonare l’abitazione, dovrà ricordare chiudere il gas, staccare l’elettricità e non dimenticare l’eventuale animale domestico, allontanandosi il più possibile dalle aree in cui si è verificata una frana o una alluvione, in modo da non correre ulteriori rischi od ostacolare l’operazione dei tecnici e dei soccorritori.
La popolazione, ancora, può essere parte attiva nel processo di gestione della crisi, avvisando il Comune e le sale operative provinciali e regionali, di ogni rischio di cui viene a conoscenza. “Se correttamente predisposta – sottolineano il dirigente generale del dipartimento di protezione civile, Salvo Cocina, e il dirigente del Servizio S04–Rischio idraulico e idrogeologico della Regione, Giuseppe Basile – la pianificazione di protezione civile per il rischio idrogeologico e idraulico diventa uno strumento insostituibile per avviare tutte quelle pratiche ritenute utili a prevenire e a mitigare, laddove possibile, i rischi derivanti dagli eventi meteorologici”.
Il “cosa fare” dipende dal livello di allerta previsto
Il “cosa fare” evidentemente dipende sia dal livello di allerta previsto, sia dalle reali condizioni che si manifestano sul territorio di cui solo gli enti locali possono avere piena contezza. Pertanto sono proprio i Comuni ad avere spazio di manovra per il mantenimento delle condizioni di sicurezza del territorio e delle infrastrutture in esso presenti. Si occuperanno, quindi, di rendere efficienti le reti di smaltimento delle acque di superficie e di installare dispositivi idonei a limitare o inibire la circolazione viaria e pedonale durante eventi meteo severi che possano mettere in pericolo l’incolumità della popolazione.
La circolare porta comunque sostanzialmente esempi rispetto alle azioni di prevenzione minime: “Ma ciascun Comune – aggiungono Basile e Cocina – può e deve delineare differenti, ulteriori ed efficaci attività in relazione alla propria struttura organizzativa e alle specifiche condizioni del territorio. Il sindaco, in qualità di responsabile locale di protezione civile, può quindi attivare fasi operative più severe di quelle correlate ai diversi livelli di allerta, mentre il dipartimento regionale della Protezione civile può fornire indirizzi, linee guida e indicazioni generali nonché supporto nella gestione dell’emergenza anche con l’attivazione del volontariato”.