Tangenti per la "dorsale digitale", in primo grado pene oltre quattro anni, ora assolti in appello - QdS

Tangenti per la “dorsale digitale”, in primo grado pene oltre quattro anni, ora assolti in appello

Tangenti per la “dorsale digitale”, in primo grado pene oltre quattro anni, ora assolti in appello

martedì 14 Luglio 2020

La Corte d’Appello di Palermo, prima sezione penale, presidente Pietro Pellegrino, consiglieri Mario Conte e Luisa Anna Cattina, ha assolto Dario Lo Bosco ex presidente di Rete ferroviaria italiana e due ex dirigenti del Corpo forestale della Regione siciliana, Salvatore Marranca e Giuseppe Quattrocchi, coinvolti in un’inchiesta su tangenti e favori.

In primo grado, col rito abbreviato, erano stati condannati per concussione e induzione indebita a promettere utilità.

A Lo Bosco erano stati inflitti 4 anni e 2 mesi e agli altri due indagati 4 anni e 6 mesi ciascuno. L’inchiesta ruotava attorno a due distinte vicende che vedono protagonista un imprenditore agrigentino.

Lo Bosco, difeso dagli avvocati, Gioacchino Sbacchi e Nino Gaziano, era stato accusato di avere ricevuto 58mila euro per spingere Rfi ad acquistare un sensore per il monitoraggio dell’usura delle carrozze ferroviarie affittate a terzi. Quattrocchi, difeso dall’avvocato Vincenzo Lo Re e Marranca, difesa da Maria Teresa Nascé invece, sempre secondo l’accusa, avrebbero ricevuto complessivamente circa 250 mila euro, il primo 149 mila euro e il secondo 90 mila euro.

I due in cambio avrebbero evitato intoppi nei lavori di ammodernamento della rete di radiocomunicazioni della Forestale che l’imprenditore si era aggiudicato, vincendo un appalto di 26 milioni bandito dal Corpo forestale, la cosiddetta “Dorsale digitale”.

Il titolare di una società di costruzioni, fu fermato, nel 2015, dalla polizia con una lista di nomi, con accanto delle cifre. Secondo l’accusa una sorta di libro mastro delle tangenti. L’imprenditore agrigentino ha collaborato con gli inquirenti e poi ha chiesto l’affidamento in prova ai servizi sociali, misura che estingue il reato. In questo modo è uscito dal processo che è stato celebrato in abbreviato.

I giudici della Corte d’appello, come si legge nel dispositivo oltre ad avere riformato la sentenza del Gup, e assolti i tre perché i fatti non sussistono, hanno anche revocato le pene accessorie nonché le confische disposte nei confronti degli imputati.

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