Lo scorso anno, con il superbonus, in Sicilia sono stati installati quasi 13 mila impianti fotovoltaici. Ma i numeri sono ancora esigui e, a causa di una legislazione lacunosa e contraddittoria
PALERMO – Nel 2022 la crescita delle rinnovabili in Sicilia è stata impetuosa, ma l’attuale livello di sviluppo delle fonti energetiche alternative nella nostra regione – soprattutto in virtù delle immense opportunità offerte dal territorio – non è ancora soddisfacente. Le istituzioni competenti sono, quindi, chiamate a mettere in atto una serie di misure indispensabili per la transizione energetica e per lo sviluppo del socio-economico dell’Isola. Queste, in estrema sintesi, le risultanze dell’edizione 2023 del “Sicily Solar Report”. Il documento, elaborato dal Centro nazionale di ricerca panormita, studia ed analizza lo “stato dell’arte” degli impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili in Sicilia. Abbiamo approfondito i dati più significativi del rapporto con il professore Mario Pagliaro, ricercatore del Cnr di Palermo per anni docente di nuove tecnologie dell’energia al Polo Fotovoltaico della Sicilia, che lo ha redatto insieme al collega Giovanni Palmisano, professore associato del dipartimento di Ingegneria chimica presso la Khalifa University di Abu Dhabi.
Nel 2022, soprattutto per effetto delle agevolazioni previste dal Superbonus 110% – spiega Pagliaro -, vi è stato un grande incremento del numero di impianti fotovoltaici installati in Sicilia. In un anno il numero è cresciuto di ben 13 mila unità, cosa mai accaduta prima. La misura risolveva lo storico problema della Sicilia, relativo alla scarsa inclinazione delle famiglie ad investire nel fotovoltaico”. Importante, nel medesimo periodo, anche l’incremento del numero di parchi eolici, cresciuto di 15 unità superando nel complesso la potenza di 2100 Mw.
Numeri confortanti che, però, non possono essere interpretati con toni trionfalistici. Il motivo lo chiarisce ancora Pagliaro: “Il numero complessivo di impianti fotovoltaici sull’Isola è ancora al di sotto delle 80mila unità, la quasi totalità dei quali sui tetti. Un dato che paragono sempre con quello degli edifici esistenti in Sicilia, superiore ad 1 milione 700mila unità. Il dato è ancor più ragguardevole considerando che una percentuale enorme di questi edifici sono pubblici, si pensi solo a quelli sportivi. Ad esempio gli stadi di Catania e Palermo, la piscina olimpica del capoluogo e le piscine di Catania, Messina e altre città siciliane non hanno ancora un impianto fotovoltaico”.
È, insomma, un’analisi in chiaro scuro quella che emerge dal rapporto, come evidenzia il docente puntando l’attenzione su altri due aspetti assoluto rilievo con ‘sfumature’ di segno opposto: “Il lato positivo è che, anche con la fine del Superbonus, le installazioni continuano perché nel frattempo il costo delle bollette è cresciuto in maniera drammatica, per cui aziende e famiglie trovano nel fotovoltaico una soluzione concreta a questi rincari. In quest’ottica l’investimento diventa largamente conveniente: con gli attuali costi energetici un investimento nel fotovoltaico nel caso di una famiglia si recupera in due anni, nel caso di un’azienda entro tre. L’aspetto negativo – prosegue Pagliaro – è che la Regione persevera nella sua clamorosa latitanza di iniziative e progettualità. La nostra, infatti, è tra le poche Regioni italiane a non avere una legge sulla transizione energetica. Nel 2018 collaborai con l’onorevole Trizzino alla stesura di un disegno di legge, che si chiamava e si chiama Misure per la promozione della generazione distribuita sul territorio della Regione Siciliana. Il ddl non mai stato né calendarizzato né discusso. Eppure, darebbe alla Sicilia lo strumento essenziale per realizzare la transizione energetica: ovvero, l’Istituto per l’energia solare della Regione siciliana. Con cui portare a tutti: famiglie, aziende, ed Enti locali, gli straordinari benefici delle nuove tecnologie”.
Un tema, questo, che chiama in causa una problematica più volte evidenziata dal nostro Quotidiano, quella delle tempistiche necessarie per il rilascio delle autorizzazioni e delle “energie sprecate” a causa dei progetti fermi nei cassetti di questo o quell’ufficio. “Questa latitanza legislativa sostanzialmente – aggiunge il ricercatore del Cnr palermitano – fa sì che in tutti gli edifici, pubblici o privati, ricadenti all’interno di una zona sottoposta a tutela del patrimonio storico-artistico o paesaggistico, di fatto non è possibile installare alcun impianto. Lo stesso vale anche per grandi impianti su terreno, che devono essere tutti autorizzati dalla Regione, com’è giusto che sia. Il problema è che, non essendoci una normativa di riferimento coerente ed aggiornata, mancano criteri chiari ed aggiornati che rendano compatibile la tutela del paesaggio e del patrimonio architettonico e storico-artistico con l’esigenza di produrre energia pulita e a basso costo di cui abbiamo urgente necessità. In breve, la mancanza di certezza legislativa dovuta al sovrapporsi di norme nazionali e vecchia normativa regionale causa anche il ritardo nell’espressione dei tanti pareri richiesti per concedere la cosiddetta Autorizzazione unica”.
A corroborare questa tesi ci sono i numeri del Sicily Solar report 2023: il 98% dei 12.576 impianti fotovoltaici installati nel corso del 2022, sono piccoli impianti a supporto dei consumi elettrici di famiglie o aziende. Il motivo è facilmente spiegabile: per mettere in funzione questi impianti non è necessaria alcuna autorizzazione. Un vero e proprio paradosso quello denunciato dal rapporto e da uno dei suoi estensori, sia alla luce della stretta attualità che del contesto siciliano.
A tal proposito, infatti, Pagliaro sottolinea: “L’assenza di iniziativa legislativa è tanto più grave quando si consideri che la Regione siciliana, in virtù del suo Statuto, ha competenze quasi esclusive nel campo dell’energia. Ecco perché non bisogna meravigliarsi se il presidente Schifani ha di recente annunciato pubblicamente che lui stesso avrebbe messo un divieto assoluto alle autorizzazioni per impianti fotovoltaici su terreno. Basterebbe avere – prosegue – una legge moderna e ben concepita come il Ddl Trizzino, che introduce le Linee guida per l’integrazione paesaggistica ed architettonica delle nuove tecnologie dell’energia, per godere dei benefici di energia pulita e a basso costo, assicurando al contempo la piena tutela del territorio e del patrimonio storico-artistico. Eppure, la Sicilia ospita docenti universitari e ricercatori che sono stati tra i pionieri in Italia della integrazione paesaggistica ed architettonica delle rinnovabili. Molti di loro, fra cui io stesso, siamo stati consulenti, a titolo gratuito, dell’assessore pro tempore, il veneto Alberto Pierobon, collaborando alla stesura del Piano energetico ambientale (il Pears). Lo stesso, approvato dal governo regionale nel febbraio 2022, fra gli ultimi atti dell’Esecutivo Musumeci, identifica tutte le aree dove si possono installare, immediatamente e senza autorizzazione i grandi impianti fotovoltaici. Sono centinaia di cave e miniere dismesse, discariche esauste, siti industriali bonificati”.
La potenza installabile, in queste aree, sarebbe pari a 1,9 GW. Per comprendere quanto sarebbe significativo l’impatto sulla produzione energetica da fonti alternative alternative basti pensare che in Sicilia, a fine 2022, il totale della potenza elettrica installata e connessa alla rete era pari a 9,78 GW (0,272 GW di idroelettrico, 5,64 GW di temoelettrico, 2,123 GW di eolico, e 1,742 di fotovoltaico). Insomma, una fucina di opportunità da sfruttare al meglio, anche puntando su aziende ed imprese di spessore pronte ad investire sul territorio.
Gli esempi virtuosi
Un esempio virtuoso, da questo punto di vista, è il neonato parco energetico, sorto grazie all’intesa tra Engie ed Amazon, situato tra Marsala e Mazara del Vallo: 122 mila pannelli solari disposti su un’area prima inutilizzata di 155 ettari. Una struttura avveniristica perché, oltre a produrre 66 GW di energia annua, consentirà di coltivare prodotti tipici del paesaggio siciliano. I pannelli, infatti, sono montati ad un’altezza maggiore rispetto al consueto, lasciando spazio alle colture.
A brillare positivamente, inoltre, sono anche piccole realtà come la scuola “Matilde Canossa” di Catania, che nell’agosto del 2020 ha fatto installare un impianto da 50 Kw unito ad un sistema di accumulo costituito da 5 batterie al litio con tecnologia ecologica litio ferro fosfato da 20 kwh. Il costo delle bollette è stato dimezzato, mentre in estate il risparmio è stato pari al 70- 80%. Sulla stessa scia i benefici ottenuti da un caseificio di Assoro che, grazie ad un impianto da 200 Kw, ha contenuto notevolmente l’incremento delle bollette o dalla Cantina Horus situata tra Acate e Vittoria. Quest’ultima, con i suoi 100 ettari coltivati a viti, mandorleti ed uliveti, non ha risentito di alcun aumento grazie a pannelli per una potenza di 1 Mw sia su tetto che su terreno, tramite i quali l’autoproduzione ha coperto il 90% dei notevoli consumi elettrici.
Esistono, poi, dei potenziali esempi virtuosi che – però – rimangono solo sulla carta a causa delle criticità evidenziate da Pagliaro. Come gli impianti installati presso le piscine di Terrasini e Favara, progettati e realizzati da tempo, ma ad oggi non ancora entrati in funzione per ragioni sostanzialmente analoghe e riconducibili alle tempistiche tecnico-burocratiche. Bisogna, quindi, invertire la rotta e semplificare le procedure, obiettivo che la Regione proverà a raggiungere con la riforma della Commissione tecnico-specialistica, l’organismo deputato al rilascio delle autorizzazioni, di cui parliamo diffusamente nel box qui accanto.
Legislazione vetusta
Una soluzione che, tuttavia, non convince Pagliaro: “Non è un problema di persone, del presidente o dei componenti della Cts. Ma, come dicevo, di vacatio legislativa. Quella esistente è obsoleta, e spesso contraddittoria. Occorre capacità di legiferare ad altro livello da parte del Parlamento regionale, quindi non circolari o singoli provvedimenti assessoriali, per rendere più semplice il lavoro della Commissione che potrà così riferirsi ad un Testo unico: la nuova legge sulla transizione energetica della Regione siciliana. Gli investitori privati, che vogliono naturalmente riscontro alle loro richieste di autorizzazione, spesso adiscono le vie legali. Il rimpallo tra Tar, uffici regionali e ulteriori gradi di giudizio non fa che peggiorare la situazione, ingolfandola ancora di più. Tutta una serie di difficoltà che potrebbero essere superate qualora la Regione assumesse finalmente l’iniziativa politica varando la nuova legislazione sulla generazione distribuita dell’energia dalle fonti rinnovabili prive di emissioni che, lo ricordo, sono tutte dovute all’azione del sole: la luce solare, il vento, il movimento dell’acqua. Scrivendo un grande Disegno di legge che, a mio avviso, una volta discusso andrebbe adottato da tutte le forze politiche a prescindere dalle appartenenze, perché l’energia solare è il presente e il futuro migliore della Sicilia. Credo sia possibile farlo. Recentemente ne ho parlato con l’assessore alle Attività produttive, Edy Tamajo, mi è parso molto ben disposto. Ma le nostre classi dirigenti non conoscono le tecnologie del solare: ecco perché dovrebbero partire le attività delle Commissioni, sentendo tutte le parti interessate, per poi legiferare rapidamente”.
Immaginare un futuro di sviluppo basato sulle fonti rinnovabili non è utopia, a patto che si definisca un percorso chiaro e lungimirante, come evidenzia ancora Pagliaro: “Non servono nuovi incentivi: ne esistono di significativi come lo sconto in fattura del 50%. Per quanto riguarda aziende e Comuni, poi, sono disponibili enormi fondi comunitari per farsi finanziare, spesso anche integralmente, la realizzazione di moderni impianti fotovoltaici con accumulo e anche dei preziosi impianti fototermici per produrre calore sotto forma di acqua calda. Quello che manca, tanto negli Enti locali che fra famiglie e aziende, sono conoscenze e competenze adeguate a far realizzare gli impianti in tempi brevi e a costi accessibili. Sono decine gli esempi di impianti fatti realizzare dai Comuni e poi rimasti inutilizzati perché incompleti, o non collaudati. Se ci fosse l’Istituto per l’energia solare della Regione, sarebbe quest’ultimo a bandire la realizzazione dell’impianto, a seguirne la realizzazione, e a consegnarlo al Comune, alla Asl, alla scuola, all’ospedale, all’università, e così via dicendo. Bisognerebbe seguire l’esempio positivo del settore vitivinicolo che, fino alla fine degli anni ’80 con poche eccezioni scontava un grave ritardo rispetto alle altre Regioni italiane. Poi, l’Istituto della vite e del vino della Regione allora guidato da Diego Planeta fece venire in Sicilia il professore Giacomo Tachis. In pochi anni, il grande enologo collaborando con l’Istituto rivoluzionarono le produzioni vinicole siciliane. Che oggi sono fra le migliori in Italia, e dunque al mondo. Lo stesso bisogna fare con l’energia solare che rappresenta una straordinaria risorsa per il presente e il futuro della Sicilia”.
Alla Regione 200 progetti in attesa, la riforma della Cts per accelerare
Nei giorni scorsi il Governo Schifani ha annunciato il varo della riforma della Cts, l’organismo chiamato a pronunciarsi per il rilascio delle autorizzazioni ambientali con lo scopo di semplificare le procedure. Centrale il ruolo del dipartimento Ambiente che riafferma la sua titolarità nella procedura. Le novità riguardano, anzitutto, i requisiti per l’ingresso nella Commissione, la sua composizione ed organizzazione. Quanto agli interventi direttamente mirati alla semplificazione delle procedure si segnala la possibilità di istruttorie “speciali” per specifiche questioni.
Possibili anche incontri tra il soggetto proponente e la Commissione mediante l’organizzazione di videoconferenze. Previsto, inoltre, un tavolo tecnico permanente (composto, oltre che dai dirigenti interni, da due rappresentanti degli Ordini di ingegneri, geologi, chimici e agronomi) chiamato a predisporre apposite Faq, da rendere pubbliche per chiarire le modalità di svolgimento delle istruttorie.
Interventi anche nei meccanismi di controllo: per contrastare casi di inerzia e inattività di un gruppo istruttore o di qualche componente, in caso di mancato rispetto dei tempi, il presidente della Cts sostituisce il gruppo o il singolo inadempiente, ovvero avoca il parere all’assemblea plenaria. Si segnala, quindi, la volontà della Regione di “muovere le acque” e sbloccare la situazione. Certo, probabilmente, serviranno inerventi di più ampio respiro. Ma questo potrebbe essere il primo di una serie di passi importanti. Che sia necessario superare lo stallo burocratico, d’altra parte, lo ha sottolineato anche l’assessore regionale all’Istruzione Turano, in occasione dell’innaugurazione del già citato parco fotovoltaico.
I numeri parlano chiaro, sia a livello locale che nazionale. In ambito regionale, infatti, attenzionando solo le richieste per impianti di “media entità” in carico, appunto, a Palazzo d’Orleans risultano circa 200 progetti in sospeso (152 per il fotovoltaico, 40 per l’eolico). Le procedure concluse, invece, sono 61 nel primo caso e 10 nel secondo. A livelo nazionale,invece, ci sono circa 800 progetti in attesa di autorizzazioni relativi, anche, ad altre rinnovabili come idroelettrico e geotermico.