Se ne parla poco, ma i rifiuti “speciali” prodotti dalle attività economiche sono 5 volte di più di quelli prodotti dai cittadini
Se ne parla poco, ma i rifiuti “speciali” prodotti dalle attività economiche sono 5 volte di più di quelli prodotti dai cittadini. Il recente Rapporto Ispra fa il punto al 2021, primo anno dopo la fine della pandemia. Dal 2020 al 2021 i rifiuti speciali prodotti sono aumentati del 12,2% contro un aumento del Pil del 7%. Siamo arrivati a 165 milioni di tonnellate con un aumento di 18 milioni di tonnellate di scarti, in un solo anno. Si dirà, il 2020 era un anno di pandemia, ma anche il confronto con il 2019 è impressionante: più 7,1% (11 milioni di tonnellate).
La produzione dei rifiuti speciali è tornata quindi a crescere, trascinata dal “rimbalzo” di tutta l’economia nazionale, a partire dal settore edile. Si conferma una tendenza verificata già da anni: quando il PIL sale i rifiuti speciali aumentano più del PIL; quando il PIL scende i rifiuti scendono meno del PIL. Il disaccoppiamento fra crescita economica e aumento dei rifiuti speciali appare ancora lontano. Guardando i dati nel dettaglio però la situazione appare più articolata. Su 18 milioni di tonnellate di aumento, 12,4 sono riconducibili alla sola edilizia, agli scarti da costruzione e demolizione, collegati all’utilizzo del Bonus 110%. Molte tipologie di rifiuti speciali sono stabili nel biennio come percentuale sul totale (come i rifiuti della manifattura e dei servizi), altri addirittura si contraggono sempre in percentuale (come i rifiuti prodotti dagli impianti di trattamento dei rifiuti o delle acque reflue). L’aumento invece è omogeneo in quasi tutte le Regioni, solo Puglia e Calabria diminuiscono dal 2020 al 2021. Una buona notizia è la riduzione della produzione di fanghi, una cattiva notizia è l’ulteriore riduzione del conferimento in discarica di rifiuti contenenti amianto.
Il sistema ha reagito a questo scossone in vari modi. Per prima cosa è aumentato il tasso di avvio al recupero pari al 72,1 % del totale (128,3 milioni di tonnellate, erano 112,8 nel 2020). Un aumento di 15 milioni di tonnellate di cui 10 provenienti dal settore costruzione e demolizione. Il comparto del riciclo sembra quindi aver retto bene l’urto di un incremento rapido di materiali da gestire.
Secondo: aumentano le altre tipologie di trattamento (chimico/fisici, biologici), passati da 16,4 a 17,9 milioni di tonnellate, impianti intermedi che hanno rappresentato una valida valvola di sfogo alla oscillazione repentina dei volumi.
Terzo: abbiamo aumentato l’export (prevalentemente in Paesi europei), passato da 3,6 milioni di tonnellate a 3,9, circa 300.000 tonnellate in più. Interessante notare che esportiamo 800.000 tonnellate di rifiuti speciali ad incenerimento in altri Paesi, mentre noi riduciamo l’incenerimento nazionale di circa 200.000 tonnellate (coincenerimento invece stabile). Poi esportiamo circa 300.000 tonnellate di rifiuti pericolosi. Sembra evidente quindi che abbiamo un buon comparto del riciclo, ma ci mancano impianti di recupero energetico e discariche per rifiuti pericolosi. Terzo abbiamo leggermente aumentato, dopo anni di riduzione continuativa, il conferimento in discarica, passato da 9,9 a 10,2 milioni di tonnellate, una brutta notizia. Infine abbiamo aumentato stoccaggi e depositi preliminari, passati da 17,6 a 18,7 milioni di tonnellate, anche questa una notizia non buona, indice di una difficoltà ad avviare i materiali a destinazione.
E cosa accade in Sicilia? La produzione di rifiuti speciali nel 2021 è di 9,3 milioni di tonnellate (erano 7,2 nel 2020) di cui 9,0 di rifiuti non pericolosi (erano 6,9 nel 2020) e 0,3 di rifiuti pericolosi (stesso valore del 2020). Un aumento consistente, pari al 25%. Il 61% di questi rifiuti provengono dall’edilizia. In Sicilia vengono gestiti nel 2021 8,4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, con un deficit impiantistico di circa 1 milione di tonnellate, aumentato rispetto all’anno prima (0,5 milioni di tonnellate). Gli impianti siciliani sono in tutto 610, di cui circa la metà di recupero di materia. Il recupero di materia è la forma prevalente di gestione cui sono sottoposti 6,5 milioni di tonnellate e rappresenta il 78,1% del totale gestito. Residuale è l’utilizzo dei rifiuti come fonte di energia (R1), pari a 56 mila tonnellate (0,7% del totale gestito).
Complessivamente sono avviati ad operazioni di smaltimento 850 mila tonnellate di rifiuti speciali (10,2% del totale gestito): oltre 284 mila tonnellate (3,4% del totale gestito) sono smaltite in discarica, circa 516 mila tonnellate (6,2% del totale) sono sottoposte ad altre operazioni di smaltimento, circa 49 mila tonnellate (0,6% del totale gestito) sono avviate a incenerimento. La messa in riserva ammonta a 866 mila tonnellate (10,4% del totale gestito), il deposito preliminare (D15) prima dello smaltimento interessa circa 58 mila tonnellate (0,7%). Infine, va rilevato che i rifiuti speciali esportati sono circa 33 mila tonnellate.
Chicco Testa, Presidente AssoAmbiente