“Alcune società- tra cui le cosiddette ‘Big Tech’, quali Amazon, Apple, Facebook e Google – si trovano nella posizione migliore per sfruttare i cambiamenti; possono utilizzare il vantaggio di un enorme patrimonio di informazioni personali sui consumatori e possono più facilmente abbattere i prezzi con investimenti in tecnologia e sfruttando le differenze tra paesi nel costo del lavoro – ha proseguito Visco -. L’attività delle imprese Big Tech e di altre con caratteristiche simili pone delicate questioni riguardanti la sicurezza informatica, anche con riferimento alla gestione e al trattamento dei dati personali. Per la complessità e per la natura globale di questi temi qualsiasi tentativo di regolamentazione unilaterale è destinato al fallimento; sono indispensabili iniziative a livello internazionale”.
“In Italia il sistema produttivo non è riuscito ad adattarsi con prontezza ai grandi cambiamenti prodotti nel tempo dalla tecnologia e dalla globalizzazione; ne hanno risentito la produttività e il potenziale di crescita dell’economia – ha proseguito il governatore -. Gli indici che riassumono il livello di digitalizzazione dell’Unione europea e degli Stati membri pongono l’Italia agli ultimi posti, con un ritardo particolarmente accentuato negli utilizzi e nelle competenze. Sebbene l’istruzione renda, in Italia, meno che nella media degli altri paesi dell’OCSE – fattore che alimenta la cosiddetta ‘fuga dei cervelli’ – titoli di studio superiori hanno comunque un rendimento maggiore degli altri”.
(ITALPRESS).