Gestione inefficiente, inflazione ed extracosti. In arrivo un’ulteriore stangata sulla Tari - QdS

Gestione inefficiente, inflazione ed extracosti. In arrivo un’ulteriore stangata sulla Tari

Gestione inefficiente, inflazione ed extracosti. In arrivo un’ulteriore stangata sulla Tari

Simone Olivelli  |
giovedì 16 Maggio 2024

Paolo Amenta (AnciSicilia): “Rincari per l’incapacità di far funzionare il ciclo dei rifiuti”. Parlano i presidenti delle Srr

PALERMO – “Il problema dei rincari nella tariffa dei rifiuti in Sicilia non è tanto l’adeguamento disposto dall’Arera in tema di inflazione, da noi il problema è sempre lo stesso: l’incapacità di far funzionare correttamente il ciclo dei rifiuti”. Trattare il tema della gestione della spazzatura nella regione più a sud d’Italia è un po’ come parlarsi addosso. Le criticità sono ben chiare, le soluzioni molto meno e quando un’idea la si ha il tempo per metterla in atto si rivela lunghissimo.

Nel 2024 aumenteranno i costi legati alla Tari

L’attenzione generale, però, cresce quando dai ragionamenti astratti si passa alle grane quotidiane. Per quasi tutte le famiglie siciliane, infatti, il 2024 segnerà un aumento alla voce dei costi legati alla Tari. “Il paradosso da noi è che pur avendo circa 280 Comuni con la differenziata sopra al 65 per cento la tassa aumenterà comunque”, spiega Paolo Amenta.

Per Anci Sicilia il motivo è la carenza di impianti

Per il presidente di Anci Sicilia, il motivo di questo trend lo si spiega con la carenza di impianti: “Non avendo siti di prossimità adeguati per il riuso e il riciclo dei materiali, i Comuni sono costretti ad affrontare costi sempre più alti. Il caso di Sicula Trasporti, dove l’impianto di trattamento meccanico-biologico serve circa 250 Comuni della Sicilia orientale e una cinquantina della parte occidentale, è emblematico – continua Amenta –. Si paga oltre trecento euro a tonnellate per poi spedire all’estero i rifiuti da smaltire. Con un sistema così precario è naturale che i piani economico-finanziari (Pef) dei Comuni ne risentano”.

A confermare le previsioni tutt’altro che rosee per le tasche dei siciliani sono anche le Srr, ovvero gli enti d’ambito che si occupano della pianificazione del servizio nei singoli territori. In Sicilia al momento ce ne sono 18, anche se una proposta di riforma – una delle tante rimaste in questi anni imballate all’Assemblea regionale siciliana – vorrebbe ridurle a nove e farle coincidere con le ex province. Tra i compiti delle Srr c’è quella della validazione dei Pef approvati dai Comuni. In altre parole, verificare che la previsione di spesa per un servizio che la legge prevede sia totalmente finanziato dai cittadini siano in linea con le previsioni normative e con le indicazioni dell’Arera, l’autorità di regolazione per energia reti e ambiente.

A Palermo approvato il nuovo Pef con l’aumento della Tari

A Palermo, per esempio, il Comune ha approvato un nuovo Pef che vede una Tari aumentare di 12 milioni rispetto al precedente, fino a spingersi alla somma di 131,5 milioni. Per le singole famiglie, in base all’ampiezza dell’immobile e al numero di persone che risiedono, si parla di aumenti del sei per cento. Per cercare di alleggerire il peso sulle tasche dei cittadini, la giunta guidata da Roberto Lagalla ha deciso di utilizzare due milioni di euro provenienti dall’imposta di soggiorno pagata dai turisti per pagare i costi dello smaltimento dei rifiuti.

La Tari aumenterà anche negli altri comuni siciliani

“La Tari aumenterà non solo a Palermo – conferma il presidente della Srr Palermo Area Metroplitana, Natale Tubiolo –. Anche negli altri centri si registreranno dei rincari dovuti all’adeguamento, disposto da Arera, dei canoni mensili riconosciuti ai gestori. Nel capoluogo chiaramente influisce in maniera decisa il livello ancora molto basso della differenziata: ci attestiamo sul 19 per cento. Con il nuovo Pef la raccolta porta a porta dovrebbe essere estesa anche in altre parti della città e questo speriamo comporterà un aumento della differenziata e, di conseguenza, una riduzione dei quantitativi di spazzatura da mandare in discarica”.

Spostandosi in altre parti della Sicilia le cose non cambiano di molto. “Sono tanti i Comuni che stanno avendo problemi a chiudere il piano economico-finanziario – ammette Massimo Fundarò, assessore a Calatafimi-Segesta ma anche presidente della Srr Trapani Provincia Nord –. A Calatafimi siamo riusciti addirittura a ridurre leggermente la tassa, grazie al livello di differenziata che supera il 90 per cento, ma il nostro è un caso unico. La maggior parte del territorio è in difficoltà”.

A incidere, inevitabilmente, è anche la chiusura dell’impianto di trattamento meccanico-biologico gestito da Trapani Servizi e la conseguente necessità di portare i rifiuti a Lentini, da Sicula Trasporti. Il riferimento ricorrente all’impianto che un tempo era di proprietà dei fratelli Leonardi e che dal 2020 è gestito dagli amministratori giudiziari nominati dal tribunale di Catania, in seguito al sequestro disposto in occasione dell’inchiesta Mazzetta Sicula, deriva dalla centralità di Sicula nell’attuale sistema di gestione dei rifiuti. La società, dopo avere saturato gli spazi autorizzati nella propria discarica, ha avviato un servizio di smaltimento in impianti all’estero, occupandosi soltanto della fase di pre-trattamento all’interno del Tmb di proprietà. L’aumento delle spese affrontate per portare oltre i confini nazionali la spazzatura ricade sulle tariffe proposte ai Comuni.

Un aiuto concreto per gli enti locali potrebbe arrivare dagli ormai famigerati contributi che la Regione ha promesso di stanziare per aiutare gli enti locali ad affrontare gli extra-costi, ma di cui finora non si è vista traccia. La somma, in un primo tempo quantificata in 45 milioni di euro, è saltata quando a inizio anno l’assessorato all’Energia ha fatto marcia indietro, per motivi tecnici, sui contenuti del decreto emanato a novembre del 2023.

In seguito alla naturale polemica che ne è seguita e che ha visto in prima linea l’Anci, il governo Schifani, per bocca dell’assessore al Bilancio Marco Falcone, ha rilanciato la promessa, assicurando lo stanziamento di 60 milioni di euro. Al momento, però, l’attesa va avanti e per i Comuni siciliani si avvicina il momento di varare i Pef. I piani, peraltro, avrebbero dovuto vedere la luce già a fine aprile, ma poi una proroga ha rimandato tutto a fine giugno. Calendario alla mano e considerati i tempi della burocrazia nostrana, non manca comunque tanto.

Laudani, presidente Srr Catania: “L’aumento della tassa sulla spazzatura è quasi inevitabile”

“L’aumento della tassa sui rifiuti è quasi inevitabile, ma come ho già avuto modo di dire a tanti sindaci è necessario che i Comuni prestino particolare attenzione alla formazione del piano economico-finanziario (Pef) della Tari”. Più che un allarme, quello di Francesco Laudani lo si potrebbe definire un accorato consiglio. Laudani è presidente della Srr Catania Area Metropolitana e come i 17 colleghi che guidano gli enti d’ambito nel settore dei rifiuti in queste settimane è alle prese con uno dei temi che più faranno discutere nei prossimi mesi: i rincari della Tari.

Aumento che più di ogni altro viene difficilmente digerito dai cittadini, a fronte di una qualità dei servizi che lascia spesso a desiderare o addirittura – come nel caso dell’indagine di martedì scorso che ha fatto luce sul traffico di rifiuti gestito illecitamente a Catania da cinque netturbini – in maniera criminale. “I maggiori importi nelle bollette sono la diretta conseguenza della crescita dei costi affrontati nel recente passato – spiega Laudani –. Il Pef si redige guardando agli ultimi due anni e sulla base di ciò si pianifica ciò che serve per il biennio successivo. Nel nostro caso, ma direi di tutta la Sicilia, parliamo del periodo in cui si sono registrate le chiusure di alcuni siti di smaltimento e il successivo invio dei rifiuti fuori dall’isola, in particolare all’estero”.

Il compito di validare i Pef in Sicilia spetta proprio alle Srr, le società di regolamentazione negli ultimi accusate di avere fatto troppo poco dal punto di vista della pianificazione e realizzazione degli impiantistica pubblica. “Noi diamo il nulla osta finale, ma a lavorare al documento sono prima di tutto i Comuni, ai quali arriva dai singoli gestori del servizio il cosiddetto Pef grezzo, in cui sono riportate le spese affrontate da chi materialmente si occupa della raccolta dei rifiuti nel territorio. A queste somme – prosegue Laudani – vanno aggiunti i costi sostenuti direttamente dagli enti locali”.

Per quanto molti dei 28 Comuni che fanno capo alla Srr Catania Area Metropolitana debbano ancora inviare i Pef, sfruttando di fatto la proroga concessa fino a fine giugno, da più parti stanno arrivando notizie di importanti aumenti. A riguardo Laudani rimarca la necessità di verificare i dati: “Ho appreso che ci sono gestori che hanno indicato aumenti anche del 30 per cento delle spese, non sono nella posizione di poter valutare nel dettaglio la correttezza di questi calcoli ma chi ne ha la possibilità, e dunque gli uffici comunali, ritengo sia doveroso facciano tutte le verifiche del caso”, sottolinea Laudani.
Il presidente della Srr fa poi riferimento al decreto sugli extra-costi promesso dalla Regione: “Rappresenta un aiuto fondamentale per tutti i Comuni in un momento di grossa difficoltà, la speranza è che dopo le promesse e le attese si arrivi realmente allo stanziamento. Anche perché finché il decreto non viene emanato per gli enti locali è impossibile inserire in bilancio queste entrate”.

Il tema dei rifiuti nei giorni scorsi è stato anche al centro di un convegno organizzato da Federconsumatori e a cui hanno preso parte esponenti di Cgil, Legambiente, Arera, Anci e Comune di Palermo. A essere assente il governo Schifani, con il presidente della Regione che ha declinato l’invito per altri impegni istituzionali. L’attenzione dei presenti è stata rivolta verso le modalità da usare per quantificare il corrispettivo che i cittadini debbono pagare per finanziare il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.

Il futuro per molti è la tariffa puntuale. “Cioè quella tariffa che viene modulata in base alla quantità di rifiuti indifferenziati prodotti, stimolando il cittadino utente a differenziare il più possibile i suoi rifiuti al fine di pagare una Tari inferiore”, si legge in una nota di Federconsumatori.

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