Ripristino della natura, i vincoli per gli Stati Ue: entro due anni vanno presentati i Piani nazionali - QdS

Ripristino della natura, i vincoli per gli Stati Ue: entro due anni vanno presentati i Piani nazionali

Ripristino della natura, i vincoli per gli Stati Ue: entro due anni vanno presentati i Piani nazionali

Giulia Biazzo  |
venerdì 21 Giugno 2024

Nei giorni scorsi l’ok al regolamento nonostante il voto contrario dell’Italia: in Europa andranno piantati 3 miliardi di alberi

BRUXELLES – “La Terra è un bel posto, vale la pena lottare per lei”, così scriveva il premio Nobel per la letteratura Ernest Hemingway nel suo romanzo “Per chi suona la campana”. Che la Terra sia un posto da difendere non è solo una questione di lotta ma, oggi, anche di sopravvivenza: negli scorsi giorni la Commissione Ambiente del Consiglio europeo ha approvato a maggioranza qualificata la Nature restoration law, cioè il regolamento sul ripristino della natura che rappresenta una colonna portante del Green deal. Forse proprio una delle colonne più “pesanti”.

Il documento europeo è un insieme di regole vincolanti volte a riportare almeno il 20% delle terre e dei mari europei allo stato originale entro il decennio, con asticelle ancora più sfidanti per quanto riguarda gli ecosistemi a rischio. Gli obiettivi sono quelli di aumentare la biodiversità; garantire le cose che la natura fa gratuitamente – come pulire l’acqua e l’aria, impollinare i raccolti e proteggerci dalle inondazioni -; limitare il riscaldamento globale a 1,5°C e rafforzare la resilienza e l’autonomia strategica dell’Europa, prevenendo le catastrofi naturali e riducendo i rischi per la sicurezza alimentare. L’orizzonte è anche quello di far fronte agli impellenti impegni internazionali in fatto di mitigazione e adattamento climatico.

Il lunghissimo iter legislativo è passato da due voti in Parlamento e dagli accordi del Trilogo che hanno dato al regolamento la sua forma definitiva. La nuova legge prevede il ripristino di almeno il 30% degli habitat europei minacciati entro il 2030, di almeno il 60% entro il 2040 e di almeno il 90% entro il 2050. Le opere previste dal regolamento riguarderanno zone umide, fiumi, coste, mare, praterie, boschi, ambienti agricoli, verde urbano, con un programma di ripristino della natura europea tanto imponente quanto necessario. La legge ha rischiato di essere respinta all’ultimo passaggio a causa dell’opposizione dell’Ungheria. Decisivo, però, si è rivelato il voto dell’Austria che, cambiando posizione, ha consentito l’approvazione definitiva.

Dopo vari sussulti e attese che durano dal 2022, sono stati 20 su 27 i Paesi a dare il via libera in Consiglio e tra questi non c’è il nostro Paese. Hanno, infatti, votato contro Italia, Ungheria, Olanda, Polonia, Finlandia e Svezia. Il Belgio si è astenuto. La legge, d’altronde, non è di poco conto visto che oggi parlare di ripristino degli habitat naturali non significa solo valorizzare gli ecosistemi e i paesaggi, ma impegnare i Governi a cambiare il proprio modello estrattivo, di produzione, di consumo e di gestione dei rifiuti (ad esempio) in maniera abbastanza radicale.

Le prime critiche in questo senso sono arrivate dal presidente nazionale di Cia-Agricoltori italiani, Cristiano Fini, che esprime rammarico: “La Nature Restoration Law danneggia gli ecosistemi agricoli perché non risponde alla oggettiva necessità di assicurare l’equilibrio tra sostenibilità ambientale, economica e sociale, essenziale per l’attuazione del Green Deal Ue. Non è pensabile ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marittime Ue entro il 2030 senza tener conto di quello che gli agricoltori stanno affrontando”.

Sono adesso previsti dalla legge Ue, infatti, requisiti e indicatori specifici riguardo lo stoccaggio di carbonio organico nei terreni minerali delle terre coltivate, la definizione della quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad elevata diversità e il contributo alla piantumazione di almeno tre miliardi di alberi aggiuntivi in sei anni. Inoltre, ogni Paese, dovrà presentare i piani nazionali di ripristino alla Commissione entro due anni dall’entrata in vigore del regolamento (quindi entro la metà del 2026), mostrando strategie e obiettivi. Gioiosa la reazione della Lipu: “Con l’approvazione della legge, siamo di fronte a un evento davvero senza precedenti, eccezionale – ha dichiarato Alessandro Polinori, presidente della Lipu-BirdLife Italia – per l’opera di conservazione della biodiversità europea che apre un orizzonte di speranza concreta per la natura, il clima, il benessere delle società umane”.

Tra chi si rammarica e chi festeggia, c’è anche Fedagripesca: “Troviamo discutibile che a questo voto decisivo si sia giunti con le istituzioni comunitarie di fatto ai titoli di coda della legislatura, senza considerare l’ipotesi di rimandare la discussione – dichiara il presidente Carlo Piccinini -. Rischiamo di avere gravi ripercussioni sull’agricoltura italiana ed europea, nonostante sia lodevole nelle intenzioni. Il ‘freno di emergenza’ previsto per il 2033 e la possibilità di sospendere l’applicazione delle norme in caso di gravi conseguenze sulla sicurezza alimentare sembrano infatti misure insufficienti per le comunità rurali”.

Critiche arrivano dalle associazioni ambientaliste alla scelta, rivelatasi inutile, da parte del Governo Meloni di votare contro il regolamento. “Ci lascia con l’amaro in bocca il voto contrario con motivazioni lacunose associabili agli impatti negativi sul settore agricolo – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente -. Il Governo italiano, superando la miopia, per affrontare la crisi ambientale e realizzare la transizione ecologica dei territori, adotti la legge al più presto” e anche il Wwf: “Spiace che in un passaggio cruciale per la tutela della natura in Europa, il Governo Meloni abbia clamorosamente mancato l’appuntamento con la storia – così ha detto Dante Caserta, responsabile Affari Legali e Istituzionali del Wwf Italia – opponendosi ideologicamente e scegliendo la disinformazione delle lobby dell’agroindustria contro gli interessi dei cittadini”.

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