Quelle chiare, fresche, tossiche acque di Sicilia - QdS

Quelle chiare, fresche, tossiche acque di Sicilia

Quelle chiare, fresche, tossiche acque di Sicilia

Gabriele D'Amico  |
venerdì 03 Febbraio 2023

Non solo mancata depurazione e mare inquinato. Secondo l’ultima indagine dell’Arpa oltre il 60% dei corpi idrici sotterranei contaminato da nitrati, pesticidi e altre sostanze cancerogene

Dove l’uomo non arriva, arriva l’inquinamento. Nel sottosuolo siciliano si annidano dei veleni che contaminano le falde acquifere. Sul banco degli imputati l’agricoltura, gli scarichi non allacciati alla fognatura, i siti contaminati, i plessi industriali abbandonati e le discariche. Lo ha messo nero su bianco l’Arpa Sicilia nell’ultimo monitoraggio dello stato qualitativo delle acque sotterranee, pubblicato a fine 2022 e riferito ad analisi condotte nel 2021.

I corpi idrici inquinati

L’agenzia ambientale siciliana ha valutato lo stato chimico di 48 corpi idrici sotterranei (sugli 82 esistenti). Di questi, 39 sono “a rischio di non raggiungere l’obiettivo ambientale del buono stato chimico previsto dal D. lgs. 152/06 – Parte III”. L’analisi è stata condotta grazie alle 87 stazioni di monitoraggio dell’Arpa presenti nel sottosuolo e che per il 61% sono in uno stato chimico scarso a causa della presenza di nitrati, pesticidi, composti inorganici, sostanze cancerogene e clorobenzeni. Il più alto numero di stazioni in stato chimico scarso si trova nei corpi idrici “Piana di Vittoria”, “Bacino di Caltanissetta”, “Ragusano”, “Piazza Armerina”, “Piana di Castelvetrano-Campobello di Mazara”, “Piana di Marsala-Mazara del Vallo”.
Tutte zone a forte vocazione agricola. “La presenza di stazioni in stato chimico scarso – si legge nel documento di Arpa Sicilia – interessa 28 corpi idrici sotterranei, pari al 58% dei corpi idrici valutati nel 2021. Di essi sei presentano più di tre stazioni in stato scarso (“Piana di Vittoria”, “Bacino di Caltanissetta”, “Ragusano”, “Piazza Armerina”, “Piana di Castelvetrano-Campobello di Mazara”, “Piana di Marsala-Mazara del Vallo”), cinque corpi idrici presentano due stazioni in stato chimico scarso (“Etna Ovest”, “Lentinese”, “Piana di Gela”, “Monte Erice”, “Monte Ramalloro-Monte Inici”) ed i restanti 17 corpi idrici presentano una stazione in stato chimico scarso”. Questi rilevamenti sono stati determinati per il 31% dal superamento dei valori di nitrati nelle acque, per il 30% dallo sforamento dei parametri relativi alla presenza di composti e ioni inorganici. La restante parte è inquinata da pesticidi, elementi in traccia, composti cancerogeni, clorobenzeni e composti alifatici clorurati.

Quella brutta acqua destinata al consumo umano

A rendere ancora più inquietante il risultato di questo monitoraggio è la localizzazione delle stazioni: 51 si trovano infatti in aree designate all’estrazione di acque per il consumo di umano. E nemmeno queste si salvano dall’inquinamento del sottosuolo dovuto alle attività umane svolte in superficie: circa il 50% sono in uno stato chimico scarso e interessano corpi idrici di ogni lato dell’Isola (dal “bacino di Caltanissetta” a quello denominato “Etna Ovest”, dal “lentinese” a quello sotto la piana di Marsala). Addirittura, nella sorgente Misercordia, appartenente alla falda sotto il ragusano, sono state rilevate concentrazioni di ammoniaca superiori ai limiti consentiti dalla legge. O ancora, nella galleria drenante di Ciapparazzo (sotto il lato Ovest dell’Etna) è stata monitorata la presenza del Vanadio, un metallo che in grandi quantità può risultare estremamente tossico per l’uomo. Nella falda acquifera destinata al consumo umano denominata “Siracusano meridionale” a superare i limiti di legge sono i solfati. Sotto la piana di Marsala, invece, in tutte le stazioni di monitoraggio localizzate in aree destinate all’estrazione di acque destinate al consumo umano è stata trovata un’elevata presenza di Nitrati. L’agenzia ambientale siciliana ha rilevato anche alti livelli di antimonio nella falda sotto i Peloritani orientali, un metallo che viene usato per produrre proiettili o guaine per cavi e che è considerato tossico per l’uomo come l’arsenico.

Nitrati e pesticidi nelle falde

La maggiore causa di inquinamento delle falde acquifere siciliane, secondo l’Arpa, è la presenza di nitrati, elementi che derivano principalmente dall’azoto, che è “indicativa dell’impatto esercitato da pressioni antropiche diffuse di tipo agricolo connesse all’applicazione al suolo di fertilizzanti minerali ed organici e da pressioni puntuali derivanti da scarichi di acque reflue, perdite da condotte fognarie e perdite da discariche che insistono sui corpi idrici sotterranei”. Per l’agenzia ambientale siciliana 40 corpi idrici sui 42 monitorati si trovano a rischio di non raggiungere l’obiettivo ambientale di “buono stato chimico” solo per la presenza di nitrati. Complessivamente 25 corpi idrici sotterranei (pari al 51% dei corpi idrici monitorati nell’anno) presentano, in una o più stazioni di monitoraggio rappresentative, valori di concentrazione media annua di nitrati superiori a 25 mg/l, che indicano la presenza di impatti antropici significativi, tra i quali “andrebbero valutati prioritariamente” quelli legati “all’agricoltura e agli scarichi non allacciati alla fognatura”. Ad avere superato di gran lunga il limite di legge (50 mg/l) sono le falde denominate “piana di Catania”, “piana di Vittoria”, “Pizzo Vuturo-Monte Pellegrino”, “monte Gallo”, “piana e monti di Bagheria”, dove sono state rilevate concentrazioni superiori ai 100 milligrammi per ogni litro di acqua.

Altra conseguenza di un’agricoltura poco attenta all’ambiente che viene praticata in Sicilia è la presenza di pesticidi nei corpi idrici sotterranei. A sottolineare la gravità della situazione è ancora una volta l’Arpa. “All’interno della categoria dei Pesticidi – si legge nel monitoraggio annuale – ricadono alcune sostanze pericolose, definite tali dalla Direttiva 2000/60/CE in quanto sostanze tossiche, persistenti e bio-accumulabili, la cui immissione nelle acque sotterranee dovrebbe essere impedita ai sensi della Direttiva 2006/118/CE (Direttiva Acque Sotterranee)”.

Nel 2021 sono stati ricercati, complessivamente in 202 campioni di acque sotterranee, 262 principi attivi. Il risultato di questo monitoraggio specifico per i pesticidi ha messo in evidenza che nel 9% delle stazioni di monitoraggio la concentrazione media annua di uno o più parametri supera il rispettivo standard di qualità imposto dalla legge.

“I superamenti riscontrati – scrive l’Agenzia siciliana – riguardano i parametri Azoxistrobina, Boscalid, Ciproconazolo, Cis-1,3-dicloropropene, Clorantraniliprolo, Fluopyram, Glifosate, Imidacloprid, Metalaxil, Oxadixil, Pirimetanil, Propamocarb, Terbutilazina, Terbutilazina-desetil, Triadimefon, Triadimenol, Trans-1,3-dicloropropene, Pesticidi totali ed interessano i corpi idrici sotterranei Piana di Vittoria, Ragusano, Piana di Licata, Piana e Monti di Bagheria”. Complessivamente, tuttavia, sono state rinvenute tracce di pesticidi allarmanti in 17 stazioni di monitoraggio sulle 87 monitorate: quasi il 20%.

La portavoce alle Politiche alimentari della Commissione europea, Celia Dejond, interviene in esclusiva al QdS

Nelle falde acquifere quello che “transita” dai campi agricoli

L’alto impatto ambientale dell’agricoltura sulle falde acquifere è sinonimo di un’agricoltura siciliana ancora legata, in parte, alle scorrette pratiche del 900’ piuttosto che alle più innovative tecnologie green esistenti in campo agricolo. Pratiche che possono comportare l’immissione nel mercato di prodotti contaminati da pesticidi o altre sostanze tossiche. D’altronde, l’acqua inquinata delle falde è la stessa che si utilizza per irrigare in alcune zone agricole. Come sottolineato il 13 gennaio scorso da questo quotidiano nell’inchiesta “I veleni che finiscono sulle nostre tavole”, la sicurezza alimentare, pur essendo una questione molto attenzionata dalle istituzioni europee e nazionali, è ancora messa a rischio da prodotti contaminati da pesticidi, nano metalli e nano plastiche. Sul punto abbiamo interpellato la commissione europea che, tramite la portavoce alle politiche alimentari, Celia Dejond, ha risposto alle nostre domande.

Ritenete che le politiche del Parlamento Europeo e della Commissione UE siano adeguate a garantire la sicurezza alimentare?
“La politica europea in materia di sicurezza alimentare è una delle più severe e affidabili al mondo. La priorità della Commissione è la salute dei suoi cittadini e la sicurezza del cibo che mangiamo e dei prodotti che utilizziamo. La politica di sicurezza alimentare dell’UE copre l’intera catena alimentare, dai campi alla tavola.Mira a garantire la sicurezza e la qualità degli alimenti e dei mangimi, il rispetto di elevati standard di benessere e salute degli animali, la protezione delle piante e la diffusione di informazioni chiare sull’origine, il contenuto, l’etichettatura e il consumo degli alimenti.Una volta che l’Ue ha adottato leggi e politiche in materia di sicurezza alimentare e salute pubblica, spetta ai governi nazionali, regionali e locali far rispettare tali leggi. Devono garantire che le autorità competenti, le aziende e i produttori rispettino le norme. Parte del nostro lavoro consiste nel verificare che ciò stia effettivamente accadendo. Laddove è necessaria un’azione dell’Ue, proponiamo leggi e sosteniamo progetti. Il ruolo degli operatori economici è fondamentale. Sono i primi responsabili della sicurezza dei prodotti offerti in vendita e della loro conformità alle norme, siano esse sanitarie o di etichettatura. È importante ricordare che questo lavoro si basa su un sistema a tre stadi. La catena di responsabilità deve essere rispettata: prima gli operatori economici (stabilimento produttivo, ecc.), poi le autorità nazionali che controllano l’igiene, e infine c’è il livello europeo. Ciò significa che i cittadini dell’Ue godono di un elevato livello di sicurezza e che le merci vengono scambiate in condizioni sicure”.
L’ultimo rapporto annuale Rasff ha registrato 389 notifiche di allarme dall’Italia. È un dato preoccupante per la qualità del cibo che consumano gli italiani? L’Italia è in linea con gli altri paesi europei?
“Nel corso del 2021, tutti i membri della rete di allerta e cooperazione sono stati attivi nel Rasff. I più attivi sono stati Germania, Spagna e Paesi Bassi con rispettivamente 761, 524 e 446 notifiche trasmesse, seguiti da Belgio (389), Italia (389) e Polonia (335)”.

Tra i contaminanti presenti negli allarmi del rapporto ci sono: plastica, bambù, pesticidi, aflatossine. Altri studi condotti in Italia, tra cui quelli del laboratorio di igiene ambientale dell’Università di Catania, hanno certificato la presenza di microplastiche e metalli pesanti nel pesce e nei prodotti ortofrutticoli. Quali sono i rischi per la salute dovuti all’esposizione a questi contaminanti?
“Nel 2021, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha concluso che le prove scientifiche sugli effetti sulla salute umana delle micro e nanoplastiche sono ancora scarse e la qualità delle prove è variabile. Pertanto, l’Efsa ha elencato le ulteriori informazioni, che devono essere raccolte al fine di consentire una futura valutazione conclusiva del rischio sui possibili rischi per la salute umana derivanti dalla presenza di micro e nanoplastiche negli alimenti. I metalli pesanti negli alimenti possono causare vari effetti negativi sulla salute. A seguito delle valutazioni del rischio dell’Efsa per piombo, cadmio, arsenico, mercurio e stagno, la Commissione ha stabilito livelli massimi per questi contaminanti in un’ampia gamma di alimenti ai sensi del regolamento (CE) n. 1881/2006, al fine di garantire un elevato livello di protezione della salute umana. Gli alimenti contenenti metalli pesanti in concentrazioni superiori a questi livelli massimi non possono essere immessi sul mercato dell’Ue e gli Stati membri effettuano controlli ufficiali per verificare il rispetto dei livelli massimi e intraprendono azioni di contrasto (ad esempio ritiri dal mercato o richiami), quando individuano non conformità”.

Il trattato UE-Mercosur può rappresentare un rischio per la qualità del cibo consumato dai cittadini italiani ed europei?
“È importante ricordare che le norme sulla sicurezza alimentare dell’Ue non vengono modificate dagli accordi commerciali, tra cui l’approvazione su base scientifica delle sostanze attive nei prodotti fitosanitari, il meccanismo per rivedere i livelli massimi di residui esistenti di tutti i prodotti approvati e alcuni pesticidi non approvati. Le regole sono le stesse per importatori e produttori nazionali. Gli alimenti importati nell’Ue devono rispettare i livelli massimi di residui di pesticidi fissati dall’UE, per fare un esempio”.

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