La Sicilia nella morsa dei rischi naturali. Intervista a Salvatore Lizzio, dirigente generale delegato da Schifani per la guida della Struttura commissariale contro il dissesto idrogeologico
I dati riportati dalla piattaforma Idrogeo di Ispra indicano che sono quasi 90.000 gli abitanti dell’isola, pari a 36.630 famiglie, che vivono in zone a elevato e molto elevato rischio di frane, zone in cui sono presenti anche 47.721 edifici, 4.219 imprese e 637 beni culturali, anch’essi a rischio. Non è più confortante il dato riguardante i siciliani che vivono in zone soggette a rischio a causa di alluvioni perché sono oltre 130.000, pari a 51.293 famiglie, e, oltre a loro, sono a rischio 39.225 edifici, 9.490 imprese e 473 beni culturali. Il triste primato appartiene alla città metropolitana di Palermo che, con i suoi 34.379 abitanti che vivono in zone ad alto rischio idrogeologico e 57.847 abitanti che vivono in zone a rischio frane, guida la classifica dei territori siciliani “più pericolosi” in cui vivere.
Per capire quali siano le contromisure messe in atto per la mitigazione del rischio idrogeologico dalla Regione Siciliana, il QdS ha intervistato l’arch. Salvatore Lizzio, soggetto attuatore della struttura commissariale per il contrasto del dissesto idrogeologico nella Regione Siciliana, nominato lo scorso 18 marzo dal presidente Renato Schifani in sostituzione di Maurizio Croce, coinvolto in un’inchiesta giudiziaria e sospeso dalle funzioni.
Architetto, la Sicilia è tra le regioni italiane più esposte a eventi meteorologici estremi e, addirittura, al terzo posto per il rischio di mortalità che ne consegue. Qual è la situazione in Sicilia dal punto di vista idrogeologico?
“Occorre precisare che l’Italia nel suo complesso è un paese più a rischio di altri sul fronte del dissesto idrogeologico per le caratteristiche geologiche, morfologiche e idrografiche del suo territorio: quasi il 94% dei comuni italiani è a rischio frane, alluvioni ed erosione costiera. Un territorio vulnerabile che necessita, proprio per questo, d’ingenti investimenti per la sua messa in sicurezza. L’ultimo rapporto Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sul dissesto idrogeologico in Italia, offre una fotografia dettagliata sul livello di rischio e di pericolosità per frane, alluvioni ed erosione costiera. La nostra regione ha molti punti di fragilità dal punto di vista del dissesto idrogeologico ma la Struttura commissariale guidata dal governatore Renato Schifani si è distinta per l’efficacia della sua azione di contrasto che la vede al primo posto per somme finanziate, con numeri rilevanti per quello che riguarda le gare espletate, le aggiudicazioni effettuate e altri parametri. L’attività di programmazione degli interventi ci consente di razionalizzare risorse e individuare criticità ed emergenze. Proseguiremo in questa direzione, puntando proprio sulla prevenzione e sull’attività di pianificazione”.
Il “Piano di gestione del Distretto idrografico della Sicilia”, nel suo 3° ciclo di pianificazione relativo agli anni 2021-2027, si pone il raggiungimento degli obiettivi di qualità per tutto il distretto entro il 2027. Il traguardo si avvicina. Siamo sulla buona strada?
“Questo Ufficio del Commissario per il contrasto al dissesto idrogeologico per la Sicilia lavora da sempre in sinergia con l’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico regionale e di fatto si pone come interlocutore privilegiato nella realizzazione di interventi di recupero della rete delle aste fluviali della regione, molto lavoro è stato fatto in questi anni e molto lavoro è stato programmato per gli anni a venire, basti pensare che entro il 2027 si eseguiranno interventi per più di 200 milioni di euro”.
Mentre in tutta Italia le nuove disposizioni introdotte dal primo gennaio dal nuovo codice dei contratti pubblici stanno rallentando l’attività delle grandi stazioni appaltanti, la Regione Siciliana, con la Struttura per il contrasto al dissesto idrogeologico, sembra aver trovato la strada che le permetterà di non entrare in una fase di stallo. Qual è la situazione dei bandi attivi? Ce ne solto altri in programma?
“Da questo punto di vista, grazie alla professionalità acquisita da tempo dalla struttura Commissariale, l’entrata in vigore del nuovo codice non ha portato rallentamenti di nessun genere. L’Ufficio, infatti, ha acquisito caratteristiche di Stazione Appaltante qualificata, gestisce l’intero processo dei contratti di opere pubbliche in maniera informatizzata ed è attrezzato per la interconnessione con le piattaforme nazionali di gestione dei processi relativi alle opere pubbliche. L’Ufficio gare e appalti della Struttura non ha mai subito nessuna fase di stallo per effetto dell’introduzione delle nuove procedure previste dall’Anac, entrate in vigore dal primo gennaio di quest’anno. Il nuovo codice dei contratti pubblici e la normativa di riferimento sono stati gestiti in modo puntuale ed efficace. Ne è una riprova il fatto che siano stati pubblicati dei bandi grazie alla piattaforma telematica a pochi giorni dal varo della nuova normativa, nel pieno rispetto dei parametri introdotti in tema di digitalizzazione. La Regione Siciliana con la Struttura commissariale, di fatto, è stata tra le prime in Italia a pubblicare bandi con il nuovo sistema. In questa fase stiamo pubblicando le ultime procedure di gara previste dalla precedente programmazione e, subito dopo l’approvazione della nuova programmazione da parte della Corte dei Conti, continueremo con il nuovo plafond di risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione in modo da procedere alla pubblicazione e definizione di nuove gare”.
In Sicilia è sotto osservazione anche l’erosione costiera, che minaccia in maniera sempre più allarmante decine di comuni del litorale. I dati di Ispra stimano che siano 139 i chilometri in cui il mare avanza a discapito di spiagge e litorali, quasi il 10% del totale. Quali sono gli interventi in programma?
“Il fenomeno dell’erosione costiera, il cui contrasto è di competenza dell’Assessorato regionale dell’ambiente e per il quale vale la stretta collaborazione già illustrata per l’Autorità di bacino, ha fatto registrare negli ultimi decenni una crescita sensibile e questo ha richiesto un impegno maggiore da parte della Struttura per contrastarlo nel migliore dei modi. Questo Ufficio ha dotato la Regione Siciliana di uno studio complesso e completo che ha coinvolto i quattro Atenei Siciliani i cui dati possono essere posti alla base di interventi organici e sistematici riguardanti l’intero periplo delle coste Siciliane. Il fenomeno è veramente aggressivo i dati ci dicono che la percentuale di arretramento della linea di costa a livello nazionale è del 17,9 per cento. Aumentano i litorali instabili e la costa in erosione supera quella in avanzamento. La Sicilia (139 km), insieme alla Calabria (161 km), registra il valore più alto di costa in erosione. Seguono l Sardegna (116 km) e la Puglia (95). La programmazione delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione testimonia un impegno importante della Regione sul fronte del contrasto all’erosione costiera, seppure sono ancora necessarie ingenti risorse economiche. Il fenomeno, infatti, incide nella nostra Isola non solo per quanto attiene la salvaguardia della pubblica incolumità e del patrimonio naturalistico ed edilizio, ma anche sotto l’aspetto della fruizione in sicurezza di aree vocate al comparto del turismo balneare tanto importante per l’economia siciliana”.
Lo scorso aprile lei aveva indicato la programmazione di un intervento di 860 milioni di euro. L’accordo per il Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) 2021-2027, siglato lo scorso 27 maggio a Palermo, tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la Presidenza della Regione Siciliana, ha previsto interventi per il contrasto al dissesto idrogeologico e all’erosione costiera con uno stanziamento di circa 700 milioni…
“Le previsioni, come vede, sono state mantenute, infatti, alle risorse Fsc destinati al dissesto idrogeologico pari a 650 milioni di euro vanno aggiunti 50 milioni destinati alla erosione costiera e 160 milioni di interventi confermati sulle programmazioni passate a cui si aggiungeranno altri 77 milioni programmate con il Mase per l’anno 2024”.
In Sicilia rischiano di sparire oltre 800 chilometri di litorale
PALERMO – “Eppur si muove”. Parliamo, ovviamente, del mare che, giorno dopo giorno, anche a seguito dei cambiamenti climatici in atto, si sta riappropriando di quanto, in passato, era territorio coperto dalle acque. Si stima difatti che la Terra dei primordi fosse un’immensa distesa d’acqua, completamente “piatta”, un vero e proprio “waterworld” con poche e sporadiche cime vulcaniche. Ovviamente non abbiamo ancora raggiunto i livelli di 4 miliardi di anni fa ma l’erosione costiera, giorno dopo giorno, sta restituendo spazio ai mari e agli oceani.
In Sicilia i dati riguardanti l’erosione costiera sono allarmanti in quanto si stima un arretramento medio delle spiagge di circa 7 metri negli ultimi 20 anni. A questo si aggiunge che, come rivelano alcune recenti indagini condotti da associazioni ambientaliste presenti sul territorio, oltre 800 chilometri su 1637 di litorale sono a rischio erosione. Oltre alla perdita delle spiagge, è necessario ricordare gli effetti collaterali più pericolosi creati dall’erosione costiera, ossia l’intrusione salina nelle falde acquifere e gli impatti delle inondazioni costiere. Il rischio che stiamo correndo è che, se in un futuro prossimo non ci saranno interventi mirati, tra venti anni tutti i lungomari della Sicilia saranno spariti, inghiottiti dalle mareggiate.
Secondo i dati di Ispra ben 644 comuni costieri italiani presentano alti tassi di erosione e sono 54 quelli che ad oggi hanno visto arretrare il loro tratto di costa di più del 50% dell’intero tratto di competenza mentre sono 22 i comuni che presentano un superamento compreso il 50% e il 60% della costa, 16 quelli tra 60% e 70%, 8 tra 70% e 80% e 7 tra 80% e 90%. Se il numero dei comuni interessati al fenomeno appare limitato, a fronte di un numero totale di 644 comuni costieri, va considerato che le percentuali riportate riguardano l’intera costa di ciascun comune, occupata anche da tratti che non sono spiagge e che non possono quindi andare in erosione, come i tratti di costa rocciosa, le foci fluviali e tutte le opere antropiche. Inoltre, le percentuali non mostrano un andamento “naturale” della dinamica costiera, ma a valle di tutte le opere di difesa costiera e dei ripascimenti effettuati.
Le coste costituiscono degli ambienti fisici estremamente dinamici, che risentono sia dei processi marini sia di terraferma, oltre che dell’interazione tra i cambiamenti della linea di costa e l’evoluzione dei fiumi e del territorio di tutto il retrostante bacino idrografico. Il livello medio globale del mare è aumentato di 20 ± 5 cm tra il 1901 e il 2018, con tassi crescenti negli ultimi due decenni. In particolare, la maggior parte delle coste europee ha subito un innalzamento del livello del mare, anche se a tassi differenziati. In molte aree costiere del Mediterraneo l’innalzamento relativo del livello del mare risulta localmente influenzato da processi di subsidenza nelle pianure costiere e/o da movimenti tettonici attivi.
I processi di subsidenza, cioè di abbassamento di porzioni più o meno ampie di terreno, sono dovuti al costipamento naturale di strati compressibili nel sottosuolo sotto l’azione dei carichi sovrastanti o anche all’attività dell’uomo di estrazione di sostanze fluide o solide dal sottosuolo, per es. acqua da falde freatiche oppure gas e/o petrolio, e infine anche a fenomeni geologici di natura tettonica o vulcanica. Purtroppo la consapevolezza dell’importanza naturalistica di questi ambienti è ancora poco diffusa, e che nella maggior parte dei casi, soprattutto nei siti a forte pressione turistica, le spiagge sono considerate e gestite come “substrati” utili solo per la collocazione di strutture turistico-balneari come chioschi, stabilimenti, aree attrezzate, oppure come aree da spianare e “ripulire” snaturando e danneggiando le aree costiere.
Particolarmente gravi, come segnalato da Legambiente Sicilia, sono gli interventi regolarmente realizzati con grossi mezzi meccanici per la cosiddetta “pulizia” delle spiagge, che provocano ingenti danni alle spiagge, alle dune sabbiose, con l’aumento dell’erosione costiera e la perdita di habitat di rilievo naturalistico, e alle specie della fauna che nidificano nelle spiagge.