Operazione Affari tuoi, truffavano le aziende con false forniture

Operazione Affari tuoi, truffavano le aziende con false forniture: le indagini coinvolgono Catania

marikacontarino

Operazione Affari tuoi, truffavano le aziende con false forniture: le indagini coinvolgono Catania

Redazione  |
giovedì 16 Maggio 2024

Sembra che nell'arco di un anno, da maggio 2023 a maggio 2024, l'organizzazione criminale sia riuscita a raggirare centinaia di aziende.

I carabinieri di Savona hanno eseguito ordinanze cautelari nei confronti di 9 persone di età compresa tra i 34 e i 73 anni nell’ambito dell’operazione Affari tuoi. I 9 sono indagati per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di plurime truffe a danno di aziende, ricettazione e bancarotta fraudolenta.

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L’operazione Affari tuoi ha visto impegnati oltre 70 militari nelle province di Milano, Monza Brianza, Napoli, Catania, Imperia e Novara. Si chiude, così, una complessa indagine svolta dai carabinieri del nucleo investigativo di Savona e della compagnia di Alassio. L’indagine è iniziata nell’ottobre scorso dopo un blitz in un capannone di Villanova d’Albenga. Lì sono state rinvenute 55 tonnellate di merce proventi di truffa per un valore di oltre 230 mila euro.

Le indagini dell’operazione Affari tuoi

Le indagini hanno individuato un’organizzazione criminale in grado di truffare, tra maggio 2023 e maggio 2024, centinaia di aziende. Secondo quanto emerso dall’operazione Affari tuoi gli indagati, subentravano quali amministratori e soci in almeno 9 aziende non più operative e rilevate a prezzi modici. In seguito, trasformavano l’oggetto societario includendo la rivendita di vari generi di prodotti, dall’edilizia, agli alimentari, all’hi-tech. Infine, depositavano bilanci falsi i cui ingenti, e inesistenti, utili, venivano destinati all’aumento di capitale sociale. Questo rendeva la società apparentemente così solida da indurre in errore le aziende fornitrici, che accordavano forniture, anche di ingente valore commerciale, accettando pagamenti a 30 o addirittura 60 giorni che poi non venivano onorati.

Le società di volta in volta “bruciate”, le cui sedi operative erano ubicate a Villanova d’Albenga e San Giuliano Milanese, venivano abbandonate in dissesto finanziario. I proventi dati dalla vendita della merce, destinata a una collaudata rete di ricettatori, venivano spartiti tra gli indagati causando insoluti per oltre 3 milioni di euro e maturando debiti tributari per oltre 2 milioni di euro.

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