Piano rifiuti, auditi all’Ars i presidenti delle Srr - QdS

Piano rifiuti, auditi all’Ars i presidenti delle Srr

Piano rifiuti, auditi all’Ars i presidenti delle Srr

Simone Olivelli  |
mercoledì 25 Settembre 2024

In Commissione Ambiente prosegue l’esame del documento predisposto dall’Amministrazione regionale. Il M5s rivendica il ruolo del Parlamento: “Schifani non sfrutti i poteri commissariali per bypassarlo”

PALERMO – Almeno due settimane di audizioni, a dimostrazione che il passaggio dalla commissione Ambiente dell’Assemblea regionale siciliana non è soltanto l’atto finale di un protocollo da rispettare più nella forma che nella sostanza. A cinquanta giorni dalla lettera con cui il presidente della Regione Renato Schifani annunciava ai 391 sindaci dell’isola l’imminente entrata in vigore del nuovo piano rifiuti, dall’opposizione arriva forte l’appello a non svilire le prerogative dei deputati di sala d’Ercole.

“Schifani non sfrutti i poteri commissariali per bypassare il Parlamento. L’Ars deve poter giocare fino in fondo il suo importante ruolo su una questione importantissima per la Sicilia come il piano rifiuti e sugli inceneritori in particolare, verso i quali anche le Srr sono molto perplesse”, è la dura nota diramata ieri pomeriggio da Cristina Ciminnisi, Jose Marano e Adriano Varrica, i tre esponenti del Movimento 5 Stelle che siedono nella quarta commissione. Ovvero quella che per l’attuale legge regionale che regola il settore – la numero 9 del 2010 – deve fornire un parere, non vincolante, prima della firma del decreto con cui il presidente della Regione varerà l’aggiornamento al piano che disciplina le modalità di gestione dei rifiuti.

Le parole dei cinquestelle sono arrivate a margine dell’audizione che ha visto protagonista buona parte dei 18 presidenti delle Srr, gli enti d’ambito a cui spetta la localizzazione degli impianti per il trattamento dei rifiuti che, sempre stando alla norma, andrebbero gestiti all’interno dei singoli territori. Un indirizzo che, tuttavia, non verrà tenuto in considerazione per quanto concerne la novità principale del nuovo piano: la realizzazione di due termovalorizzatori che, stando agli annunci del governatore e dell’assessore regionale Roberto Di Mauro, sorgeranno grazie a un finanziamento di 800 milioni di euro di fondi pubblici nella zona industriale di Catania e a Palermo, con localizzazione data più verosimile a Bellolampo. I giochi, a riguardo, sembravano essere già stati fatti con l’ottenimento da parte del governo del via libera alla Vas, la valutazione ambientale strategica rilasciata dalla commissione tecnica-specialistica guidata da Gaetano Armao. Così però non potrebbe essere. O meglio, prima che lo sia i deputati reclamano il rispetto del proprio ruolo: “Il governo – hanno dichiarato Ciminnisi, Marano e Varrica – sta tirando diritto per la sua strada su una questione fondamentale come quella degli inceneritori, senza curarsi praticamente di nessuno”.

Il riferimento va alle Srr, le società di regolamentazione introdotte nel 2010 in sostituzione degli Ato, ma il cui ruolo fino a oggi in molti casi è stato frenato dalla situazione sempre ai limiti dell’emergenza con cui la Sicilia convive da anni e che hanno portato periodicamente la Regione a prendere le redini del settore disponendo, d’imperio, le modalità con cui i rifiuti vanno gestiti. A partire, per esempio, dall’individuazione degli impianti in cui dirottare gli autocompattatori, nei casi – per nulla rari – di malfunzionamenti dei siti in cui di solito fanno riferimento i Comuni. “Le Srr si sono lamentate del mancato coinvolgimento su questa tematica e sul piano rifiuti in generale, mostrando – hanno proseguito i deputati del Movimento 5 Stelle – grande preoccupazione della sostenibilità economica di questi impianti, ma soprattutto per cosa accadrà da oggi fino alla loro eventuale realizzazione”.

A prescindere infatti dalla posizione sui termovalorizzatori, con i cinquestelle che ribadiscono che il proprio dissenso “non è un no ideologico, ma supportato da migliaia di pagine di letteratura scientifica, a tenere banco è la questione concernente il percorso di avvicinamento che porterà alla loro entrata in funzione. Una preoccupazione che ieri sarebbe emersa anche dalle parole di alcuni presidenti delle Srr. Il ragionamento in sostanza è questo: tenuto conto dei tempi necessari a progettare gli impianti e a ottenere le specifiche autorizzazioni per la loro compatibilità ambientale, nonché quelli che inevitabilmente bisognerà attendere per l’indizione delle gare d’appalto e per il loro espletamento, fino ad arrivare ai possibili ricorsi alla giustizia amministrativa, cosa ne sarà dei rifiuti siciliani?

La risposta a questo quesito negli ultimi anni è stata soltanto una: spedizioni all’estero. Uno scenario che gli addetti ai lavori, pur tenendo in considerazione delle prossime entrate in funzione delle nuove vasche nelle discariche di Palermo e Trapani, ritengono l’unico verosimile se si vuole evitare che la spazzatura torni prepotentemente a occupare le strade. Tanto nelle grandi città, dove la differenziata arranca da sempre, quanto nei comuni più piccoli. La conseguenza, però, è stata quella di vedere innalzare alle stelle i costi dello smaltimento, che hanno risentito dell’incidenza delle spese relative al trasporto fuori dall’Italia e che sono ricaduti totalmente – o quasi, se si considera il lungo e travagliato percorso che ha portato al contributo disposto dalla Regione – sui Comuni.

Se questa è l’inevitabile prospettiva per il prossimo futuro – sei o sette anni – della Sicilia non è semplice dirlo. A chiederselo sono anche le Srr. Dal canto loro, l’opposizione assicura che la commissione Ambiente andrà avanti con le audizioni: “Vogliamo sentire i vertici della Cts e anche le associazioni ambientaliste, è necessario farlo prima di un passaggio così cruciale come l’approvazione del nuovo piano rifiuti”, afferma la deputata cinquestelle Cristina Ciminnisi contattata dal Quotidiano di Sicilia.

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