La lamentazione come fenomeno sociale in Italia
Landini si lamenta contro il Governo; Schlein si lamenta contro il Governo; Salvini si lamenta contro l’Europa; Meloni si lamenta contro i giudici; i/le professori/esse si lamentano dei modesti stipendi; i/le cittadini/e meno abbienti si lamentano dell’aumento del costo della vita; il resto dei/delle cittadini/e si lamenta di tutto il resto.
Dunque, possiamo affermare, a prova di smentita, che la lamentazione è diventato lo sport nazionale.
Sembra quasi che tutti godano nell’evidenziare le cose che non vanno, quelle che non funzionano, maledicendo la sfortuna che li affligge, dando la colpa ai terzi delle cose che non funzionano. Insomma, l’universo-mondo è contro il mondo-universo e viceversa; come dire: tutti contro tutti.
Dal che ne deriva la lamentazione della lamentazione, che riguarda i cosiddetti diritti violati. Così arriviamo a ricordare la famosa frase del periodo fascista: “Piove, governo ladro”.
Forse stiamo esagerando, ma leggendo le notizie sui vari media di comunicazione, l’impressione è quella che abbiamo descritto.
Se vogliamo fare una riflessione, dovremmo ammettere che questo modo di porsi, rispetto agli eventi che ci capitano tutti i giorni, non è umanamente accettabile, perché se è vero che da un canto i problemi esistono, è vero, d’altro canto, che essi vanno affrontati con positività e cioè con la voglia e la capacità di poterli risolvere.
A che serve lamentarsi di tutto senza porsi nella condizione di affrontare e risolvere concretamente i problemi che di giorno in giorno ci vanno capitando? A nulla, solo a deprimerci, a pensare e sperare in una fortuna che risolva i problemi al nostro posto, per cui dobbiamo ricordare che di speranza si può morire, ovvero chi di speranza vive, disperato muore.
Insomma, si tratta di affrontare con realismo la propria vita e ciò che ci capita, ma anche con la voglia di superare le difficoltà e di costruire, costruire e costruire. Che cosa? Le condizioni per un domani migliore, il che non è sempre vero perché ognuno lavora non per un domani migliore, ma con la speranza che le cose vadano come ci si aspetta, grazie a una forza superiore!
La questione potrebbe ridursi all’osso in questa alternativa: vivere la realtà così com’è, con gli occhi bene aperti e con cognizione di causa, oppure vivere nel limbo delle illusioni e del pensiero alato, alto o elevato, che però nulla ha a che fare con la realtà e quindi andare incontro a delusioni consecutive. Infatti, non vi è dubbio che illudersi (ben diverso dal sognare per creare) non serve a niente, anzi peggiora le cose.
Intendiamoci, quello che vi illustriamo non è un modo di pensare, ma un modo che dovrebbe consentirci di affrontare la vita al meglio, soprattutto quando ci capitano guai di salute, nostra o dei nostri congiunti.
La classe medica è sempre benemerita, perché complessivamente guarisce le persone quando sono guaribili, ma c’è una falla generica nel suo comportamento e cioè che la valutazione delle malattie è diventata molto complessa, perché non vi è medico che prima di fare una diagnosi non faccia compiere al paziente analisi di tutti i tipi. Il clinico di una volta, che con un colpo d’occhio capiva la patologia, non c’è più.
La salute è il primo obiettivo che ognuno dovrebbe perseguire, ma vi è un’errata convinzione e cioè che essa sia dovuta. In effetti non è così. Bisogna adoperarsi per mantenerla e quindi fare tutto ciò che serve anziché sperare che tutto vada bene per virtù dello Spirito Santo.
Stile di vita sano, sostegno del sistema immunitario, lavoro proficuo e svaghi che ricaricano anima e corpo, movimento, alimentazione ed altri componenti sono assolutamente necessari per andare nella giusta direzione. La maggioranza delle persone, però, non ci pensa e agisce in modo esattamente contrario, salvo poi lamentarsi di acciacchi vari.
Resta fermo che vi sono effettive condizioni di vita invivibili e persone che non hanno il tempo o il denaro per pensarci. In questo caso occorrerebbe che le istituzioni provvedessero a migliorarle. Ma ciò non avviene per l’egoismo e l’incapacità dei gruppi di potere, che sono pronti ad arraffare ricchezze piuttosto che redistribuirle.
Speriamo comunque che questi comportamenti possano cambiare e in fretta.