Nel mondo ebraico il quindici settembre appena trascorso è stato Capodanno (Rosh Ha Shanà)
Nel mondo ebraico il quindici settembre appena trascorso è stato Capodanno (Rosh Ha Shanà). È cominciato l’anno nuovo 5784, giacchè tanti sono gli anni che secondo la tradizione si contano dalla creazione della terra. Una festa di compleanno per l’ intero creato e per l’uomo.
Nei precedenti scritti su questa rubrica, del medesimo argomento, abbiamo ricordato le variopinte usanze della ricorrenza, in cui il gusto del dolce e la forma circolare la fanno da padrone sulle tavole del banchetto di fine d’anno. Il rotondo per ricordare la ciclicità della vita e quindi il suo perpetuarsi ed il dolce, spesso rappresentato dal miele e dalla mela che in esso si intinge.
Tutto questo per coltivare la speranza che l’anno a venire possa portarci giorni carichi di dolcezza, e quindi con l’augurio che il gusto edulcorato dei cibi sia presagio di giorni migliori. Caratterizza la festa il dirompente suono dello shofar, il corno di montone ricurvo che il racconto biblico lega all’incompiuto sacrificio di Isacco, che con il suo alternarsi di stridenti tonalità lunghe e brevi, sembra entrare nell’anima per risvegliarla e nel contempo levarsi al cielo, verso l’Eterno, per invocare misericordia per l’intera umanità, in tutte le latitudini della terra accomunata dal suo essere debole e propensa allo sviamento.
Una ricorrenza allo stesso tempo festosa e austera
Quindi una ricorrenza allo stesso tempo festosa e austera. Una ricorrenza che apre il ciclo delle feste ebraiche tra cui primeggia “Yom Kippur” il giorno dell’espiazione. Con il nuovo anno si apre il ciclo di dieci giorni che conducono a questa ricorrenza religiosa, che vengono detti giorni terribili oppure giorni del pentimento.
Ciascun uomo si pone al cospetto della propria coscienza per valutare le proprie opere ed assumersi le responsabilità del male compiuto, ed ancor più, di ciò che avrebbe dovuto fare e non ha fatto. Rosh HaShanà è pure detto giorno del ricordo, di eventi recenti e lontani, nei quali la memoria colloca le persone che non ci sono più e che potremo rincontrare solo nel mondo che verrà.
Anche la memoria di fatti prossimi nel tempo è molto importante perché in una vita in cui i giorni corrono troppo in fretta averne memoria ci consente di comprendere il profondo significato delle nostre azioni. Una occasione preziosa quindi per migliorare noi stessi ed il piccolo frammento di mondo su cui operiamo. Augurandoci un anno migliore non resta che dire buon anno (Shanà Tovà).