Miglioriamo le nostre case e le nostre città - QdS

Miglioriamo le nostre case e le nostre città

Miglioriamo le nostre case e le nostre città

Salvo Fleres  |
mercoledì 12 Giugno 2024

Far rinascere i cosiddetti “cadaveri urbani” una spinta alla crescita economica

Voglio ritornare su un argomento che abbiamo già affrontato qualche settimana addietro, quando abbiamo parlato della possibilità di far rinascere i cosiddetti “cadaveri urbani”. Desidero tornarci sopra perché sono convinto che l’operazione determinerebbe una spinta fortissima alla crescita economica delle nostre cittadine, dunque dell’occupazione e della qualità della vita. Certo, sarebbe necessario varare un’apposita normativa e, pensate, ci sono leggi, come quella alla quale penso, che non solo non costano nulla, ma sono in grado di determinare significative entrate nelle tasche dei contribuenti e delle pubbliche amministrazioni, riuscendo pure a migliorare le condizioni urbanistiche, di sicurezza e di efficienza energetica delle nostre case.

Sono convinto che molti, a questo punto, staranno pensando che io stia dando i numeri, che abbia perso il senno e che i duri colpi dell’età mi avranno, probabilmente, prodotto chissà quali danni. Vi assicuro che non è così e proverò a dimostrarlo, con l’auspicio che qualcuno dei giovani politici appena eletti sappiano cogliere l’essenza della proposta, avendo ben chiaro che sono proprio loro e l’intera loro generazione che, che da una simile ipotesi ne trarrebbero il maggiore vantaggio.

Lo spunto di riflessione sul quale desidero che si apra un dibattito riguarda il recupero dei centri storici, lo sviluppo urbanistico e le disposizioni comunitarie secondo le quali, entro il 2050, bisognerà azzerare il consumo di suolo ed entro il 2033 bisognerà efficientare, dal punto di vista energetico, le nostre abitazioni. Su questo argomento è opportuno mettere a punto una serie di misure che facilitino e accelerino le azioni di rigenerazione urbana, ma soprattutto che stabiliscano delle premialità volumetriche negli interventi di riuso riguardanti quegli edifici che non presentino elementi di pregio architettonico, artistico o storico. Credo che le attuali previsioni di legge non siano del tutto esaustive, poiché sono convinto che, insieme all’argomento principale, bisognerà prendere in considerazione anche le questioni legate agli eventuali espropri, quelle riguardanti le previsioni e l’aggiornamento veloce dei Piani Regolatori, quelle connesse con il difforme orientamento dei singoli proprietari immobiliari di un medesimo edificio o comparto, quelle legate alle funzioni delle Soprintendenze. Va inoltre preso in considerazione anche il tema delle case parcheggio per gli abitanti dei fabbricati da sottoporre a riuso, che certamente, in attesa di tornare ad abitare nella loro abitazione, più grande e più sicura di prima, dovranno pure traslocare da qualche parte.

Nel 1997, con la legge regionale 25, l’Ars aveva avviato un percorso volto a consentire il recupero, a scopo di edilizia cooperativistica, di vecchie costruzioni nei vari centri storici, prevedendo una premialità nelle dimensioni dei nuovi immobili. Per avviare rapidamente un confronto efficace si potrebbe ripartire da lì e andare avanti, fino alla predisposizione delle ulteriori disposizioni necessarie. D’altra parte, se qualcuno pensa che le nostre città diventeranno ecologicamente più vivibili ed energicamente più efficienti, senza prevedere un qualche vantaggio per i proprietari degli immobili, credo sia molto lontano dalla realtà e conosca poco l’indole della persona umana. A costoro, con tutto il rispetto, mi permetto di ricordare che l’ottimo è nemico del buono e che l’essere umano, tra le tante, ha due caratteristiche: si avvicina al cambiamento con una certa diffidenza, non vuole perdere ciò che ha e soprattutto, se proprio deve cambiare, vuole sapere cosa ci potrà guadagnare. Con simili premesse sarebbe opportuno che abbandonassimo la linea dei facili e populistici proclami e provassimo a trovare soluzioni non ottime ma ottimali, magari mettendo attorno allo stesso tavolo i rappresentanti dei vari interessi leciti che possono avere a che fare con l’argomento in questione. L’Italia è stanca delle enunciazioni di principio buone per tutte le stagioni, ma assolutamente prive di effetti concreti.

L’Italia ha bisogno di soluzioni realistiche e praticabili, fondate su elementi certi, chiari, e soprattutto ha bisogno di risorse e di politiche capaci di trarre il massimo profitto economico e sociale con il minimo sforzo finanziario. Ciò accade quando le questioni vengono affrontate con onestà intellettuale, con umiltà e soprattutto con tanto, tantissimo buonsenso.

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