A eccezione di Lipari, dove la scadenza è prevista in primavera, la Regione ha scelto di prendere più tempo per le nuove gare. Il dirigente regionale Mario Cassarà al QdS: “Contiamo di avere pronto il bando entro la fine dell’anno”
PALERMO – Nell’estate che per la prima volta in maniera dirompente ha portato al centro del dibattito in Sicilia il tema della siccità e delle alternative possibili per garantire l’approvvigionamento di acqua, la Regione ha deciso di prorogare temporaneamente i contratti relativi alla gestione dei dissalatori nelle isole minori.
La scelta, non contemplata dai bandi che un decennio fa precedettero le aggiudicazioni ad alcune imprese del settore, è determinata – come verificato dal Quotidiano di Sicilia – dalla necessità di avere tempo a sufficienza per indire le nuove gare d’appalto per affidare un servizio che se in buona parte della regione rischia di dover essere implementato nel prossimo futuro per fronteggiare la penuria di precipitazioni, a Pantelleria, Lampedusa e Linosa, Ustica e Lipari è fondamentale da tempo.
Gli accordi per la gestione dei dissalatori delle isole minori in scadenza
A eccezione di Lipari, per le altre isole gli accordi stipulati all’epoca in cui a guidare la Regione era il governo di Rosario Crocetta scadranno nelle prossime settimane: a fine ottobre toccherà ai contratti stipulati dalle società Sofip, Acciona Agua e Protecno a Pantelleria, Lampedusa e Linosa; mentre a inizio novembre scoccheranno i dieci anni di gestione da parte di Sopes, affiancata in origine dalla Di Vincenzo srl, poi confiscata. Per quanto riguarda, invece, la principale isola delle Eolie, dove la gestione è in capo sempre a Sopes, la scadenza del contratto è prevista per la prossima primavera.
Necessario altro tempo per le nuove gare di appalto
Per allora, tuttavia, non è detto che si conosceranno i nominativi dei nuovi gestori. Anzi, è probabile che anche a Lipari sarà necessario proseguire temporaneamente con le attuali gestioni. “L’istituto della proroga è previsto dal codice dei contratti e prescinde dalla previsione di questa possibilità all’interno del bando – spiega al Quotidiano di Sicilia il dirigente del Servizio 1 del dipartimento regionale Acque, Mario Cassarà –. Parliamo di procedure complesse per le quali è necessario redigere una serie atti propedeutici al bando e al capitolato d’appalto. Sono operazioni già in corso e che contiamo di concludere al più presto”.
Allo stato, tuttavia, non è facile indicare una data entro cui partiranno le nuove operazioni di gara: “Ritengo che entro la fine dell’anno il bando potrebbe essere già pronto, poi chiaramente bisognerà tenere conto delle tempistiche previste dalla pubblicazione degli atti nonché i tempi che la legge concede per la preparazione delle offerte”, conclude il dirigente.
Affidati due incarichi dalla Regione siciliana
Nei mesi scorsi, la Regione ha affidato due diversi incarichi per aggiornare la fotografia riguardante i dissalatori presenti nelle isole minori della Sicilia. Nel primo caso, a essere coinvolta è stata l’Università di Palermo: è di giugno, infatti, il decreto che per 30mila euro assegna al dipartimento di Ingegneria chimica, gestionale, informatica, meccanica il compito di preparare uno studio specialistico per il supporto alla pianificazione futura della tariffa da porre a base della nuova gara d’appalto. All’impresa Akwa Engineering, con sede a Palermo, è stato dato invece l’incarico – l’importo del contratto è di circa 170mila euro – riguardante la preparazione di una perizia di consistenza degli impianti esistenti.
“Si rende necessario e urgente dare avvio alle attività di progettazione per l’affidamento del servizio di produzione di acqua idonea al consumo umano mediante processi di dissalazione delle acque marine nelle isole di Lampedusa, Linosa, Lipari, Pantelleria e Ustica, con la sostituzione, a cura dell’aggiudicatario della gestione, degli impianti di dissalazione esistenti e la realizzazione di impianti fotovoltaici a servizio dei dissalatori”, si legge nel preambolo del decreto firmato a fine luglio.
Nell’attesa, dunque, gli attuali gestori andranno avanti così come fatto in questi anni. Guardando un’occhiata alle ultime fatture liquidate dalla Regione, emerge che per i mesi che vanno da maggio a luglio scorso le attività del dissalatore di Pantelleria sono costate poco più di 867mila euro, mentre a Lampedusa il servizio erogato tra maggio e giugno ammonta a quasi 474mila euro. Per Ustica, invece, l’importo dell’ultima fattura, che fa riferimento al mese di maggio, è stato di circa 110mila euro.
Dissalatori di Gela, Trapani e Porto Empedocle da riattivare
Nei giorni scorsi il tema dei dissalatori è finito al centro dell’attenzione in seguito alle dichiarazioni del presidente della Regione, Renato Schifani, sulle opportunità che la Sicilia avrà per riattivare gli impianti di Gela, Trapani e Porto Empedocle: “Sono contento che sia stata accolta la mia proposta (da parte del ministero delle Infrastrutture, ndr), grazie alla quale avverrà il dimezzamento dei tempi di costruzione. Pur avendo già reperito le risorse finanziarie necessarie, 90 milioni nell’Accordo di coesione e dieci di fondi regionali con i quali faremo anche un dissalatore temporaneo a Porto Empedocle, c’era il rischio, infatti, di non potere realizzare gli impianti entro la prossima stagione a causa dei lunghi tempi richiesti dalle procedure ordinarie”, ha detto Schifani parlando dell’accordo con il governo nazionale che prevede il dimezzamento delle tempistiche.
Dall’opposizione non sono mancate le critiche: “Stiamo parlando di cento milioni di euro di fondi di sviluppo e coesione 2021 2027 e, a fronte di un investimento così cospicuo, ci aspettiamo – ha detto l’esponente del Movimento 5 Stelle all’Ars, Cristina Ciminnisi – che il presidente venga a chiarire in commissione Ue qual è il progetto che sarà oggetto dello snellimento delle procedure e, soprattutto, quale sarà la reale portata di risorse idriche aggiuntive prodotta dai tre dissalatori, quali saranno i costi di gestione, e quanto, la riattivazione di questi impianti, potrà realmente contribuire a soddisfare il fabbisogno idrico regionale. Altrimenti il rischio è che la montagna partorisca un topolino”.