Guerre Est-Ovest, USA-Iran - QdS

Guerre Est-Ovest, USA-Iran

Carlo Alberto Tregua

Guerre Est-Ovest, USA-Iran

mercoledì 31 Gennaio 2024

Da qualche settimana è scomparsa dai media italiani l’informazione sulla guerra russo-ucraina, che continua regolarmente, uccidendo persone e facendo danni irreparabili sututto il territorio. Perché questo forte calo dell’informazione? Probabilmente perché è arrivata un’indicazione dal capofila dell’Occidente, cioè gli Stati Uniti, di abbandonare l’Ucraina a sé stessa.

Infatti, il Congresso nord americano non intende più approvare i finanziamenti, cioè circa settanta miliardi di dollari che dovrebbero andare in questi tempi verso quella Nazione. Per conseguenza, anche i Paesi dell’Unione europea hanno rallentato il flusso di finanziamenti e, quindi, di armi e, pertanto, è sceso il silenzio. Un silenzio che costringerà l’attore-comico e provvisorio presidente di quel disperato Paese, Volodymyr Zelensky, a trattare la pace con Putin, una pace che sarà basata sul confine probabilmente corrispondente all’attuale fronte di guerra.

Quanto precede accade anche inconseguenza dell’altra guerra fra Israele e Hamas, non Gaza. Perché questa distinzione? Perché Hamas è un gruppo di ribelli e di estremistiche vorrebbe cancellare il popolo ebraico, cosa impossibile, mentre a Gaza c’è il Popolo.

Il gruppo estremista non rappresenta tutto il popolo palestinese, il quale avrebbe fatto volentieri a menodi questa distruzione pressoché totale del proprio Paese, delle proprie case, dei propri servizi e della propria vita quotidiana. L’iniziativa di Hamas è stata criminosa non solo per l’attacco ad Israele, ma soprattutto per i danni che sono derivati alla popolazione di Gaza.

Cosicché lo scenario dell’informazione mondiale si è spostato dall’Ucraina al Mediterraneo. L’ansia non è mutata perché pur trattandosi di guerre locali, le conseguenze a livello mondiale sono elevate. Una di queste conseguenze è l’inasprimentodei rapporti fra Usa ed Iran, che sottobanco sostiene Hamas, non solo finanziariamente, ma anche con armi e altri mezzi.

Vedete, c’è sempre lo scontro fra Occidente ed Oriente, che ha un beneficiario e cioè il gruppo dei produttori di armi, che incrementano fatturato ed utili con le loro forniture in tutto il mondo.

I popoli di buonsenso ed i loro governanti dovrebbero aver capito ormai che le guerre con le armi non servono più, se non appunto a favorire gli armaioli, e che l’arma più efficace e micidiale che oggi si deve usare è l’economia.

Fino a quando gli Stati Uniti primeggiavano nel mondo anche in questo settore e si dichiaravano i gendarmi del pianeta, le cose sono andate in una sola direzione, ma in questi tempi vi sono almeno tre nuovi attori nello scenario mondiale, la Cina in primo luogo, per Pil, per capacità tecnologiche e realizzative; segue l’India, che ha imboccato una strada di sviluppo senza precedenti e quest’anno tocca il vertice per incremento di Pil a livello mondiale con il suo sette per cento. C’è da dire, però, che questo Pil in valore assoluto ancora è molto indietro nella graduatoria. Infine, c’è il gruppo emergente arabo – Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar – che sta effettuando un’aggressiva politica finanziaria conquistando spazi economici e di visibilità a livello mondiale.

In questo quadro, l’Unione europea, con i suoi ventisette membri, diventa sempre più insignificante, come abbiamo scritto più volte, perché anziché moltiplicare le proprie energie, restando fortemente unita su comuni obiettivi, è invece divisa, soprattutto fra Nord e Sud, e quindi disperde le proprie forze in tanti rigagnoli e diminuisce l’efficacia di un’unione a ventisette che potrebbe diventare una forza, ma che in atto è una debolezza.

È stato un vero peccato l’applicazione delle sanzioni alla Russia perché questo comportamento ha spinto quel Paese nelle mani della Cina, mentre poteva dare più forza alla stessa Europa, di cui geograficamente, seppure parzialmente, fa parte.

Non tutto è perduto perché l’Ue potrebbe ritornare sui propri passi e riaprire le frontiere alla Russia, contribuendo a far cessare quel focolaio aperto che sta danneggiando fortemente – oltre l’Ucraina, come scritto prima – l’economia europea.

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