Rognogni, la sua fede e la sua fiducia nella democrazia e nella Costituzione
Il lascito più importante di Virginio Rognoni, il suo imperituro monumento, restano la sua fede e la sua fiducia nella democrazia e nella Costituzione. Non democrazia e Costituzione generiche, ma quelle che scaturivano dalle sofferenze e dalle lotte per la libertà del popolo italiano.
Giustamente la motivazione del premio Ghislieri alla carriera che gli fu assegnato nell’ottobre 2015 ricorda che: “L’impegno politico di Rognoni non si è però esaurito nel solo agone parlamentare e governativo. Si è anzi distinto per un continuo richiamo a valori che l’esperienza antifascista giovanile aveva fortemente radicato in lui. Pochissimi mesi fa, intervenendo a una celebrazione locale per il 25 aprile, dinanzi a una platea di giovani aveva ribadito che ‘l’antifascismo che noi celebriamo oggi è la democrazia, la democrazia trova nell’antifascismo un sostegno, una sorta di ossigeno’. Fra i suoi numerosi interventi riguardo all’attualità politica e giuridica dell’Italia, segnaliamo una interessante considerazione riguardo all’autonomia della magistratura ospitata, come molti suoi scritti, dal Corriere della Sera”.
Quando nel 2006 cessò la sua ultima attività pubblica al Csm, la sua maggior presenza riattivò Cà della Terra come luogo di incontri e di riflessioni, incontri animati dalla sua sempre lucidissima ed informata intelligenza e frequentata da persone per bene e di grande qualità. Negli ultimi anni quando non ci furono più incontri di gruppo e lui rimase solo fui io che cercavo di incontrarlo a Cà della Terra in incontri personali, perché avevo bisogno più di sempre del suo pensiero sulle difficili vicende politiche del nostro paese, avevo bisogno della sua guida intellettuale. Ma anche in questi colloqui personali, con i quali cercavamo di capire cosa stesse succedendo nel nostro Paese, Rognoni cercava di essere positivo, vedere il bicchiere mezzo pieno e di domandarsi che cosa potessimo fare per contribuire a riempirlo.
Aveva pensato di poter contribuire all’Ulivo come uno dei dodici saggi chiamati a scrivere il Manifesto del Partito democratico e come presidente del Collegio dei garanti del Pd ha affermato che: “La storia dei cattolici democratici è legata, con i suoi valori alla comprensione della laicità della politica, al gioco della libertà e al dovere della giustizia. Questa coscienza i cattolici l’hanno trovata nel Pd” (Corriere della Sera 7 novembre 2009). E questo fu, forse, il suo unico errore politico in tanti anni di colloqui. Riponeva molte speranze nel Pd e credeva nel conferimento nel Pd dei grandi principi cattolici di stampo sturziano che Martinazzoli aveva cercato di rievocare nel 1994 con il nuovo Partito Popolare Italiano al quale Rognoni aveva aderito. Ma si sbagliava.
Nel suo commovente funerale del 23 settembre 2022 nella Chiesa di Santa Maria del Carmine notai che al di là dei meritati omaggi istituzionali e degli amici di sempre, premeva il popolo pavese che non aveva nessun motivo di essere presente se non quello di testimoniare il suo affetto e la sua riconoscenza ad un grande leader politico e civile che aveva tanto fatto per la sua città e per l’Italia tutta. E ho rivolto un ringraziamento a chi lo aveva chiamato dolcemente a sé, nella notte del 20 settembre in piena lucidità e senza sofferenze, chiamandolo in tempo per impedirgli di vedere il dissesto in atto dei valori democratici e costituzionali che sono stati, per tutta la vita, la sua bussola, la sua speranza e il suo lascito per noi più importante.