Messina, senza adeguata prevenzione il territorio va in fumo - QdS

Messina, senza adeguata prevenzione il territorio va in fumo

Messina, senza adeguata prevenzione il territorio va in fumo

martedì 05 Settembre 2023

Un bilancio degli incendi che anche nel corso di questa estate hanno devastato e lasciato pesanti conseguenze sul territorio: fumo e cenere dove prima una volta c’erano piante e alberi

MESSINA – L’estate non è ancora finita ma si può già dire che sul fronte incendi è stata, per il territorio messinese, tra le più critiche degli ultimi anni. Ingenti i danni ambientali, oltre 5.000 ettari di boschi e macchia mediterranea andati in fumo e di questi circa 3.500 localizzati nel comune capoluogo.

Gli ultimi interventi da parte dei Vigili del fuoco del Comando provinciale sono stati effettuati qualche giorno fa sui Colli San Rizzo, ma anche nelle zone di Raccuja, Furnari, Gioiosa marea, Ficarra, Sant’Agata Militello, Naso, Barcellona, Mazzarà Sant’Andrea, Francavilla Moio e Taormina. Dal 21 al 27 luglio i fenomeni più devastanti, complici le alte temperature e il vento di scirocco. Si è trattato quasi sempre di incendi dolosi e in alcuni casi i responsabili sono stati individuati dalle Forze dell’ordine, coadiuvate dai droni.

Si fa troppo poco, però, per prevenire un fenomeno che ogni estate si presenta come se fosse un’emergenza inevitabile. Nel comune peloritano il fuoco ha invaso la collina e la vallata del Torrente Trapani, le montagne sopra Giampilieri dove sono andati in fumo una sessantina di ettari di bosco. Bruciate le colline di Galati, a Santo Stefano, e poi sopra Ortoliuzzo, proprio a ridosso dell’autostrada A20. Un immenso rogo da quasi 1.600 ettari ha bruciato le colline della zona Nord, dall’Annunziata a Tono, da Castanea alla Statale 113.

Sono gli incendi sui Colli San Rizzo, il cuore verde a pochi chilometri dalla città, però, che hanno scosso forse di più emotivamente. Fumo e cenere dove prima c’erano piante e alberi: questo il quadro desolante che resta a pochi giorni dall’ultimo rogo di fine agosto. Ma ancora una volta gli incendi hanno messo in evidenza le carenze d’organico tra Vigili del fuoco e Guardia forestale, i cui operatori non si sono risparmiati. Le criticità e l’inadeguatezza nell’intervento sono state messe in evidenza da Legambiente Messina in un reportage pubblicato nei giorni scorsi sui social. Vengono citati due episodi emblematici verificatisi proprio nel corso degli interventi per arginare le fiamme: “Durante gli incendi di fine luglio, alcuni nostri soci si trovavano nei pressi di Massa San Giorgio nel tentativo di proteggere un piccolo appezzamento di terreno a forza di secchi d’acqua e battifuoco. Dopo che già il fuoco era passato tutto intorno al terreno e restavano solo focolai isolati, un mezzo leggero dei vigili del fuoco arrivava, con due vigili a bordo, stremati da turni massacranti (14 ore il giorno prima); i due vigili chiedevano ai nostri di poter riempire la cisterna del mezzo, al che, pur facendo presente che l’unica acqua disponibile arrivava con una pressione insignificante, veniva comunque accettata. Informati del fatto che in un terreno vicino si trovava un serbatoio a uso agricolo dove poter rifornirsi d’acqua, riferivano che il loro mezzo non disponeva di una pompa per aspirazione”.

Felice Iracà guida da giugno il Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Messina

Durante l’insediamento aveva assicurato che una squadra di cinque unità sarebbe stata impegnata quotidianamente soltanto nella prevenzione degli incendi, ad agosto un’altra squadra grazie alla convenzione con la Regione Sicilia sarebbe stata inviata a Vulcano. Il gran numero dei fronti aperti in più zone, però, ha reso insufficienti le forze a disposizione con 360 operativi e 271 volontari. Nell’incendio di fine agosto, si legge ancora nel report, “un nostro socio ha percorso il sentiero didattico che parte da puntale Ferraro, passando a ridosso delle zone appena percorse dal fuoco per constatare la situazione; al ritorno sulla strada principale, incrociava un forestale alla guida di un mezzo di servizio che chiedeva a informazioni sullo stato delle cose. Che tale constatazione non la stessero facendo i forestali appare paradossale. In quei momenti, peraltro, i canadair continuavano ad effettuare lanci sul bosco, ma non vi era più un fronte definito del fuoco quanto piuttosto una serie di focolai sparsi. In questo quadro i lanci aerei risultano dispersivi, mentre un serio intervento da terra potrebbe essere risolutivo; occorrono squadre composte da persone giovani, ben attrezzate e competenti… e fatta salva la competenza (e in molti casi l’abnegazione) che non si mette in dubbio, le altre due caratteristiche per lo più scarseggiano”.

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